Visto il perpetrarsi
inesorabile della crisi, molti di noi cercano di risparmiare aguzzando
l’ingegno: ci improvvisiamo di punto in bianco come dei vulcanici “Archimede
Pitagorici” dell’abbisogna e, dopo aver opportunamente sniffato naftalina fregata a Eta Beta, inventiamo qualche
immensa cazzata anticrisi! I social network ne sono pieni: lampade diurne –
quando non c’è bisogno di luce artificiale - fatte d’acqua e candeggina,
sistemi di riscaldamento rivoluzionari ed economicissimi, con la sola e
trascurabile pecca di non funzionare affatto, fuoribordo realizzati con bottiglie
di plastica e chi più ne ha più ne metta. A questo punto, visto che ci
riempiamo la vita di cose inutili, peraltro impegnando la nostra materia grigia
in occupazioni superflue, perché non costruirsi un Matteo Renzi fatto in casa non
scomodando così l’originale? In fondo non è così difficile; a guardarsi
intorno i materiali di risulta per realizzarlo abbondano e sono di facile
reperibilità. Ci basta una sinistra in perenne latitanza, una pseudo identità
non classificata, per dirla in talleri quella forza politica che ha cambiato tanti
di quei nomi in vent’anni da far vergognare un agente infiltrato del Kgb in
piena guerra fredda, un governo ostinatamente concentrato sul nulla, una cosa
che a rigor di logica non dovrebbe esistere ma che comunque c’è… tipo un paradosso, le pietre di Ica, le
zanzare, Gasparri!, ed infine un decaduto “fresco fresco” in disgrazia che
lascia a tutti noi in eredità il tasto del populismo incastrato su “on”,
tonnellate di demagogia spicciola e mediocre qualunquismo. Chi non può procurarsi
queste materie prime per costruirsi il suo Matteo domestico? Abbiamo tutto a portata
di mano. Certo, l’originale ha avuto il tempo di germogliare in questo ricchissimo
humus per anni, ma a noi basta lasciarlo “all’umido” davanti alla tv durante Porta
a Porta con delle fotografie fisse della Santanché che battibecca con Santoro per
una settimana e avremo risultati sorprendenti! Inizieremo a raccogliere le prime
soddisfazioni quando comincerà teneramente a pronunciare piccole frasi dal richiamo "velatamente" infrastrutturale, tipo “cambiatemi perché ho appena rottamato la pappa asfaltando il pannolino”, poi pian pianino inizierà a distinguere D’Alema da Veltroni
e a piantar spilli sul pupazzo di Enrico Letta vestito da canonico che ha sempre
nel box! Lo vedremo crescere così velocemente
da restarne stupefatti: dai primi calci a un pallone di spugna agli improvvisati
comizi all’asilo, nei quali ascolteremo soddisfatti i primi slogan mutuati dagli spot: “Se non rottami
godi solo a metà, perché fare non è solo fare per fare. Ma non è proprio fare… è
più voglia di qualcosa di buono!” “Matteo ti mette le ali” e “la morale è sempre
quella, mai far governi con Mastella!”
E così, al grido di “Renzi
basta la parola”, potremo assistere all’evolversi del politico in ogni suo aspetto, dalla storica
e giovanile compravendita di vocali, alla latitanza in Palazzo Vecchio, fino alla
calzante e puntuale sostituzione di Berlusconi nel ruolo di ricattatore di governi
in nome dei propri interessi.
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