Renzi diventa
segretario del Pd e dal lato dei sostenitori sembra che sia sbarcato in
Normandia mentre da quello dei detrattori pare abbia occupato la Polonia. Da
quando in qua diventare segretario del Partito Democratico equivale al possesso
in contumacia del Paese? Ma soprattutto, da quando Fassino ha emozioni e quel minimo
di energie necessarie per esternarle?
Dobbiamo farcene una
ragione, Renzi – purtroppo – ha “meritatamente” vinto le primarie. I numeri
sono dalla sua parte! E per quanto questa funesta vittoria fosse nell’aria -
come le polveri sottili - ora ci viene propinata (sia nel bene che nel male)
come un’epifania epocale. Il partito democratico - coerente come sempre - si
diletta a manifestare gli umori più disparati: dal lutto inconsolabile
all’entusiasmo immotivato i dissociati del carrozzone non si fanno mancare
niente. Lerner – tiepido sostenitore dello “già” sciapo Cuperlo - dal suo blog
se la prende con D’Alema; è un leitmotiv
per il giornalista… fa questo dai tempi della morte del suo criceto. Ma la
teoria non regge, è troppo facile attribuire tutto alla “carogna politica” per
eccellenza – e poi smettiamola una buona volta di dar sempre la colpa a cause
esterne, a chi non è di sinistra, prendiamoci le nostre responsabilità!
Dalle pagine web di
MicroMega, c’è anche chi autorevolmente dichiara la fine della sinistra; anche in questo caso
si attribuiscono “pericolosamente” a Renzi dei superpoteri che non ha. Siamo
onesti, Matteo Renzi è un sopravvissuto alla nomination di un reality; più che
un segretario è il tipico presentatore da festa di paese, quello che è capace
di reggere - a furia di minchiate - tutte e tre le ore necessarie per eleggere “Miss
Sagra della mela cotogna”. E’ un imbonitore da Guinness dei primati; se l’esperienza
di segretario dovesse andargli male di certo avrà una luminosa carriera di
ripiego davanti, sono sicuro che arriverà a presentare Sanremo solo per il
gusto di spingere la Littizzetto dalla scalinata perché non ha votato per lui!
Premettendo che la
sinistra in Italia si è anonimamente estinta nel secolo scorso, annullandosi
vergognosamente tra le trame delle sciarpine di un inadeguato Occhetto, credo
sia giunto il tempo di evitare sia inutili drammatizzazioni che fanatiche
esaltazioni: negli ultimi vent’anni comportamenti del genere hanno prodotto
fenomeni del calibro di Berlusconi e Grillo – senza contare le “tetre creature”
che gravitano loro intorno. E’ mai possibile che il passato non insegni mai
nulla? Questa è gente a cui dovrebbero
abbottonare le camice al contrario, e con rinforzi in cuoio - dopo una
preventiva e salutare serie di scariche elettriche per tranquillizzarli - e non
servitori dello stato!
Ora è il momento della
novità, e ce la dobbiamo sorbire! E’
stato presentato l’ultimo modello di casa Pd, anche se i designer e gli
ingegneri non si sono poi sprecati tanto… un po’ come l’Arna o la Duna! Ma
vista la “casa madre” cosa potevamo mai aspettarci?
A Renzi va però
riconosciuta una tenacia berlusconiana; come il cavaliere anche lui rispecchia la
tipica personalità da “rubinetto che perde”: i suoi logorroici sproloqui sono
come quel tintinnio fastidioso e costante che si espande nel silenzio assoluto,
e che, a lungo andare, assume le proporzioni di un terremoto! Credi che
qualcuno ti stia trapanando i timpani con una trivella per trafori, poi ti alzi
dal letto - preso da crisi isteriche sfocianti in bestemmie - e scopri che è
solo un gocciolio irritante e niente più! Tanto rumore per nulla!
A bene vedere, quindi,
Renzi non è proprio una novità, il modello in fondo è datato, lo stereo non si
spegne mai ed inquina e consuma più di quanto la fabbrica dichiari, come accade
sempre. A noi non resta altro che cercare di non farci affabulare dalla
reclame, di evitare di comprare a scatola chiusa, visto anche l’ultimo pacco
che ci è stato rifilato. Il guaio è che
da ieri la Duna Renzi è ufficialmente sul mercato e in tanti non vedono l’ora
di farsi un giretto sul nuovo macinino della “reazione”. In troppi ci hanno
investito e non pochi saranno stati i compromessi per costruirlo; speriamo solo
che non duri vent’anni come l’ultima trappola arrugginita ancora in circolazione!
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