Il consiglio comunale
di Firenze ogni giorno si rivolge alla redazione di “Chi l’ha visto” per sapere
che fine ha fatto il sindaco. Stanno pensando seriamente di dotarlo di
targhetta identificativa e microchip sottocutaneo. Ieri, un soggetto che
somigliava a Renzi è stato segnalato alla festa del Pd di Bosco Albergati a Castelfranco
in Emilia. Il giovanotto in piena logorrea ha dichiarato dal palco che votare Pd
deve diventare COOL!
Evidentemente l’aver
frequentato per troppo tempo lo stilista Cavalli deve aver illuminato Matteo;
solo così possiamo spiegarci questo miracoloso e pindarico salto intellettuale
del “nostro”. A chi non piace tutto ciò che è “cool”? Senza cool si è piatti… e
un cool piatto é peggio del cool moscio! E se sei un politico e ti casca il
cool è matematico che fai la fine di Bersani, ti “spompi”. Mai più un cool basso!
L’opera di lifting
radicale è cominciata, e per Renzi – direttore artistico e consulente di
immagine - è inarrestabile ; il guaio è che nel partito ci sono ancora dei
refrattari, dei matusa senza stile che oppongono resistenza al restyling.
Civati stamani replica,
pur premettendo che ha smesso di commentare le sparate del suo ex collega
rottamatore: “Cool? Vorrei sentirlo parlare di politica” , liquida con
spocchiosa sicumera.
Cuperlo addirittura lo
prende sul serio e si esibisce con un pistolotto narcoinducente: “Non sono convinto che serva scegliere il
segretario più divertente – dichiara cominciando bene -, “serve piuttosto
scegliere una idea di Paese e di partito. Noi abbiamo alle spalle anni che
hanno accentuato le diseguaglianze in modo anche immorale. Renzi dice di volere
un partito di amministratori e parlamentari, cioè di eletti. A me non convince.
Non vorrei immagine caricaturale del nostro dibattito”, conclude ripetendo per
ben tre volte sempre lo stesso concetto!
Anni di Berlusconismo
costringono gli attori politici a rispondere a tutto, ad ogni cosa… persino
alle idiozie. Il non rispondere anche alla minima stupidaggine da anni è considerata
una vera e propria “debolezza dialettica”, debolezza che regalerebbe voti all’avversario.
Se non si risponde significa non avere argomenti per controbattere ad
un’obiezione o a una critica, anche se il 99% delle obiezioni e delle critiche
spesso si rivelano aride e puerili provocazioni. Oggi non far cadere
nell’indifferenza ciò che meriterebbe come minimo l’oblio è un errore che nessuno
può permettersi. La macchina del fango non
è solo un processo mediatico per annullare questo o quel contendente, ma è una vera
e propria forma di linguaggio rende indistinto e nebbioso il tutto. Un vuoto irredimibile
di significati, un’endemica assenza di decenza che mescola la propaganda con i programmi,
le idee con le idiozie, gli insulti con le proposte; un metodo mediaticamente criminoso
e miserabile che annulla tutto in un indistinto
marasma mellifluo e stopposo. Dire tutto “è” un caotico “non dire niente”!, stordire
e offendere per colmare il nulla che abita la politica, fingere di dare importanza
ad ogni più piccola ed insignificante sfaccettatura affinché ciò che davvero conta
si disperda e passi inosservato.
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