L’Italicum di Renzi, dopo l’unzione di Berlusconi, ha incassato anche
l’approvazione di Brunetta. Già questo basterebbe ad inchiodarlo, ma per correttezza
si attendono solo i via libera di Gamba di Legno e la Banda Bassotti e il
cerchio sarà chiuso.
Dopo la “profonda intesa”, Silvio – dai
dintorni dalle casa circondariale – istruisce i suoi parlamentari e ordina loro
di non tendere a Renzi imboscate in aula.
E’ fatta! Matteo è sotto la “blindata”
protezione del pregiudicato padre costituente. Ora non lo fermerà più
nessuno, visto che la decenza in questo paese ha ceduto le armi da tempo
immemore.
Due figure fuori dal
parlamento – un sindaco fantasma, chiamato nella sua città “Berluschino”, nonché semplice segretario di partito e un ex
senatore pregiudicato - depositano una pessima legge elettorale in parlamento
e non ammettono condizioni, altrimenti il governo cade. Cosa dire?
L’intimidazione resta, almeno sulla carta, ancora un crimine, ma oggi è stata
ribattezzata politica del “fare”.
E
cosa ha fatto Renzi di così rivoluzionario? Analizziamo le “non
azioni” del nuovo che avanza. In principio ha indossato il costume di rullo
compressore con l’intenzione di rottamare il vecchio e poi ripesca dal cassonetto di tutto e di più, persino un pregiudicato.
Beh se proprio vogliamo dirla tutta questa non è proprio una novità. Chi ha buona
memoria ricorda che proprio in questo modo è nata la “cosiddetta” Seconda Repubblica. In
seguito, questa assoluta novità, in pieno stile Silvio fa dichiarazioni che
puntualmente smentisce : “Non sarò mai segretario del partito”, e si presenta
con tutti i crismi. “Voglio una legge elettorale dove il cittadino scelga il
candidato”, e invece presenta un mostro incostituzionale con le liste bloccate.
“Berlusconi è Game Over” – dichiara solo pochi mesi fa - e poi da ranocchio ai
domiciliari nella sua palude lo ritrasforma in principe con il bacio della
“profonda intesa”, gesto d’amore stampato con uno passionale schiocco Dio solo
sa dove viste le licenziose abitudini del nostro Sardanapalo nazionale.
Anche in questi
imbarazzanti casi Renzi non rappresenta una novità; è dal 1994 che si ricorre puntualmente a Berlusconi per avere il “via
libera” in questo paese; e puntualmente chiunque ha avuto a che fare con
lui è stato politicamente dilaniato!
Ci auguriamo anche stavolta che questa ventennale tradizione venga al più presto
rispettata. In fondo a Silvio gli abbiamo dato in comodato d’uso il paese, è
anche giusto che ci restituisca il favore di tanto in tanto con una cortesia!
Fino ad ora abbiamo
parlato solo di Renzi e Berlusconi, quindi per “par condicio” è giusto che si
parli anche un po’ della sinistra.
Dopo l’attacco di logorrea
di Renzi in assemblea, nel quale ha rimarcato più volte di esser il sindaco di
Firenze - giusto come promemoria perché proprio non gli vuole entrare in testa
-, Cuperlo si è dimesso. Offeso
dalle frecciatine del segretario, il presidente ha lasciato l’assemblea ed
infine ha dato forfait con una lettera aperta al segretario e avvertendo tutti
su Facebook. Io sono dell’idea che Cuperlo, sul popolare social network, non
volesse tanto render note le proprie dimissioni quanto ricordare ai suoi amici
di “esser stato il presidente del Pd.” Infatti
nessuno se ne era ancora accorto.
Il dalemiano ama il
basso profilo almeno nella stessa misura in cui ama la rassegnazione. Le parole
di Renzi avrebbero offeso chiunque figuriamoci una figura riservata e dimessa
come Cuperlo, ma sono appunto parole di Renzi; dichiarazioni fatte da un soggetto che per arrivare a palazzo
Chigi si venderebbe in saldo l’anima al diavolo, ammettendo per assurdo che la Santanché
sappia cosa farsene. Ma niente!
Il presidente del partito è caduto nel tranello
fatto di gratuite provocazioni del buzzurro smanicato e si è chiamato fuori.
Male, molto male! Non
ci si può sempre dimettere quando si vedono “depauperati i propri
principi, altrimenti i “berluschini ci marciano”. Per una
volta è giusto prendere ad esempio Berlusconi: quello lo si è dovuto schiodare
dal senato con la forza… ed era condannato in cassazione per frode fiscale.
Questo geronte dell’intrallazzo (primo fra pari) non abbandona la politica
neanche a cannonate, e dobbiamo precisare anche che non è abitato da alcun
ideale – se non sessualmente penetrabile - o sano principio. Il soggetto è inchiavardato
alle istituzioni per puro e animale istinto di sopravvivenza. Ora, se resiste “Sua Fraudolenza” perché
non dovrebbe resistere una persona che possiede solidi principi, corredati oltretutto
da coscienza e fedina penale pulite?
Certo, Gianni incontra
poco: Cuperlo non è ganzo come Renzi,
non posa come un ebete che crede di esser Alain Delon su Chi, né millanta in
giro per l’Europa attributi d’acciaio come Letta, ma è una persona per
bene, anonima più di Fassina – e ce ne vuole - ma per bene. Comprendo che oggigiorno la vita è difficile per chi ancora sanamente distingue la “personalità”
dal “personalismo”; è dura resistere in un mondo in cui le idee non sponsorizzate
dai poteri forti diventano solo datati ideali, dove persino il nulla si vende a
peso d’oro, basta che lo spot sia fatto a dovere, ma la facile resa di oggi potrebbe
tramutarsi nella più feroce condanna di domani. Lasciare in mano a degli sciacalli
il futuro senza neanche opporsi non è una prova di dignità ma una resa, non è un
rinunciare per restar puliti ma un lasciar fare.
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