Non si placa la diatriba tutta economica tra i Paesi
della comunità europea. Stasera il vecchio continente si riunirà per decidere
il prossimo bilancio settennale (2014-2020), l’ultimo non è che sia stato
rispettato né ha previsto – o quantomeno arginato - una crisi che ci portiamo dietro
oramai da 4 anni. “La riunione di Bilancio sarà lunga”, avverte Rompuy, “meglio
munirsi di qualche camicia in più”! Infatti le cose saranno tutt’altro che
facili visto il trattamento riservato alla Grecia solo la notte scorsa,
opportunamente sedato dalla Merkel che esclude un esonero del paese ellenico
dall’eurozona, anche se di soldi neanche a parlarne per adesso nonostante la Grecia abbia rispettato tutte
le richieste della Bce sino a disossarsi!
Gli eurottimisti dovranno placare molti
scetticismi: a partire da quello della Francia che desidera un maggiore impegno
sociale e di crescita dal basso – creando nuove opportunità di lavoro e
benessere collettivo. Ma un po’ tutti i 27 stanno cominciando a credere che ciò
che spendono, sia in termini economici che sociali, è nettamente superiore a ciò
che ottengono da Bruxelles
L’Italia è silenziosa! Il Bel Paese è il primo della
classe: non fa domande e fa sempre i compiti a casa. Nel nuovo accordo con le
parti sindacali il Governo Monti promette: se c’è più produttività abbasseremo
le tasse!... che è un po’ come dire a un torturato: “se parli non ti strappiamo
tutte e dieci le unghie… solo cinque!” Magra consolazione quando il problema -
dopo quello della pressione fiscale - è una capacità di acquisto ai minimi
storici, ed è difficile immaginare che un fantomatico aumento di produttività
corrisponda a una maggiore volontà di spesa… e, di conseguenza, ad una ripresa
effettiva dell’economia. Poi ci si stupisce se la Cgil non firma!
La nazione più indisciplinata dei ventisette
allievi della Comunità Europea è la selvaggia Gran Bretagna… da sempre scettica
e critica – non le si può dare tutti i torti. Sempre premurosa e guardinga,
Londra evita e critica pesantemente le manovre a sostegno dei paesi in difficoltà,
prendendone puntualmente le distanze - infatti non ha firmato il Fiscal Compact
- e pone spesso il suo veto sulle discipline di bilancio europeo. L' Inghilterra
serve poco all’Europa ma l’Europa serve ancora meno al Regno Unito, infatti
secondo un ultimo sondaggio il 56% dei britannici sarebbe favorevole all’uscita
del proprio paese dalla comunità europea oramai percepita come una zavorra ai
piedi della Germania. Con questi presupposti quello di stasera più che un
vertice sul bilancio sarà un summit sul futuro della Comunità Europea così come la
conosciamo: da quattro anni in crisi, economicamente disastrata e mai così divisa seppur nominalmente unita da
una moneta pronta a frantumarsi ad ogni piè sospintohttp://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE8AL01E20121122
Nessun commento:
Posta un commento