In Verità

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lunedì 27 gennaio 2014

CIAO NUNZIA. ENRICO LETTA CHI?


La De Girolamo si è dimessa dalla guida un ministero abrogato in un referendum nel 1993! Poco male; in fondo Nunzia stava alle Politiche Agricole come la Monsanto sta al biologico equo e solidale. 
L’oramai ex ministro ha dato però prova di coerenza: nonostante non risulti sotto inchiesta si è dimessa, evento che per una berlusconiana ha dell’epocale. Ma a rimettere tutto a posto ci pensa Renzi, il quale (“tomo tomo, cacchio cacchio”) mantiene nella sua segreteria l’inquisito Faraone nonché il doppio incarico di sindaco fantasma e di pernicioso segretario “bipolare” del Pd.
 Come sono cambiate le cose dopo l’avvento di Fonzie. La novità Renzi riesce a far sembrare rivoluzionaria persino la De Girolamo… e ce ne vuole! Meglio di Silvan!   
Ma le dimissioni del ministro hanno contribuito a far traballare ancora di più le larghe intese. Letta sta perdendo troppi pezzi per strada: tra un po’ lo vedremo salire al Quirinale per rassegnare le dimissioni con addosso solo il batacchio del campanello di palazzo Chigi - e non osiamo immaginare dove potrebbe riporre l’ammennicolo in mancanza di una tasca.
Enrico è depresso, aveva già prenotato un panettone artigianale per il prossimo Natale e – purtroppo - non è rimborsabile. La verità è che gli vogliono far fare la fine delle mutande del Cota: trasformarlo in qualcosa di verde e intoccabile – e già il suo colorito naturale non lo aiuta. Annaspa cercando di resistere in tutti i modi ma il vuoto attorno si allarga sempre più. Renzi gioca con lui come il gatto col topo mentre il vecchio leone spelacchiato Berlusconi si diverte a guardarli col suo giudice di sorveglianza – il cavaliere è pigro, dobbiamo capirlo… ha un’età, quindi preferirebbe inghiottirli già lavorati.
Tra un po’ nessuno si ricorderà più di Letta, neanche la cortigiana Alfano. Possiamo star certi che Angelino dimenticherà presto che Enrico, con un discorso vergognoso alle camere, gli blindò la poltrona dopo l’affaire Shalabayeva, e da qui a poco fingerà di non vederlo quando lo incrocerà nei corridoi.    
Questa è la dura vita della politica italiana: oggi credi di avere le palle d’acciaio e domani scopri che era solo un’ipertrofia prostatica!
Ma Enrico non si arrende. Emaciato ma tenace, il nostro eroe tenta di trincerare l’esecutivo dalle bordate della tetra coppia dell’italicum ripescando dalla soffitta la chimera di una legge sul conflitto di interessi. Ma nessuno ha detto ad Enrico che arriva con quattro lustri di ritardo? E se proprio vogliamo dirla tutta basta ricordare al canonico che una legge che regolamenta il conflitto di interessi esiste dal lontano 1957 ma - chissà perché - è stata sempre e sistematicamente ignorata.

Arrivati a questo punto sarebbe forse più utile parlare di “conflitto di decenza”. Infatti con una bella legge che argini l’indecenza politica eviteremmo che un pregiudicato corruttore di minorenni imponga a questo già disastrato paese una legge elettorale realizzata con la complicità di una mina vagante – pericolosamente caricata di mortale logorrea e di pruriginosa retorica - che al massimo dovrebbe giocare a CityVille su Facebook!  

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