Dopo
l’intervento di Monti da Fazio mi faccio sempre la stessa domanda: cosa unisce
Napolitano e Monti? Perché si sostengono vicendevolmente nonostante abbiano
tradizioni e formazioni diametralmente opposte? Monti a metà dell’intervista con
Fabio Fazio rivolgendosi ai politici e alle camere - in riguardo alle riforme
strutturali - afferma: “vedete cosa stanno facendo?”
Lungi
dal giustificare le pressioni fiscali e gli interventi di emergenza attuati dal
governo, continuo comunque a chiedermi perché il Presidente della Repubblica e
il Capo del Governo si spalleggino in modo così evidente. Tutto si può dire di
Napolitano tranne che non possegga un vivissimo senso dello Stato, di certo può
esser discutibile nelle scelte e nei metodi a volte, ma è innegabile che lo
possegga. Altrettanto si può dire di Monti, che da economista poco si interessa
delle conseguenze sociali degli interventi del suo governo. E’ insito nella sua
formazione un approccio senza sentimenti e asettico. Da buon ragioniere l’unica
sua monomania e far tornare i conti.
Quindi
tanto diversi e tanto vicini entrambi rappresentano una “delusione” in termini
sociali, nessuno si sarebbe aspettato che Napolitano appoggiasse senza remore
un’ottusa austerità ai danni solo delle classi sociali più deboli, solo perché
fiscalmente più rintracciabili.
Tornado
alla frase di Monti a “Che tempo che fa”
un sospetto mi viene, ed è un sospetto che sentiamo sussurrare in giro
dappertutto: nei bar, nelle discussioni da salotto, nelle lamentele comuni dopo
un nuovo taglio o una nuova tassa: Monti
è stato chiamato per fare il lavoro sporco! Quello che i politici non avrebbero
mai fatto, un lavoro che è stato rimandato da vent’anni e che adesso ci costa
lacrime e sangue. Ovviamente Napolitano si è assunto la responsabilità storica
e politica di tutto questo… ma perché non vanno oltre? Perché la loro azione di
risanamento è rivolta solo ai cittadini e non anche alla casta e alla grande
imprenditoria? Quale ostacolo hanno in
comune Napolitano e Monti, un ostacolo che non permette loro di poter essere
finalmente equi nella distribuzione delle lacrime e del sangue? In fondo quando
due anime diverse si alleano è perché hanno un nemico in comune, sono le
circostanze le contingenze e le emergenze ad unirle non certo dai loro ideali
diversissimi. E qui la risposta flemmatica ma decisa di Monti a Fazio nei
riguardi della classe politica: “vede cosa stanno facendo?”
Cosa
unisce i due personaggi se non una classe politica totalmente estranea alla
realtà del paese? Ecco cosa mette insieme Atene e Sparta, Napolitano e Monti…
un Parlamento e un Senato oramai affrancati dal Paese, e insieme a questi tutte
gli organismi politici regionali e territoriali sparsi per lo stivale. La
classe politica è l’ostacolo comune di queste due cariche dello stato così
diverse per formazione, cultura e azione.
Assistiamo
quasi ipnotizzati e senza rendercene conto a litigi da adolescenti dei nostri politici - dell’una e dell’altra
parte – felici di scontrarsi su piccolezze ma sempre pronti coalizzarsi senza
eccezione di colori per questo o quel mantenimento o rafforzamento dei loro
privilegi. Facciamo solo un esempio: per la legge elettorale non c’è un’intesa –
figuriamoci una soluzione - neanche se scendessero dal cielo, ma c’è stata un’
unanimità per la famosa legge “mancia”: quella che permette ai parlamentari di
percepire la “diaria” anche se fanno l’80% di assenze nelle rispettive camere. Pensiamo
all’escamotage tutto parlamentare aggiunto, sempre al decreto legge sulla
stabilità, per garantire comunque ai consiglieri regionali i vitalizi. Sempre
parlando in termini regionali: la giunta regionale Lazio dimissionaria è riuscita
senza alcun problema a spartirsi quasi 60 milioni di euro, mentre i malati di
Sla hanno dovuto minacciare, e tutt’ora sono in allerta, lo sciopero della fame
per vedersi garantire il diritto essenziale all’assistenza sanitaria.
In
fondo la discrepanza creatasi, l’abisso che corre, tra la vita reale e quella
politica ha raggiunto picchi sconcertanti, quasi surreali. Ma nessuno riesce a
metter mano a tutto questo. Lo stesso Monti sembra impotente, quasi come se vi
fosse stato un patto tacito tra la casta che lo ha voluto e la sua azione di
governo, una cosa del tipo: “trova i soldi ovunque ma non toccare i nostri,
altrimenti ti renderemo la vita difficile.”
Ma
tutto questo non giustifica né cerca di difendere l’azione di questo governo a
senso unico. Perché anche se nell’ipotesi che Monti e Napolitano siano
impotenti nei confronti di una classe politica oramai irrecuperabile e distante
anni luce dal senso dello Stato, potremmo sempre imputar loro una viltà
politica che si traduce in una loro volontaria sottomissione a delle Camere
oramai delegittimate dalle loro stesse azioni. Nel loro essere impotenti
manifestano la poca volontà di affermare pubblicamente che sono ostaggi di un
potere legislativo inetto ma sempre pronto a coalizzarsi per difendere i propri
interessi e privilegi, soprattutto a discapito dei cittadini comuni. Quindi
Monti e Napolitano o in un modo o in un altro sono colpevoli: o sono colpevoli
perché non toccano i poteri forti per scelte personali e politiche o sono
colpevoli per omissione: perché pur sapendo di essere alla mercé di una
politica corrotta, autoreferenziale e indifferente non fanno nulla in
proposito.