In Verità

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martedì 17 dicembre 2013

ENRICO, TI PREGO, NON LAVORARE TROPPO!


Non ci è dato sapere se Letta è il testimonial occulto delle Tre Marie ma una cosa è certa… non gli piace il pandoro!  Enrico ci spiazza sempre per la sua lungimiranza e le sue doti comunicative; come sa parlare lui a chi è arrivato al parossismo nessuno, solo Maria Antonietta!
Facciamo un sintetico riepilogo delle sue profezie: prima dichiara di aver tolto la tassa sulla casa, ma le cambia solo il nome un paio di volte infilandola letteralmente nella spazzatura - giusto per confondere le idee-, poi afferma che toglierà il finanziamento pubblico ai partiti, ma omette di dire che accadrà solo nel 2017, ed infine – questa figura mitologica metà cuor di leone e metà palle d’acciaio - rassicura tutti dicendo che la ripresa è a portata di mano, ma nel frattempo arriva la notizia che il nostro debito pubblico è arrivato a 2085 miliardi di euro, secondo solo a quello della Grecia (parliamo di un irrecuperabile pozzo senza fondo. Giusto per render l’idea ogni cittadino italiano ha un debito di circa 34 mila e 750 euro).
Letta, dunque, come mago non è un granché: avrà anche le palle d’acciaio ma quella di vetro l’ha rotta da un pezzo. Questa mal assortita Cassandra di palazzo non ne azzecca una neanche per sbaglio. Non può dire una cosa che subito i fatti lo smentiscono per ricordagli la sua completa e irrecuperabile inutilità! Ma lui, nonostante l’apparente stato di decomposizione avanzata, è immarcescibile. L’aruspice di Napolitano - dopo aver scuoiato e letto nelle interiora di Fassina - continua imperterrito a vaticinar minchiate… e alla fine ha voluto strafare! Il canonico oggi ha voluto addirittura “lungi mirare” sull’esecutivo dichiarando con la sua pacata boria: “Nonostante molti fuori da qui non ci credessero, abbiamo mangiato il panettone e se continuiamo a lavorare bene contiamo di mangiarlo anche il prossimo anno”.  Iniziamo col dire che Letta ha una sua personalissima e alienante concezione della realtà: infatti è d’uopo ricordare al reverendo che non è affatto vero che fuori dai palazzi la gente credeva che il governo non durasse... semplicemente lo sperava. Infatti se a febbraio, quando siamo andati alle urne, qualcuno ci avesse detto che ci sarebbe stato un governo “accozzaglia” guidato da Letta di certo avremmo assistito ad un espatrio di massa. Altresì va detto che il governo Letta non è spuntato dalle urne, bensì è nato esclusivamente dalla volontà di un Presidente della Repubblica - rieletto alla tenera età di 88 anni - in nome di una fantomatica emergenza. Quindi Letta è un Presidente del consiglio non designato, chiamato da Napolitano a traghettare “temporaneamente” il paese nell’abisso, però agisce e si comporta come se fosse stato eletto per acclamazione. Enrico ha tante doti – tutte ben nascoste – ma l’umiltà non è contemplata tra queste. 
Ma il passaggio della dichiarazione di Letta che più sconcerta è questo: “se continuiamo a lavorare bene…[…]” Ora, di grazia, tutti noi gradiremmo sapere quando sono cominciati i lavori. Siamo sinceramente stupiti che una notizia del genere sia passata in sordina! Forse eravamo distratti e ci siamo persi l’inaugurazione di questo cantiere che viaggia spedito. A ben vedere il recentissimo passato ci dice tutt’altro: innanzitutto per sette mesi le larghe intese sono state tenute letteralmente in ostaggio da un condannato in cassazione; e mentre Berlusconi ricattava tutti per avere un salvacondotto politico abbiamo assistito a due crisi, ad umilianti e vergognose interrogazioni parlamentari per l’operato prima del ministro degli interni sul caso Shalabayeva e in seguito per quello della guardasigilli Cancellieri sul caso Ligresti. C’è stato  l’aumento delle imposte sui prodotti di monopolio, sui carburanti, ed infine quello dell’iva di un punto percentuale. E’ stato varato prima un decreto del fare (caduto per magia nel dimenticatoio) e poi una legge di stabilità destinata a far stagnare definitivamente il paese nella recessione. E alla fin della fiera – a condire il tutto – siamo stati testimoni della delegittimazione delle ultime tre legislature con una sentenza della Corte Costituzionale e del tracollo definitivo della nostra economia.

A questo punto urge fare un accorato appello al nostro “amatissimo e preparatissimo” presidente del Consiglio: Caro Letta, potrebbe per cortesia lavorare “così bene” un po’ meno e mangiare il panettone a casa il giorno di Natale come tutti e non il 17 dicembre in conferenza stampa?     

lunedì 16 dicembre 2013

TROPPI PICCIONI PER UNA “FAVA”.


Ieri Renzi ha lanciato la sua proposta a Grillo che in sintesi suona più o meno così: Caro smadonnatore, il mio partito rinuncia ai suoi finanziamenti per il 2014 se ti “concedi” per questa serie di riforme: la legge elettorale, la trasformazione del senato in camera delle regioni e l’abolizione delle province (il giovanotto ha precoci problemi di memoria, ha dimenticato di esser stato per anni presidente della provincia di Firenze). Ma non pago Matteo alza la posta sul tavolo, si è voluto proprio svenare: alla già vantaggiosa offerta aggiunge un patto alla tedesca (il marchio teutonico è da sempre sinonimo di qualità) per le unioni civili, lo “ius soli”, il lavoro e la scuola. Se Grillo se la tira ancora un po’ il segretario è disposto a rovinarsi! Se non gli arrivano telefonate al numero in sovraimpressione aggiungerà un regalo a scelta tra uno smartphone, un tablet dual sim e una batteria di pentole acciaio inox per una cottura sana e “risparmiosa”.
Renzi nella sua televendita si è detto quindi disposto a rinunciare a 40 milioni di euro che ancora non ha - e che non dovrebbe mai avere - senza rinunciare a quelli già riscossi.  E’ proprio vero che tutti siamo signori col grano degli altri (giusto per la cronaca, gli altri saremmo noi). Ma è giusto così; si sa che i soldi non hanno colore politico! Ci facciamo stordire durante le campagne elettorali per scegliere questa o quella sanguisuga ma il gettone dopo l’1 % lo prendono tutti. Il finanziamento ai partiti (anche se abrogato da vent’anni) è sempre un salutare e benvenuto evergreen: è pulito, trasversale, neutrale ed incolore; a pensarci bene è una delle poche cose democraticamente ben distribuite in questo paese!
Ma Renzi va oltre tutto questo, lui guarda in alto e fa diventare qualcosa che detiene illegalmente merce di scambio. Con la sua “ultima offerta” chiede a Grillo di sotterrare il “Casaleggio di guerra” per fumare un bel “Pannella” di pace insieme!
Il Grillo bipolare non tarda a rispondere sterilmente - in perfetto stile “Bersani streaming” - e stamani rimanda l’offerta al mittente dal suo blog! Il semplice portavoce è invaso da troppo livore, quando sente queste cose il sangue comincia a pompare a mille ovunque e ci esce molestamente fuori di cotenna!
Cosa sarebbe costato accettare già solo per mettere in difficoltà il neo segretario della Dc? Renzi ha giocato una mano sospetta e lo smadonnatore non ha voluto vedere se bluffava! Ci sono ottime probabilità che l’omino di paglia si aspettasse un rifiuto e per questo è andato sul sicuro quando si è giocato il piatto dei rimborsi.
Immaginiamo ora cosa accadrebbe nel secolarizzato e strafinanziato Pd se Grillo accettasse la provocazione del televenditore. Di certo nella sede del partito assisteremmo ad una festa faraonica: posseduti dal giubilo tutti i piddini si metterebbero in fila per imbastire un trenino umano a 101 vagoni con D’Alema come “indiscussa” locomotiva, farebbero scorrere fiumi di spumante nazionale sulle forme sinuose della sensuale coppia Bindi-Finocchiaro (chi resisterebbe?), Veltroni prenderebbe appunti per un nuovo libro sul New Deal della Juventus e Franceschini si taglierebbe la barba perché finalmente non ha più bisogno di mimetizzarsi da nostalgico comunista. Solo Fassino resterebbe identico…  non ha colpe se la sua espressione è perennemente impostata in modalità “Quaresima!” Andrebbe certamente così…, è troppo facile prevederlo, perché è proprio quello che tutti noi faremmo se perdessimo 40 milioni di euro di botto! 
Grillo, dunque, ha preferito ancora una volta “non far niente”. Da pessimo giocatore non azzarda e, per quanto sbraiti, resta un paradossale, quanto efficace, strumento di garanzia dello status quo. Resta lì, nel suo virtuale angolino stilita,  invasato dalla sua nevrotica immobilità, a far più morti in casa che rivoluzioni in piazza. Urla, denuncia, alza barricate di parole senza ottenere mai nulla, se non copiose e fallimentari defezioni interne. Se Renzi è il vecchio liftato che avanza, Grillo è il nuovo che non è mai nato. Grillo è l’inutile molesto! “Il semplice portavoce” ha rafforzato ancora una volta ciò che dice di osteggiare: rifiutando quella proposta ha permesso a Renzi di macinar consensi alle sue spalle, ora il segretario del pd potrà accusarlo apertamente di non aver accettato un patto per il bene paese scaricando su di lui tutte le responsabilità. Con una sola mossa Renzi non solo si tiene i rimborsi ma veste anche i panni del pacificatore nazionale! Non poteva andargli meglio! Grazie Beppe, se non ci fossi la politica italiana dovrebbe inventarti … !      

venerdì 13 dicembre 2013

L’ITALIA AL TEMPO DELLA COTENNA



“Après moi la revolution” tuona Berlusconi da una radio francese e subito dalle banlieu di Arcore si accendono i primi happy hour di protesta. Dopo l’esortazione via etere del pregiudicato anarchico - in esilio per tre quarti d’ora buoni - Villa Grazioli ora è stabilmente occupata e circondata da un cordolo di marciapiede!  Ma stavolta è diverso… si vede a occhio nudo che quello è un deserto carico di tensione pronta ad esplodere.    
Nel suo studio Apicella sta riadattando la Marsigliese mentre tutte le donne del rivoluzionario cuciono bandiere di protesta con i loro perizoma! “Se sarò arrestato ci sarà la rivoluzione… ma se sarò internato mi becco anche l’accompagnamento!”, precisa questo orgoglio nazionale sempre pronto a farci fare una  figura di merda ovunque si trovi!
Immaginare che Berlusconi potesse ancora offrirci impagabili “chicche” di ridicolo (ha fatto già così tanto per noi) era un esercizio d’immaginazione troppo arduo per noi comuni mortali… ma Silvio è “no limits”! Riesce sempre a superarsi con una nonchalance invidiabile! A lui bastano una defibrillata alle gonadi e un cortocircuito del lobo frontale… e Baam! La minchiata spunta per magia come un sondaggio di Mannheimer a “Porta a Porta!”
Già i nostri boriosi cugini d’oltralpe non hanno di noi una stima eccezionale, poi ci si mette pure un pregiudicato sotto il delirante effetto di un mix letale di Viagra e Cialis è il danno è fatto! Adesso i francesi non ci cagheranno di striscio neanche se spargiamo in giro la voce che la “Linea Maginot”  fallì perché fu subappaltata a dei muratori bergamaschi ubriachi! Siamo senza scampo! E questa volta non abbiamo neanche un eroico Bartali che ci restituisca l’orgoglio nazionale!
Berlusconi inizia a sentire il vuoto attorno, e la solitudine è una brutta bestia! Dopo le sue parole persino Dudu ha deciso di chiedere asilo alla Brambilla - dopo aver a lungo meditato di abbandonare la De Pascale con un Calippo lungo il cavalcavia di Rogoreto. Il decaduto non ha più alternative… deve trovare nuovi amichetti.
Così il mesto Silvio decide d’attaccar bottone con gente nuova appoggiando il movimento dei forconi: ma i manifestanti sono così noiosi… pensano solo a urlare e protestare! Niente figa o festini in maschera; e le studentesse sono tutte fricchettone! Nessuna vuole fare la velina o il ministro! Poi sono organizzati così male: i loro cartelli sono scritti a mano e non c’è neanche un chiosco di Briatore ai lati della strada! E come se non bastasse nessuno è disposto a gridare “Menomale che Sivlio c’è mentre lui benedice la folla!” Siamo onesti, questi nuovi amici non fanno per lui. Il pregiudicato sta agli scioperi come Giovanardi sta al Gay Pride!     
Ma Silvio non si arrende facilmente! Il nostro eroe “tutta macchia” è tenace. E’ ostinato almeno nella stessa misura in cui è perennemente ingrifato. Così, fallito il party coi forconi, il cavaliere ha iniziato a strizzare l’occhio con l’uveite ai Grillini cominciando ad appoggiare le mozioni dei pentastellati in parlamento. Ora Brunetta usa la scaletta per votare come il narcolettico Crimi, la Santanché si fa tastare le protesi dalla Lombardi e la Biancofiore comincia a fare gli occhi dolci a Roberto Fico per un’ospitata a Uno Mattina!

Chi l’avrebbe mai detto che saremmo arrivati a questo punto? Essere ridicoli è umano ma “perseverare è Berlusconi”!     

QUEST’ANNO SULL’ALBERO PALLE D’ACCIAIO!


Stamani Letta si sveglia dal lato giusto, accende il tablet d’ordinanza e annuncia con un tweet che per decreto, in consiglio dei ministri, avrebbe abolito in mattinata il finanziamento pubblico ai partiti. Detto fatto! “Oddio, bisogna sempre “vedere prima cammello”, non ci stupiremmo se i rimborsi elettorali verranno infilati in sordina nella tassa sui rifiuti, in una accisa sui carburanti, nelle spese dei comuni alla la voce “Politic Tax!” O se verranno “estinti” a data da destinarsi, più o meno quando Salvini imparerà ad usare il pollice opponibile!
Svolta epocale per il Governo di larghe intese, un’impresa titanica e senza precedenti “per uno stato feudale”! L’alacre e retto consiglio dei ministri è stato eroico: ha solo tolto quel finanziamento pubblico ai partiti che abrogammo con un referendum appena vent’anni fa!
A questo punto vediamo la genesi di questa “celere decisione” del canonico. L’abolizione dei rimborsi elettorali era rimasta dormiente al Senato da tempo immemore (si narra fosse custodita da secoli in Belgio da monaci trappisti mastri birrai troppo rincoglioniti dagli assaggi per ricordare dove fu segretamente riposta). Ad un certo punto la Corte Costituzionale dichiara illegittima la legge elettorale con la quale le ultime tre legislature hanno governato; ma dobbiamo ricordare che l’Alta Corte ha al vaglio altri interessanti esposti, tra i quali spicca proprio un ricorso per la mancata abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti dopo i quesiti referendari del 1993. Il nostro Governicchio delle “ristrette intese” mica può permettersi un’altra delegittimazione a causa di una truffa ventennale a danno della volontà popolare? Sarebbe un vero e proprio colpo di grazia per i nostri onesti rappresentanti. Quindi Letta ha pensato bene di mettersi con le spalle al sicuro per restare al suo posto e ne ha approfittato anche per agire di contropiede nei confronti di Renzi che gli sta col fiato sul collo. E  Renzi ha sempre il fiato “pesante” di parole!
Così il Governo si leva il dente: rinuncia ai finanziamenti pubblici (sottoforma di rimborsi elettorali) per continuare a sopravvivere. Meglio stringere la cinghia (si fa per dire) anziché andare a casa con la coda tra le gambe. Enrico ha fatto tintinnare le sue palle d’acciaio - in mancanza delle scarpette rosse, colore che odia - e dalla sera alla mattina si è garantito un altro semestre di sopravvivenza.
Non mancheranno immotivate e fantasiose attribuzioni di meriti per l’accaduto: possiamo star certi che Renzi dirà che questa decisione è stata presa grazie al suo miracoloso “avvento”, alla sua apparizione “stile Lourdes” sulla scena politica; allo stesso modo sentiremo Alfano attribuirsi il merito di tutto grazie alle ali liberali delle colombe di governo, e infine Grillo dichiarerà che la politica resta morta, anche se tenta di risollevarsi dalle proprie ceneri con contentini scontati mossi dallo spavento che i suoi giacobini pentastellati incutono nelle comatose e corrotte istituzioni! 
L’agguerrito Leone di stato è furbo, molto furbo, ma almeno – incalzato dalle circostanze – ha alleggerito le spese dello stato… che restano disastrose. Il canonico ha incassato un risultato positivo, e deve incassarne molti se non vuole esser soppiantato dall’arrivismo rampante del neosegretario del suo partito.

Ma c’è ancora un'altra eventualità da valutare, puramente teorica ma non campata in aria; un’ipotesi che può tranquillamente aggiungersi e convivere con le altre, e che consiste nelle pressioni di Re Giorgio! Il sovrano è stanco… già durante l’incoronazione affermò che avrebbe abdicato se le Camere non avessero messo mano alle riforme (cosa che poteva fare benissimo già il giorno dopo). Letta ha tirato la corda al massimo: ha glissato su tutto, ha stagnato finché ha potuto ma non poteva continuare così. Dopo una serie inverosimile di aumenti – dalle accise all’iva – e dopo aver rinominato tre volte la tassa sulla casa dichiarando di averla tolta (è sempre difficile dare i nomi), doveva darsi una mossa! Era costretto a far qualcosa per giustificare un minimo quell’ectoplasma che si ostina a chiamare governo. Mica poteva continuare a non fare una mazza per cinque anni? Le sue palle mica sono d’acciaio inossidabile? Sfrega e sfrega ma alla fine il “Brillacciaio” irrita e graffia i gioielli di famiglia, oltretutto lasciando l’alone!       

giovedì 12 dicembre 2013

LE MAGNIFICHE SORTI NEPOTISTICHE DI MATTEO


Per descrivere uno dei danni collaterali del porcellum dobbiamo partire da lontano: le liste bloccate previste dalla legge Calderoli – ora riconosciuta come incostituzionale - nel 2005 resero molto più facile una prassi consolidata della politica italiana, e cioè quella di piazzare parenti e amici nelle liste elettorali. Quando era in vigore il sistema proporzionale si doveva per forza agire sul territorio con metodi persuasivi più o meno leciti: dall’oneroso dispendio di risorse economiche per promuoversi sino ad arrivare a ricorrere alla criminalità organizzata che controllava un determinato territorio per imporre un nome piuttosto che un altro (genesi del famoso “voto di scambio). In pratica – in pieno stile “latifondo ottocentesco” – la politica la faceva solo chi se la poteva permettere e chi aveva amici tanto influenti quanto compromessi ai quali - una volta eletto – doveva render conto. Col Porcellum la solfa non è cambiata, è stata resa solo più snella e comoda: dal 2006 i partiti hanno potuto decidere tranquillamente a tavolino chi candidare e potevano stabilire alleanze e connivenze sul territorio senza andare in giro a prender freddo. Una vera figata! Inoltre - con le liste bloccate - le segreterie hanno anche abbattuto le spese, però - “stranamente” - i rimborsi elettorali hanno continuato a lievitare negli anni nonostante un referendum che abolì nel 93’ i finanziamenti pubblici ai partiti. Il porcellum era una manna trasudata dalle ghiandole sudoripare di Calderoli! Rendeva facile tutto e si intascavano rimborsi a pioggia!
Il porcellum non era bello – visto anche il suo primo firmatario – ma era facile e redditizio, e per quanto venisse condannato da tutti restava un prezioso patrimonio dei partiti, un allegro bancomat istituzionale!   
Anche l’innovativo Renzi non è rimasto indifferente al pernicioso fascino del porcellum e - prima che la legge venisse dichiarata dalla Consulta incostituzionale - non ha lesinato nello stilare liste chilometriche di candidati al consiglio del Pd, allettandoli ovviamente con la promessa di candidarli alle prossime elezioni. Tra questi non mancano figli d’arte ed esempi di nepotismo territoriale; ne ricordiamo solo due campani giusto per rendere l’idea. Il primo è Piero de Luca, figlio del sindaco di Salerno, nonché viceministro alle infrastrutture – quello che “sballa con Lupi”. Vincenzo de Luca mantiene da mesi “illegalmente” sia la carica di viceministro che di sindaco (come Renzi è sindaco di Firenze e Segretario del Pd); ma come se non bastasse ci sono ottime probabilità che il “colorito” Vincenzo si candidi alle regionali ed insieme ad altri sette consiglieri comunali è inscritto nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Salerno per  abuso di ufficio, falso in atto pubblico e altre ipotesi di reato. L’altro consigliere Renzi è andato addirittura a pescarlo tra le macerie “sempre calde e gravide” della Prima Repubblica; infatti il “nuovo che avanza” ha proposto come consigliere del Pd Federico Conte, figlio del craxiano Carmelo Conte, ex sottosegretario alla presidenza del consiglio (con delega alla Cassa del Mezzogiorno) nel 1980 e ministro per le Aree Urbane dal 1989 al 1993. Un’inossidabile cariatide campana, indagata nel 1994 per concorso esterno in associazione mafiosa, nel 97’ per  illeciti nella “ricostruzione” dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980 e condannata in primo grado nel 2011 a quattro anni e dieci mesi di reclusione con interdizione dai pubblici uffici per aver avuto rapporti con la camorra. Le vicende giudiziarie di “Carmel senza paur” si concludono nel dicembre del 2011 quando, difeso dal figlio Federico (allievo del futuro ministro Severino), è stato assolto in appello dalle accuse di associazione mafiosa.  
Ma siamo fiduciosi, non è scritto da nessuna parte che le colpe dei padri ricadono sui figli e Renzi ha sicuramente deciso di inserire questi “figli di” nelle sue “innovative liste” in piena libertà e con cognizione di causa; il rivoluzionario neo segretario del Pd non ha certo valutato quei nomi in base ad un possibile compromesso “elettorale” con le realtà territoriali a lui vicine! Cerchiamo di non esser maligni! Non dobbiamo pensar male, sarà di certo un caso. Peccato che la “Corte Costituzionale” bocciando il Porcellum ha rotto a Fonzie i candidati nel paniere! Non è un caso, infatti, che Renzi dopo la decisione della Consulta si è detto stupito! Ora tutti questi “figli di” sono difficili da piazzare! Ma il nuovo che avanza troverà un modo… non gli resteranno sul groppone.... altrimenti che “nuovo” è?    


mercoledì 11 dicembre 2013

ENRICO E “VECCHIE FORCHETTE”


Il governo incassa la fiducia sulla legge di Stabilità incurante di ciò che accade fuori. Tutto questo non sarebbe una novità – visto che non tenere in alcun conto delle reali esigenze del paese è una prassi consolidata per i nostri rappresentanti – se non fosse per il trascurabile particolare che in circa venti città presidi di protestanti stanno paralizzando il paese.  
Nel discorso per ottenere la fiducia Letta non si è limitato come sempre a “letteggiare”, infatti minacciato dall’imporsi di fonzie nel suo partito ha iniziato addirittura a “renzeggiare”. Ha anche tentato di aggiustare l’Ipod di Alfano con un cazzotto, ma – purtroppo per il vice premier - non era un Juke Box! Le parole del presidente del consiglio non sono state avare di dozzinale retorica senza senso. Letta non ha lesinato nel descriversi come un martire della legalità e del progresso che ha tutti contro, dalla piazza all’informazione passando per i pentastellati: questo infaticabile Sisifo di Stato si è definito un lottatore  disposto a combattere “come un leone” per una ripresa (dice lui) che è “a portata di mano” e ha chiesto la fiducia alla Camera in nome di un “nuovo inizio” per il paese.
Questo sacerdote della Nuova Era non aveva in fondo tutta questa necessità di buttarla sul drammatico, la fiducia era quasi certa, ma il copione che si era scritto lo faceva tanto “padre della patria…” e ha voluto tentare il colpaccio della sceneggiata. Però il “presidentello” non ha fatto i conti con l’inesorabile realtà, realtà che puntualmente nega in modo patologico, e il suo discorso ha preso un’inevitabile piega tragicomica sfociando in una scontata caciara! A quel punto Letta, preso da un’incontenibile fregola istituzionale, ha iniziato a prendersela con Grillo e suoi, definendoli dei sobillatori antidemocratici e ha attaccato direttamente il pentastellato Nuti che aveva accusato il democratico Faraone di farsela con i pregiudicati dopo di che non si è capito più niente! Insulti, minacce, ladro qui, troia là… e una serie non ben precisata di “ti aspetto fuori” a condire il tutto.
Come al solito i grillini imboccano sempre le strade più impervie per le loro battaglie: c’era bisogno di scomodare la notizia di una cena tra un pregiudicato e Faraone per dire che ci sono connivenze sospette in politica? Ma se tutto il parlamento pullula di pregiudicati? Sembra stiano tutti lì… l’indulto non solo è stato già fatto ma ai detenuti gli è stato anche già trovato un “umile ma dignitoso” lavoro nella pubblica amministrazione: posto statale, stipendio adeguato, orario flessibile – anzi flebile -, rimborsi spese -anche per l’intimo-, ferie pagate, buoni pasto, contributi celeri ed eccedenti, auto aziendale e “nipotina di supporto” nelle trasferte! Certo, c’è l’annosa e logorante fatica di pigiare un bottoncino di tanto in tanto, ma a richiesta, questi braccianti dello stato,  hanno anche la cremina all’artiglio del diavolo per evitare l’artrosi alle loro manine sante. Se proprio vogliamo dirla tutta lo stesso governo di larghe intese si è fatto dettare l’agenda per mesi da un pregiudicato e per giunta assenteista; quindi quale grossa novità ci ha rivelato Nuti? E perché il canonico se l’è presa tanto se per sua stessa ammissione ha avuto per anni Andreotti in casa (anche sottoforma di icona da evocare con una messa nera), e se in coppia con lo zio ha bazzicato e governato alla luce del sole con un delinquente abituale? A meno che il boss Silvio non patisse di una fastidiosissima uveite.
Ma dopo tanto inutile scompiglio la legge di stabilità è stata comunque approvata ed ora il “movimento dei forconi” punta su Roma! Le istituzioni minimizzano sperando che l’inverno fermi i manifestanti, ma purtroppo per loro non marciano su Mosca, e questa volta sono incazzati di brutto! La macchina del fango, congiuntamente a quella della censura, tentano di porre un argine ad un fenomeno che si prospetta incontrollabile, ma fino a quando?   
A proteggere la nazione da questi “criminali anarchici senza pietà” ci pensa il nostro ministro degli Interni. Alfano, incurante della sua faccia, ha virilmente dichiarato: “non avremo remore nel reprimere i delinquenti!” Grande Alfano! Un vero maschio! Lui odia i delinquenti, quelli che strumentalizzano il disagio della gente per fini criminosi e illegali, e fa bene! Bravo! Ma una domanda sorge spontanea: perché non è stato così “maschio” quando doveva “reprimere” il delinquente Silvio? Stando ad una sentenza della cassazione anche il pregiudicato Berlusconi ha usato il disagio di tutti per fini illegali, anche il cavaliere ha sguazzato nella delinquenza come Paperone nella sua cassaforte! Cosa c’è di tanto differente? E’ vero, Berlusconi non ha messo a ferro e fuoco le città, si è solo limitato a rincoglionirle e a vampirizzarle fino all’osso per vent’anni con la connivenza di tutti. In effetti sono due cose diverse e purtroppo dobbiamo dar ragione al “meno maschio” Alfano. Berlusconi sarà anche un criminale ma è un professionista: ha saputo depistare lasciando false tracce e aveva pali e complici un po’ ovunque! Ha fatto un lavoro pulito bisogna dargliene atto! 

E proprio Berlusconi è la new entry nel movimento dei Forconi. Silvio si è dichiarato vicino ai manifestanti e vuole incontrarli. Quell’uomo è disposto a tutto per non uscire di scena, è incredibile! Ho visto malattie infettive fulminanti meno ostinate! Ma cosa aspettarci da chi è stato tutto? Se Berlusconi è stato casalinga, operaio, contadino, muratore, terremotato, palo da lap dance, suora, monaco, protettore di minorenni egizie e madre coraggio di certo sarà stato anche Forcone! 

PIOVONO GRILLO E RENZI SUL BAGNATO!



Beppe Grillo è di difficile e fantasiosa collocazione nella scala evolutiva; quando sbraita lo si può bene individuare tra gli Atelidi, a ben vedere ha proprio tutte le caratteristiche dell' Alouatta: la scimmia urlatrice è divertente e caciarona ma non affidabile, e per questo spesso molesta, rumorosa e per nulla adatta alla cattività (l’unica nota positiva). Altre volte è il perfetto Ewok (il simpatico orsacchiotto fantascientifico di Guerre Stellari: difatti infatti stringe facilmente amicizia con il fedele Chewbecca  Casaleggio).
Il colorito Leader dei Cinque Stelle non smette mai di “non stupirci”. Qualche giorno fa – posseduto dallo spirito di Silla - chiese ai suoi sostenitori i nomi dei giornalisti contro il movimento per stilare fantomatiche liste di proscrizione e ieri si “permette” d “inquinare” le proteste del “Movimento dei Forconi” chiedendo con una lettera aperta ai responsabili forze dell’ordine di “non difendere i politici” e di scendere in piazza con i manifestanti.
Cavalcare il “caos”, protetto dal caldo dei propri deliri, è tanto facile quanto tendenzioso, ma fomentare ancor più gli animi ha addirittura del criminale. A chi non piacerebbe che gli agenti si uniscano alle proteste? Quanto sarebbe significativo un gesto di questo tipo? Sarebbe un segnale forte e potente, in fondo le forze dell’ordine “nascono” principalmente per tutelare e proteggere il cittadino e non certo per far dar scorta alle cariche politiche, molte delle quali, lasciate “nude”, sarebbero esposte a fenomeni di  linciaggio. Grillo, come sempre, esaspera l’ovvio caricandolo di rancore ma per motivi ancora non del tutto chiari.
Prescindendo dalla gravità delle sue parole (meglio scrostare per capire cosa può esserci sotto), dovremmo innanzitutto chiederci il perché di tale dichiarazione. Perché un uomo che ha dato vita alla terza forza politica del paese (la prima se non contiamo  i partiti in coalizione e i premi di maggioranza) ha bisogno di alimentare odio e tensione sociale? Ma soprattutto: perché il leader di movimento che ha fatto della comunicazione al cittadino uno dei pilastri del suo consenso ora preferisce aizzare e “omette di comunicare”? Io mi sarei aspettato tutt’altro da Grillo; per esempio che sostenesse le manifestazioni con una controinformazione dettagliata, sparpagliando in giro i suoi e mostrando sul “santissimo e onnipotente web” i video e le immagini perniciosamente censurate dai media ufficiali, oppure intervistando i promotori e i leader delle manifestazioni che nessuno nomina.  Chi sono queste persone comuni che “più o meno” pacificamente stanno mobilitando un paese tragicamente dormiente? Perché non ascoltiamo le loro voci e in modo virale le diffondiamo? Ecco cosa mi sarei aspettato dal nostro Ewok incazzato nero!
A pensarci bene il suo comportamento è sediziosamente paradossale, quasi da quinta colonna: con le sue provocazioni Beppe sembra “cossighiano”: invece di far del bene ad un movimento che “esternamente” perora la sua stessa causa lo rende ancora più inviso a tutti esasperandolo. Lo stesso possiamo dire per l’attacco ai giornalisti: che la nostra informazione sia consensualmente palpeggiata dalla “longa mano” del potere politico è un “pornazzo” trito e ritrito – basta aprire qualsiasi quotidiano per indurci al conato istantaneo -, ma chiedere i nomi dei sedicenti “leccaculo” è una “fascistata”  controproducente. Insomma, ogniqualvolta Grillo rigurgita post da suo blog ottiene l’effetto opposto: il potere che vuole abbattere invece di incrinarsi si ringalluzzisce!, fa cerchio intorno a sé e si difende che è una bellezza. Grazie a lui la classe dirigente che ci divora “senza ritegno” diventa “per incanto” la vittima di un reazionario impazzito e ottiene addirittura la comprensione e il sostegno della maggioranza della gente. Il nostro stilita dello smadonnamento a oltranza ha la straordinaria capacità di “compattare e consolidare” questa classe politica: sembra quasi sia diventato parte attiva dell’apparato reazionario, il cui funzionamento è paragonabile a quello di un vaccino: il “Virus Beppe” in fondo non è altro che un preparato eterologo iniettato nell’organismo per permettere a quest’ultimo di produrre gli anticorpi necessari per restare in salute. Questa ipotesi non è da scartare, anche perché vi è solo un’altra alternativa, e cioè che Grillo è talmente incapace di comunicare come si deve da distruggere tutto quello a cui ha dato vita. Un “balengo” insomma!  
Se fosse vera la prima ipotesi (già solo per rispetto all’intelligenza – magnificamente celata – di Grillo), dovremmo preoccuparci non poco vedendo gli sviluppi della politica italiana. Infatti se da un lato il potente organismo della stagnazione perenne si difende vaccinandosi con il preparato Grillo, dall’altro realizza “in vitro” -e alla chetichella- la cura Renzi. Il nuovo segretario del Pd è ben visto da chi conta, è benvoluto dagli industriali, dalle banche, da gente come Squinzi e Marchionne;  in Italia chi ha potere vede Renzi come un’ottima alternativa ad un Berlusconi oramai compromesso e ad una destra allo sfascio. Il piacione piace a chi piace!, e non è poco perché da sempre - dalle nostre parti - il potere lo si progetta a tavolino!
Per i veri poteri era tempo di cambiare, le avverse circostanze lo richiedevano!  La vecchia e claudicante politica non poteva più garantire una sana e fruttuosa  connivenza, e visto che il progressismo si è suicidato senza dignità - ed ormai estinto non rappresenta più in alcun modo una minaccia - mentre la destra è miseramente deceduta, infettata da una vergognosa sifilide politica fatta di processi e sputtanamenti  di ogni genere, si è  pensato bene di rodare “nuove alleanze” per il prossimo futuro con un centro-sinistra annacquato a dovere dal qualunquismo demagogico di bassa lega del “Fonzie de’ noarti.”  
 Ma questa è solo una fantasia: un alienato esercizio d’immaginazione! E me ne scuso! Chi mai potrebbe pensare che il sistema di connivenza tra economia e politica si “auto-protegga” con un innalzamento delle proprie difese immunitarie attraverso il vaccino Grillo e, nel contempo, progetti prospettive radiose di incontrastato predominio dell’economia sulla politica grazie alla condiscendenza dell’omino di paglia Renzi?

Si vede ad occhio nudo che i due sono personalità potenti, destinate ad avere un ruolo nella storia prima del Paese e poi dell’umanità. Sono veri e propri fari della civiltà ed eroici difensori dei diritti… basta guardarli in faccia: Grillo è pacato e non violento, ama unire per dar vita a una coscienza collettiva sana, consapevole e duratura, una forza che contrasti la mala-politica con le armi della cultura e del diritto; Beppe non divide, non crea pericolose separazioni, per niente! E’ solo un Gandhi inalberato! E che dire di Renzi? Come non dargli credito e fiducia a prima vista? Ha quella faccia sveglia e pimpante che sprizza intelligenza da tutti i pori dilatati, un volto rassicurante e deciso – solo un po’ intaccato dal classico ebetismo delle valli che lo lascia spesso a bocca aperta per raccoglier un numero imprecisato di mosche per poi sputarle indiscriminatamente sottoforma di slogan dozzinali. Uno così non ha nessuno dietro che lo ha portato dove si trova. Si vede lontano un miglio che è spuntato sulla scena politica con le sue sole forze! Come un herpes!  No,  nessuno dei due ha nulla da invidiare ai grandi benefattori dell’umanità. Non si perdono certo in piccolezze e non aprono mai la bocca solo per sciorinare sterili ovvietà contraddette dai fatti. No, Grillo e Renzi non fanno – e non faranno mai - gli interessi di nessuno ma “agiscono e agiranno” solo per bene dei loro cittadini. Siamo in buone mani! Sono i fili che le muovono che mi preoccupano!      

martedì 10 dicembre 2013

COSI' GIOVANE E GIA' RENZI?



Renzi diventa segretario del Pd e dal lato dei sostenitori sembra che sia sbarcato in Normandia mentre da quello dei detrattori pare abbia occupato la Polonia. Da quando in qua diventare segretario del Partito Democratico equivale al possesso in contumacia del Paese? Ma soprattutto, da quando Fassino ha emozioni e quel minimo di energie necessarie per esternarle?
Dobbiamo farcene una ragione, Renzi – purtroppo – ha “meritatamente” vinto le primarie. I numeri sono dalla sua parte! E per quanto questa funesta vittoria fosse nell’aria - come le polveri sottili - ora ci viene propinata (sia nel bene che nel male) come un’epifania epocale. Il partito democratico - coerente come sempre - si diletta a manifestare gli umori più disparati: dal lutto inconsolabile all’entusiasmo immotivato i dissociati del carrozzone non si fanno mancare niente. Lerner – tiepido sostenitore dello “già” sciapo Cuperlo - dal suo blog se la  prende con D’Alema; è un leitmotiv per il giornalista… fa questo dai tempi della morte del suo criceto. Ma la teoria non regge, è troppo facile attribuire tutto alla “carogna politica” per eccellenza – e poi smettiamola una buona volta di dar sempre la colpa a cause esterne, a chi non è di sinistra, prendiamoci le nostre responsabilità!
Dalle pagine web di MicroMega, c’è anche chi autorevolmente dichiara  la fine della sinistra; anche in questo caso si attribuiscono “pericolosamente” a Renzi dei superpoteri che non ha. Siamo onesti, Matteo Renzi è un sopravvissuto alla nomination di un reality; più che un segretario è il tipico presentatore da festa di paese, quello che è capace di reggere - a furia di minchiate - tutte e tre le ore necessarie per eleggere “Miss Sagra della mela cotogna”. E’ un imbonitore da Guinness dei primati; se l’esperienza di segretario dovesse andargli male di certo avrà una luminosa carriera di ripiego davanti, sono sicuro che arriverà a presentare Sanremo solo per il gusto di spingere la Littizzetto dalla scalinata perché non ha votato per lui!
Premettendo che la sinistra in Italia si è anonimamente estinta nel secolo scorso, annullandosi vergognosamente tra le trame delle sciarpine di un inadeguato Occhetto, credo sia giunto il tempo di evitare sia inutili drammatizzazioni che fanatiche esaltazioni: negli ultimi vent’anni comportamenti del genere hanno prodotto fenomeni del calibro di Berlusconi e Grillo – senza contare le “tetre creature” che gravitano loro intorno. E’ mai possibile che il passato non insegni mai nulla?  Questa è gente a cui dovrebbero abbottonare le camice al contrario, e con rinforzi in cuoio - dopo una preventiva e salutare serie di scariche elettriche per tranquillizzarli - e non servitori dello stato!
Ora è il momento della novità, e ce la dobbiamo sorbire!  E’ stato presentato l’ultimo modello di casa Pd, anche se i designer e gli ingegneri non si sono poi sprecati tanto… un po’ come l’Arna o la Duna! Ma vista la “casa madre” cosa potevamo mai aspettarci?
A Renzi va però riconosciuta una tenacia berlusconiana; come il cavaliere anche lui rispecchia la tipica personalità da “rubinetto che perde”: i suoi logorroici sproloqui sono come quel tintinnio fastidioso e costante che si espande nel silenzio assoluto, e che, a lungo andare, assume le proporzioni di un terremoto! Credi che qualcuno ti stia trapanando i timpani con una trivella per trafori, poi ti alzi dal letto - preso da crisi isteriche sfocianti in bestemmie - e scopri che è solo un gocciolio irritante e niente più! Tanto rumore per nulla!
A bene vedere, quindi, Renzi non è proprio una novità, il modello in fondo è datato, lo stereo non si spegne mai ed inquina e consuma più di quanto la fabbrica dichiari, come accade sempre. A noi non resta altro che cercare di non farci affabulare dalla reclame, di evitare di comprare a scatola chiusa, visto anche l’ultimo pacco che ci è stato rifilato.  Il guaio è che da ieri la Duna Renzi è ufficialmente sul mercato e in tanti non vedono l’ora di farsi un giretto sul nuovo macinino della “reazione”. In troppi ci hanno investito e non pochi saranno stati i compromessi per costruirlo; speriamo solo che non duri vent’anni come l’ultima trappola arrugginita ancora in circolazione!          


sabato 7 dicembre 2013

NON SBUCCIATE LE PRIMARIE A MANI NUDE!



Domani è il “grande giorno”, il mondo è in trepidante attesa! Tutto il globo si fermerà per sapere chi sarà il prossimo segretario del Pd! Per Civati, Cuperlo e Renzi (rigorosamente in ordine alfabetico) è il momento della verità: chi si becca questa cambiale scoperta? E’ un grande passo per i “Tre Amigos” ma un’assoluta paralisi per il resto dell’umanità”. Ai miei tempi chi pagava pegno era quello che perdeva ma adesso è tutto diverso. Il mondo si è capovolto… però dal lato sbagliato! In un’Italia “plutonizzata” dalla fuliggine del ridicolo anche i topi lasciano orme profonde. I tre candidati sono chiamati perpetrare una illustre e blasonata tradizione, non dimentichiamo che hanno avuto predecessori del calibro di Veltroni, Franceschini, Bersani ed Epifani; il compito è quindi arduo! Come cambiano i tempi: nel XII secolo Bernardo si Chartres si definiva un nano sulle spalle dei Giganti ora è giunto il tempo della forfora sulle spalle dei puffi!    
Noi terremo di certo il fiato sospeso, è una promessa! Ansiosamente butteremo un occhio ai sondaggi e l’altro sulle lacrime “silviocomandate” della dottoressa Jo a Domenica Cinque: sarà la festa di tutti, e appena sapremo il nome del “prescelto” stapperemo senza parsimonia tutte le riserve di Nano ghiacciato che abbiamo in casa dal 1991!  Per tutti oramai la scelta del segretario del Pd ha del messianico: il favorito Renzi ha persino parafrasato il Papa buono chiedendo agli spettatori dei suoi spettacoli di tornare a casa e mettersi una mano sulla coscienza per un Italia che torni a sognare… “e se nel tornare verso le vostre dimore troverete un berlusconiano abbandonato dategli una carezza e la tessera del Pd e ditegli: questa è la carezza del “Fare” di Matteo e questa la tessera del suo partito! Non sei solo, vogliamo i voti di tutti”.  E purtroppo credo che accadrà! Quale miglior modo per i Berluscone’s di sabotare un già “sinistrato” Pd se non quello di votare come suo segretario la sua nemesi? E’ un piano perfetto! Così Renzi vincerà e appalterà le Feste dell’Unità al McDonald’s: “Compagno, compra anche tu un Big McMenu e in regalo riceverai un gadget Mediashopping (Visto in Tv)!” Il Fonzie degli Amici di Maria è furbo, sa che per lui è più facile intercettare consensi esterni anziché recuperare i tre milioni di voti persi durante le ultime elezioni. Non è che Renzi vuole i voti di tutti, non può avere quelli della sinistra, ecco come stanno le cose!
Civati invece è tutto: antigovernativo del “così così” e filoriformista cartesiano, rivoluzionario moderato (anarchico delle pause pranzo), antirenziano ma con lo stesso sarto, non germanocentrico anche se salva tutti i filosofi da Kant a Gadamer (con le dovute riserve si accetta anche Heiddeger), Marxiano ma non Marxista così come Gilson era Tommasiano ma non Tomista. Il candidato di mezzo “non vuole” avere le idee chiare, è simpatico ma con poca personalità, anzi ce l’ha!, ma per il timore di apparire come un radicale ha preferito risultare ridicolo! Insomma è fin troppo evidente che Civati non è Gramsci, ma neanche Fabio Volo… ed è tutto dire!      
Cuperlo invece è di un’altra epoca… e non solo anagraficamente. Ahinoi lui non comunica in tempo reale: è lento, è pacato fino ad innescare la nevrosi. Sembra un Fassino rianimato quel tanto per farci incazzare! A differenza degli altri due preferisce restare in silenzio anziché sparar stronzate, non inventa storielle e né mutua slogan ad effetto da biscotti della felicità andati a male; cita Woody Allen e Salvemini, ma non Flaiano e Longanesi. Più che a piacere punta a “non dispiacere”, e pur di non esporsi  è disposto a tutto, anche a ripiombare nell’assoluto anonimato da cui è signorilmente spuntato . Cuperlo è il classico borghese di sinistra con la puzza sotto il naso; un Veltroni riuscito male e sviluppatosi peggio, uno che parla bene a tutti di tutto ma che si guarda bene dal confondersi col volgo. Il candidato più tradizionale delle primarie è un piatto servito caldo a Renzi, è un blasé ovattato a cui piace riposare sul sicuro, e per questi motivi è il ritratto perfetto della sinistra italiana, quella che negli ultimi vent’anni ha vivacchiato alla bene e meglio sulle spalle del Berlusconismo ripetendosi di continuo che è meglio perdere con stile che vincere senza dignità.

Non siamo messi bene dunque, per nulla! E allora come partecipare a questa epocale festa delle primarie? Come accettare l’invito per questo evento senza precedenti? I benefici promessi sono nulli e le controindicazioni sono tante, e nella fretta hanno anche dimenticato di  darci il foglietto dove sono descritti gli effetti collaterali.  Non si possono stringer tante mani senza guanti! 

FIGLI DI UN NAPOLITANO MINORE!


Non si salva più nessuno! Sono tutti illegittimi: illegittimi gli ultimi quattro governi e tutte le loro leggi, illegittimo il nostro Presidente della Repubblica, l’unico eletto due volte - ironia della sorte -, ed è illegittima per due terzi la stessa Corte Costituzionale (perché eletta per un terzo dal parlamento in seduta comune e per un altro terzo “nominata” dal Presidente della Repubblica). In pratica siamo l’unico Paese democratico al mondo con tutte le istituzioni bastarde! Rispetto all’Italia persino la Corea del Nord sembra la Svezia!  Siamo all’anarchia dell’andato a male…  da due giorni abbiamo scoperto che siamo illegittimamente governati da almeno otto anni anche se presto scopriremo che per la proprietà delle “larghe intese” due “illegittimazioni” annullandosi fanno una “legalizzazione”. Prepariamoci a tutto perché possiamo star certi che assisteremo a tutte le più fantasiose e giustificatorie interpretazioni, alle più temerarie e assurde arrampicate sugli specchi. E’ facile intuire che si inventeranno di tutto perché il paradosso in cui ci troviamo lo permette. E già il nostro Presidente della Repubblica ha inaugurato la stagione del bizantinismo estremo dichiarando che le ultime elezioni sono legittime in quanto la Corte Costituzionale ha chiesto a questa legislatura di riformare la legge elettorale.
A questo punto bisognerebbe innanzitutto ricordare al nostro Presidente della Repubblica che egli è “esclusivamente” difensore e garante della Costituzione e non certo del governo in carica o della classe politica; sarebbe quindi più confacente alla sua carica difendere un po’ più l’operato dell’Alta Corte e molto meno l’inettitudine dell’attuale legislatura – ci guadagnerebbe anche in immagine. Altresì va detto che la Consulta non può agire ma solo esprimere un giudizio di merito, in questo caso su anomalie costituzionali, quindi non può certo entrare in modo drammatico a “gamba tesa” in una situazione già di per sé rovente e dichiarare che siamo in uno stato di totale anarchia rappresentativa perché da otto anni c’è una legge elettorale incostituzionale.

I giudici hanno agito con una cosa che si chiama “buon senso”, caratteristica ignota ai nostri rappresentanti e purtroppo sconosciuta anche al nostro Capo dello Stato, il quale ha abusato per l’ennesima volta della propria carica per legittimare impropriamente un esecutivo da lui voluto - e Dio solo sa il perché vistone l’operato! Napolitano cosa si aspettava? Che la Consulta dichiarasse palesemente le ultime tre legislature illegittime facendo piombare il paese ancora più nel caos? Che i giudici costituzionali abusassero - come ha fatto lui - del loro ruolo agendo direttamente? Se esiste una figura che può sciogliere e delegittimare una legislatura è proprio quella del Presidente della Repubblica, e con questa decisione della Corte ne avrebbe avute anche le motivazioni, ma Napolitano se ne è guardato bene da farlo… e con la sua dichiarazione ha furbescamente rimandato tutto al mittente, credendo così di azzerare tutto. Pia illusione quella di Napolitano, destinata a durar poco. Cosa accadrà, ad esempio, quando Berlusconi si dichiarerà non decaduto perché la legge Severino – essendo stata promulgata da un parlamento illegittimo -   non è valida? Certo, potranno rispondere a Berlusconi che lui stesso non è mai stato eletto legittimamente dal 2006, ma questo non vale solo per “Papi” ma per tutti gli eletti: vale per le leggi da loro promulgate, vale per tutte le loro decisioni, per tutti i loro privilegi, per i loro stipendi e per tutti i rimborsi elettorali gonfiati dei partiti (a proposito credo ci siano gli estremi per una denuncia a proposito), vale insomma per tutto quello che le istituzioni hanno fatto in questi ultimi otto anni. Tutti contro tutti! Tutti si potranno dare dell’illegittimo e dell’anticostituzionale. L’unica cosa positiva è che finalmente possiamo chiamarli bastardi istituzionali senza temere querela! Ma è una magra consolazione visto che il nostro Presidente preferisce lasciare le cose come stanno; in fondo lui è un sognatore, crede ancora nella “pacificazione nazionale”, nelle “un po’ meno larghe intese” che si ritrova, e non vuole capacitarsi di aver fallito. Il suo sogno è diventato un vero e proprio incubo. Cosa ancora deve accadere per far fare a tutti loro il tanto agognato passo indietro? Un’intera generazione politica è andata in cenere ma nessuno vuole accettarlo: hanno ancora la faccia tosta di insistere, persino quando sono stati  delegittimati si arrogano criminosamente il diritto di legittimarsi da soli… ce ne vuole di stomaco!  

giovedì 5 dicembre 2013

QUALCUNO SA SE LA COSTITUZIONE E’ RETROATTIVA?


In 300 minuti la Corte Costituzionale riunita in giunta è riuscita a fare quello che la politica non ha fatto in otto anni, e cioè dichiarare come incostituzionale il “Porcellum”. Prima di parlare di una decisione ovvia è doveroso ricordare – visto che tutti si guardano bene dal sottolinerarlo - che non è stata la nostra classe politica a porre il quesito di incostituzionalità nei confronti del porcellum: a presentare il caso alla Corte Costituzionale non è stata l’inclita sinistra, in realtà viziosa cortigiana dello strapotere di Berlusconi, non è stato il logorroico rottamatore Renzi, men che meno è stato il supereroe Letta – nome da battaglia “Ball of Steel” - e nemmeno il rivoluzionario sboccato Grillo, ma sono stati 27 semplici cittadini guidati da tre avvocati “Claudio Tani, Aldo Bozzi e Giuseppe Bozzi”. Un gruppo eterogeneo di “persone comuni” ha messo all’angolo un’intera classe politica interessatamente ancorata su una legge elettorale criminale e antidemocratica che - aldilà delle pubbliche condanne dei nostri ipocriti rappresentanti -  faceva comodo a tutti, nessuno escluso. Forse non ci rendiamo ancora conto del valore immenso di questo “particolare”, della portata storica e sociale di questo episodio. La battaglia di queste persone ha dato una sonora lezione di democrazia - in modo totalmente legale e senza l’inutile demagogia di bassa lega ai quali siamo abituati -  a tutto il paese, dimostrando che al cittadino sono garantiti tutti gli strumenti per esser “parte viva” e attiva nella vita delle istituzioni nonostante tutto. Ovviamente su tutto questo la nostra classe politica, coadiuvata dai suoi sediziosi organi di informazione,  glissa vergognosamente per non dar vita ad un “precedente” pericoloso, ma è accaduto ed è “cosa buona e giusta” sottolinearlo.
Cosa è incostituzionale nella Legge Calderoli (ribattezzata dal suo stesso primo firmatario “una porcata”)? Due sono gli elementi “non conformi”  per la Consulta: il premio di maggioranza e le liste bloccate, in pratica i due cardini di questo scempio. Con questa legge la coalizione che possiede una percentuale maggiore di preferenze alla camera ottiene un premio di maggioranza, premio però considerato spropositato  – basta uno scarto minimo per poter poi avere il controllo di tutta l’aula con un bonus di seggi ipertrofico. Questa soluzione falsa in modo significativo la volontà degli elettori in nome di una presunta governabilità: infatti il numero dei seggi assegnati “non corrisponde” assolutamente al voto espresso alle urne e di conseguenza “sofistica illegalmente” la reale espressione della volontà dei cittadini. Per il Senato – au contraire - tutto questo non accade. Per Palazzo Madama il premio di maggioranza è su base regionale, ma per il porcellum ci sono regioni di serie A, che ottengono un premio di maggioranza elevato, ed altre di serie B che ottengono un premio di maggioranza inferiore. Questo sistema  genera quindi una forte discriminazione tra i cittadini. Facendo un esempio: il peso di un elettore della Lombardia (regione popolosa) vale circa nove volte in più di un elettore della Basilicata (regione con una densità di popolazione inferiore). In pratica  il Porcellum non tiene in nessun conto dell’articolo 48 della Costituzione, secondo il quale “il voto è uguale per tutti i cittadini”.  Ora non bisogna pensare che il premio di maggioranza sia una soluzione negativa, tutt’altro! In paesi normali il premio di maggioranza esiste e funziona, ma non è architettato in questo modo criminoso. Nel caso Italia la legge elettorale stravolge totalmente due punti imprescindibili della nostra Costituzione: l’assoluta corrispondenza tra la volontà degli elettori e i loro rappresentanti e  l’eguaglianza dei cittadini davanti  al voto.
A peggiorare questo stato “già” pietoso del nostro sistema di voto arrivano in aiuto le liste bloccate: con questo stratagemma non sono i cittadini a scegliere i loro rappresentanti - attraverso il sistema delle preferenze - ma le sedi di partito. Nel chiuso dei loro interessi clientelistici i segretari di partito compilano liste “lunghissime” di parenti, di amici o di parenti di amici “degli amici” e ce le impongono al momento del voto. Noi non votiamo persone ma i simboli, poi le persone ce le mettono loro, così… sulla fiducia!  Anche in questo caso non dobbiamo condannare il metodo bensì la sua attuazione; sempre in paesi normali esistono le liste bloccate ma non sono chilometriche e stilate in base agli interessi che i potenti hanno nel piazzare questo o quel parente o “amico”, ma sono brevi e redatte sul principio della preferenza territoriale valutata in precedenza (detto in talleri: vediamo chi il cittadino voterebbe e mettiamolo in lista).
In base a questi fattori è facile evincere che il Porcellum è “palesemente” incostituzionale, ma bisogna anche sottolineare che è stato “criminosamente” spacciato per “maggioritario”. Facendola breve: questo sistema di voto non solo è alienante ma è addirittura una “truffa” bella e buona. Ci è stato presentato come una forma più diretta e democratica per scegliere i nostri rappresentanti quando in realtà non solo ci viene negata la possibilità di esprimere delle preferenze ma addirittura discrimina il valore del voto su base territoriale e stravolge i risultati delle elezioni con premi di maggioranza spropositati.
A questo punto non ci resta che valutare le conseguenze di tutto questo. Nel momento in cui il Porcellum è stato “definito” incostituzionale dall’Alta Corte sono da ritenersi “incostituzionali” anche tutte le legislature elette con questo sistema. Era incostituzionale la legislatura guidata da Prodi nel 2006, quella gestita dal Governo Berlusconi nel 2008 e quest’ultima “voluta da Napolitano” ma appaltata al chierico dalle biglie d’acciaio!  In pratica siamo stati governati illegalmente. E se proprio volessimo rigirare il coltello nella piaga dovremmo sottolineare che non solo tutte e tre queste legislature sono state incostituzionali ma – di riflesso - tutte le decisioni, le finanziarie e i disegni di legge approvati da queste ultime in otto anni di porcellum! La Corte Costituzionale non ha semplicemente messo in evidenza un’anomalia ma ha “letteralmente” delegittimato tutta la politica italiana dal 2005 ad oggi.
Ma la competenza della Corte Costituzionale si ferma qui. I giudici supremi possono solo valutare ed esprimere un giudizio ma non possono agire per modificare lo stato delle cose. Ora tocca alla politica dar vita a una nuova legge elettorale per non tornare al sistema di voto del 1992. E qui nasce un paradossale inghippo! Un parlamento eletto in modo incostituzionale dovrebbe dar vita a una nuova legge elettorale? Il futuro sistema di voto dovrebbe esser stilato da una torma di inetti, per giunta eletti illegalmente? E’ un po’ come chiedere a Cosa Nostra di fare una legge antimafia (eventualità non del tutto remota a dirla tutta). Sempre in un paese normale non ci sarebbero alternative: si tornerebbe drammaticamente alle urne con l’ultimo sistema di voto “costituzionale”; solo questo restituirebbe un minimo di dignità ad una sovranità da troppo tempo vituperata e violentata senza decenza. Ma possiamo star certi che non accadrà… non accadrà perché anche in questo caso non abbiamo una reale cognizione della gravità della decisione della Corte Costituzionale. Ora non solo Berlusconi si appellerà inutilmente ad una fantomatica “irretroattività” di una legge ma tutta la nostra classe dirigente! Ora tutti sono “decaduti” perché incostituzionali, anzi… mai legalmente legittimati. Aspettiamoci di tutto, anche che ci verranno a dire che la Costituzione non è “retroattiva”.       



martedì 3 dicembre 2013

LA DURA FATICA DELLO STATUS QUO!


I nostri politici sono sempre in attività, non si fermano mai, una volta sono in tv, un’altra all’estero, votano fino a notte fonda, siglano accordi importantissimi per la nostra nazione, promettono nuovamente un milione di posti di lavoro lanciando sputnik impazziti su indifesi cameraman incazzati,  perdono la voce a gridare alle folle ma “stringi” “stringi” in tutto questo caos da tratto intestinale irritato non trovano mai “puta caso” il tempo di mettere mano alla legge elettorale,  di ridurre seriamente le spese istituzionali o di sedare la Santanché!
Letta da quando ha incontrato Putin (primo esportatore di gas naturali nonché di “salutari e risolutorie” tisane al plutonio) ha iniziato “orgogliosamente a dare i numeri”: con la Russia ha firmato 21 accordi, ieri con Israele 12, tutti numeri che il nostro premierino di risulta consiglia caldamente di giocare alla Sisal, così ne approfitta per arricchirsi un altro po’. E siccome non ci facciamo mancare niente, ha iniziato a dar consigli anche la first lady del canonico, Gianna Fregonara, la quale vuole ridurre gli anni di scuola secondaria a quattro: così i ragazzi sono più felici perché studiano meno, ci adeguiamo alla media di frequenza mondiale e risparmiamo sulla scuola. Soluzione geniale, di un acume straordinario. E’ un po’ come combattere le malattie accoppando i pazienti: è certamente un metodo drastico ma di sicura efficacia. Ma la fedele prima donna ha omesso di sottolineare che il governo del maritino ha pensato bene - in linea con gli esecutivi precedenti - di affossare ancora di più la scuola pubblica stanziando ben mezzo miliardo di euro alle scuole private. Nel sentire questi deliri la mia più recondita speranza consiste nell’immaginare un domani utopico in cui Letta e signora si giocano come due disperati il vitalizio rubato dello zio in una slot  modificata ad arte dalle mafie in uno squallido e fumoso bar di periferia. E per fortuna che il cattolicissimo Enrico, per ispirarsi, segregò tutti i suoi ministri in un convento, non osiamo immaginare cosa sarebbe venuto fuori se li avesse portati a un “Bunga Bunga” ad Arcore!
Dal lato pseudo-rivoluzionario dello scempio Grillo non risparmia nessuno durante il suo tristemente ridimensionato Vaffaday! “Tutti a casa”, grida, ma in realtà temporeggia con insulti e smadonnamenti a 360 gradi. E’ cosa nota che prendersela con tutti equivale a non prendersela con nessuno… e non agire per adesso conviene: è molto più facile dichiararsi vittime arrabbiate ed impotenti di un sistema al collasso, sbraitando soluzioni improponibili, anziché mostrare un’assoluta inadeguatezza dinanzi ad una situazione oramai irrecuperabile. Grillo punta al monopolio esclusivo delle macerie e non al risanamento del paese – da buon italiano sa benissimo che ricostruire è più fruttuoso che ristrutturare, gli appalti sono più corposi. Napolitano, ad esempio, non è certo un santo, tantomeno si è mostrato lungimirante nell’accettare un secondo mandato di cui è tanto vittima quanto stratega, ma per il nostro ordinamento non è possibile proporre un impeachment; il nostro vetusto e deludente Capo dello Stato dovrebbe solo dimettersi dopo aver preso definitivamente coscienza d’aver  miseramente fallito mettendo questo paese in mano a dei sopravvissuti senza scrupoli. 

E per concludere non possiamo non sottolineare l’assoluta aleatorietà delle “cosiddette” forze riformatrici. L’entità Pd vive in un mondo a parte, neanche lì è capace di trovar requie. E’ talmente rimbambito da miserabili e patetiche lotte intestine da aver perso qualsiasi contatto con il dato reale. In Italia assistiamo al primo caso di schizofrenia politica: tutto cominciò da un banale caso di personalità multiple… quando un’accozzaglia eterogenea di mercenari democristiani e socialisti allo sbando pensò bene di ripulirsi la faccia inventando l’antiberlusconismo - anche se di sottecchi gli strizzava l’occhio compiaciuta e connivente -, ma nessuno avrebbe immaginato che alla fine dei giochi tutte queste “presenze” arrivassero al punto di assassinarsi a vicenda. “L’Alieno” Pd si fagocita da solo e male, digerendosi anche peggio; ed è meglio non sostare nelle immediate vicinanze quando si presenterà il “grande rigurgito finale”. Quanto lavoro e impegno richiede lo status quo! 

lunedì 2 dicembre 2013

COME COSTRUIRSI UN MATTEO RENZI DA SOLI!


Visto il perpetrarsi inesorabile della crisi, molti di noi cercano di risparmiare aguzzando l’ingegno: ci improvvisiamo di punto in bianco come dei vulcanici “Archimede Pitagorici” dell’abbisogna e, dopo aver opportunamente sniffato naftalina  fregata a Eta Beta, inventiamo qualche immensa cazzata anticrisi! I social network ne sono pieni: lampade diurne – quando non c’è bisogno di luce artificiale - fatte d’acqua e candeggina, sistemi di riscaldamento rivoluzionari ed economicissimi, con la sola e trascurabile pecca di non funzionare affatto, fuoribordo realizzati con bottiglie di plastica e chi più ne ha più ne metta. A questo punto, visto che ci riempiamo la vita di cose inutili, peraltro impegnando la nostra materia grigia in occupazioni superflue, perché non costruirsi un Matteo Renzi fatto in casa non scomodando così l’originale? In fondo non è così difficile; a guardarsi intorno i materiali di risulta per realizzarlo abbondano e sono di facile reperibilità. Ci basta una sinistra in perenne latitanza, una pseudo identità non classificata, per dirla in talleri quella forza politica che ha cambiato tanti di quei nomi in vent’anni da far vergognare un agente infiltrato del Kgb in piena guerra fredda, un governo ostinatamente concentrato sul nulla, una cosa che a rigor di logica non dovrebbe esistere ma che comunque  c’è… tipo un paradosso, le pietre di Ica, le zanzare, Gasparri!, ed infine un decaduto “fresco fresco” in disgrazia che lascia a tutti noi in eredità il tasto del populismo incastrato su “on”, tonnellate di demagogia spicciola e mediocre qualunquismo. Chi non può procurarsi queste materie prime per costruirsi il suo Matteo domestico? Abbiamo tutto a portata di mano. Certo, l’originale ha avuto il tempo di germogliare in questo ricchissimo humus per anni, ma a noi basta lasciarlo “all’umido” davanti alla tv durante Porta a Porta con delle fotografie fisse della Santanché che battibecca con Santoro per una settimana e avremo risultati sorprendenti! Inizieremo a raccogliere le prime soddisfazioni quando comincerà teneramente a pronunciare piccole frasi dal richiamo "velatamente" infrastrutturale, tipo “cambiatemi perché ho appena rottamato la pappa asfaltando il pannolino”, poi pian pianino inizierà a distinguere D’Alema da Veltroni e a piantar spilli sul pupazzo di Enrico Letta vestito da canonico che ha sempre nel box!  Lo vedremo crescere così velocemente da restarne stupefatti: dai primi calci a un pallone di spugna agli improvvisati comizi all’asilo, nei quali ascolteremo soddisfatti  i primi slogan mutuati dagli spot: “Se non rottami godi solo a metà, perché fare non è solo fare per fare. Ma non è proprio fare… è più voglia di qualcosa di buono!” “Matteo ti mette le ali” e “la morale è sempre quella, mai far governi con Mastella!”   

E così, al grido di “Renzi basta la parola”, potremo assistere all’evolversi  del politico in ogni suo aspetto, dalla storica e giovanile compravendita di vocali, alla latitanza in Palazzo Vecchio, fino alla calzante e puntuale sostituzione di Berlusconi nel ruolo di ricattatore di governi in nome dei propri interessi.