di Gianpaolo D'Elia
Il pallone impatta con la
mia testa o con il mio piede ed io, purtroppo, da Messi che ero torno ad essere
il povero Ehizibue: lo sguardo attonito, rammaricato e vagante, quasi a voler
chiedere scusa e comprensione per l'errore. Però ancora adesso, dopo tanti anni
e tante partite, adesso che la mia carriera (tutta cerebrale) di asso del
calcio volge al termine, continuo ad aspettare quell'istante magico,
quell'istante sospeso che precede il mio tocco. Continua a leggere su Postik
Gianpaolo D'Elia
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