In 300 minuti la Corte
Costituzionale riunita in giunta è riuscita a fare quello che la politica non
ha fatto in otto anni, e cioè dichiarare come incostituzionale il “Porcellum”.
Prima di parlare di una decisione ovvia è doveroso ricordare – visto che tutti
si guardano bene dal sottolinerarlo - che non è stata la nostra classe politica
a porre il quesito di incostituzionalità nei confronti del porcellum: a
presentare il caso alla Corte Costituzionale non è stata l’inclita sinistra, in
realtà viziosa cortigiana dello strapotere di Berlusconi, non è stato il
logorroico rottamatore Renzi, men che meno è stato il supereroe Letta – nome da
battaglia “Ball of Steel” - e nemmeno il rivoluzionario sboccato Grillo, ma
sono stati 27 semplici cittadini guidati da tre avvocati “Claudio Tani, Aldo
Bozzi e Giuseppe Bozzi”. Un gruppo eterogeneo di “persone comuni” ha messo
all’angolo un’intera classe politica interessatamente ancorata su una legge
elettorale criminale e antidemocratica che - aldilà delle pubbliche condanne
dei nostri ipocriti rappresentanti - faceva comodo a tutti, nessuno escluso. Forse
non ci rendiamo ancora conto del valore immenso di questo “particolare”, della
portata storica e sociale di questo episodio. La battaglia di queste persone ha
dato una sonora lezione di democrazia - in modo totalmente legale e senza l’inutile
demagogia di bassa lega ai quali siamo abituati - a tutto il paese, dimostrando che al cittadino
sono garantiti tutti gli strumenti per esser “parte viva” e attiva nella vita
delle istituzioni nonostante tutto. Ovviamente su tutto questo la nostra classe
politica, coadiuvata dai suoi sediziosi organi di informazione, glissa vergognosamente per non dar vita ad un
“precedente” pericoloso, ma è accaduto ed è “cosa buona e giusta” sottolinearlo.
Cosa è incostituzionale
nella Legge Calderoli (ribattezzata dal suo stesso primo firmatario “una
porcata”)? Due sono gli elementi “non conformi”
per la Consulta: il premio di maggioranza e le liste bloccate, in
pratica i due cardini di questo scempio. Con questa legge la coalizione che
possiede una percentuale maggiore di preferenze alla camera ottiene un premio
di maggioranza, premio però considerato spropositato – basta uno scarto minimo per poter poi avere
il controllo di tutta l’aula con un bonus di seggi ipertrofico. Questa
soluzione falsa in modo significativo la volontà degli elettori in nome di una
presunta governabilità: infatti il numero dei seggi assegnati “non corrisponde”
assolutamente al voto espresso alle urne e di conseguenza “sofistica
illegalmente” la reale espressione della volontà dei cittadini. Per il Senato –
au contraire - tutto questo non accade. Per Palazzo Madama il premio di
maggioranza è su base regionale, ma per il porcellum ci sono regioni di serie A,
che ottengono un premio di maggioranza elevato, ed altre di serie B che
ottengono un premio di maggioranza inferiore. Questo sistema genera quindi una forte discriminazione tra i
cittadini. Facendo un esempio: il peso di un elettore della Lombardia (regione
popolosa) vale circa nove volte in più di un elettore della Basilicata (regione
con una densità di popolazione inferiore). In pratica il Porcellum non tiene in nessun conto
dell’articolo 48 della Costituzione, secondo il quale “il voto è uguale per
tutti i cittadini”. Ora non bisogna
pensare che il premio di maggioranza sia una soluzione negativa, tutt’altro! In
paesi normali il premio di maggioranza esiste e funziona, ma non è architettato
in questo modo criminoso. Nel caso Italia la legge elettorale stravolge totalmente
due punti imprescindibili della nostra Costituzione: l’assoluta corrispondenza
tra la volontà degli elettori e i loro rappresentanti e l’eguaglianza dei cittadini davanti al voto.
A peggiorare questo
stato “già” pietoso del nostro sistema di voto arrivano in aiuto le liste
bloccate: con questo stratagemma non sono i cittadini a scegliere i loro
rappresentanti - attraverso il sistema delle preferenze - ma le sedi di
partito. Nel chiuso dei loro interessi clientelistici i segretari di partito
compilano liste “lunghissime” di parenti, di amici o di parenti di amici “degli
amici” e ce le impongono al momento del voto. Noi non votiamo persone ma i
simboli, poi le persone ce le mettono loro, così… sulla fiducia! Anche in questo caso non dobbiamo condannare
il metodo bensì la sua attuazione; sempre in paesi normali esistono le liste
bloccate ma non sono chilometriche e stilate in base agli interessi che i
potenti hanno nel piazzare questo o quel parente o “amico”, ma sono brevi e
redatte sul principio della preferenza territoriale valutata in precedenza
(detto in talleri: vediamo chi il cittadino voterebbe e mettiamolo in lista).
In base a questi
fattori è facile evincere che il Porcellum è “palesemente” incostituzionale, ma
bisogna anche sottolineare che è stato “criminosamente” spacciato per
“maggioritario”. Facendola breve: questo sistema di voto non solo è alienante
ma è addirittura una “truffa” bella e buona. Ci è stato presentato come una
forma più diretta e democratica per scegliere i nostri rappresentanti quando in
realtà non solo ci viene negata la possibilità di esprimere delle preferenze ma
addirittura discrimina il valore del voto su base territoriale e stravolge i
risultati delle elezioni con premi di maggioranza spropositati.
A questo punto non ci
resta che valutare le conseguenze di tutto questo. Nel momento in cui il Porcellum
è stato “definito” incostituzionale dall’Alta Corte sono da ritenersi
“incostituzionali” anche tutte le legislature elette con questo sistema. Era
incostituzionale la legislatura guidata da Prodi nel 2006, quella gestita dal
Governo Berlusconi nel 2008 e quest’ultima “voluta da Napolitano” ma appaltata
al chierico dalle biglie d’acciaio! In
pratica siamo stati governati illegalmente. E se proprio volessimo rigirare il
coltello nella piaga dovremmo sottolineare che non solo tutte e tre queste
legislature sono state incostituzionali ma – di riflesso - tutte le decisioni,
le finanziarie e i disegni di legge approvati da queste ultime in otto anni di
porcellum! La Corte Costituzionale non ha semplicemente messo in evidenza
un’anomalia ma ha “letteralmente” delegittimato tutta la politica italiana dal
2005 ad oggi.
Ma la competenza della
Corte Costituzionale si ferma qui. I giudici supremi possono solo valutare ed
esprimere un giudizio ma non possono agire per modificare lo stato delle cose.
Ora tocca alla politica dar vita a una nuova legge elettorale per non tornare
al sistema di voto del 1992. E qui nasce un paradossale inghippo! Un parlamento
eletto in modo incostituzionale dovrebbe dar vita a una nuova legge elettorale?
Il futuro sistema di voto dovrebbe esser stilato da una torma di inetti, per giunta
eletti illegalmente? E’ un po’ come chiedere a Cosa Nostra di fare una legge
antimafia (eventualità non del tutto remota a dirla tutta). Sempre in un paese
normale non ci sarebbero alternative: si tornerebbe drammaticamente alle urne
con l’ultimo sistema di voto “costituzionale”; solo questo restituirebbe un
minimo di dignità ad una sovranità da troppo tempo vituperata e violentata
senza decenza. Ma possiamo star certi che non accadrà… non accadrà perché anche
in questo caso non abbiamo una reale cognizione della gravità della decisione
della Corte Costituzionale. Ora non solo Berlusconi si appellerà inutilmente ad
una fantomatica “irretroattività” di una legge ma tutta la nostra classe
dirigente! Ora tutti sono “decaduti” perché incostituzionali, anzi… mai
legalmente legittimati. Aspettiamoci di tutto, anche che ci verranno a dire che
la Costituzione non è “retroattiva”.
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