Letta fa del recupero
della Costa Concordia un vanto nazionale … “nonostante siamo un popolo di autolesionisti
oggi dobbiamo essere orgogliosi”, dichiara tronfio su Twitter. Ed ha ragione!
Chi non andrebbe fiero davanti a cose del genere? Due anni fa un capitano irresponsabile
fa affondare una nave da crociera lunga 290 metri e alta 70, dal peso di 115 mila
tonnellate, facendo morire 32 persone – di cui due rimaste intrappolate nel
relitto -, un incidente unico nella storia della navigazione. Un primato di cui
non andavamo certo fieri. Ma oggi è tutto diverso; dobbiamo essere onorati del
fatto che si spenderanno 600 milioni di euro per averla rimessa dritta!
Qualcuno dirà che è
un’operazione mai tentata prima e, per questo, unica nel suo genere: che un pool
di tecnici e ingegneri hanno lavorato giorno e notte per progettare il
ripescaggio. Certo… ma si può sempre ribattere che se al comando non ci fosse
stato un emerito inetto, presuntuoso - e anche vile - non avremmo avuto bisogno di scomodare questi
validissimi esperti.
Ma la Concordia è
oramai diventata un simbolo: ha preso definitivo congedo dai rozzi gangli del
reale per volare nell’empireo degli “emblemi”. Il recupero passa in secondo piano
rispetto all’affondamento; la tragedia? Un dettaglio desueto e moralista
rispetto ai molteplici usi simbolici e propagandistici del suo odierno raddrizzamento!
Così Letta, in evidente
deficit di motivi di vanto, fa suo l’evento; allo stesso modo vari sindaci litigano
per avere il relitto nei loro porti, da quello di Piombino a Orlando. Un intervento
ingegneristico unico… certamente, impatto ambientale evitato, perfetto!, recupero
importantissimo, ma da qui a “sciacallarci” sopra ce ne corre!
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