“Nel suo Blog Beppe
Grillo rivela la strategia per vincere le europee”. Questo sarebbe stato il
titolo del mio post se avessi intravisto tra le parole di Grillo qualcosa che
avesse almeno la pallida parvenza di un programma. Ma purtroppo devo
accontentarmi delle solite invettive che puntano a fomentare gli animi
giustamente esasperati della gente. Grillo
elenca tutto quello che le persone sentono sulla propria pelle. L’Europa è
governata da burocrati incapaci? Certo! Le politiche europee sono dettate dai
bilanci senza tener in alcun conto le problematiche interne e sociali dei paesi
membri? Drammaticamente ovvio! I grandi gruppi bancari speculano all’interno
dell’unione? Verissimo! La Bce sembra uno spietato “cravattaro de Tor bella
monaca e Letta un suo esattore? Sfondiamo una porta aperta. E’ vero, quello che
scrive Grillo è sotto gli occhi di tutti: l’Europa da prospettiva si è
tramutata in incubo, da opportunità in cambiale, da promessa in minaccia, da Scarlett Johansson in Daniela Santanché; ma
il comico non ci dice niente di più. Si ferma all’esortazione, alle minacce: si
appropria rabbiosamente del vessillo dell’ovvio e lo strumentalizza per
alimentare la nostra rabbia e la nostra indignazione. Ci chiede solo di
“arruolarci”, di aderire alla sua battaglia in modo esclusivo e dogmatico.
Persino chi la pensa come lui ma non è con lui non va bene e diventa
istantaneamente un nemico, l’altro da abbattere. Ciò che più mi insospettisce
in tutto questo è che Grillo, per quanto dichiari di guardare al futuro,
promuovendo la democrazia del web e inneggiando al ritorno di una società
incentrata sui diritti fondamentali dei cittadini, agisce in realtà con i
canoni e i metodi tipici della demagogia di stampo totalitario: una demagogia
incendiaria che nega il dialogo, attacca e tenta di soffocare le voci dei
singoli a favore del coro unanime. Troppo spesso il portavoce del M5s parla di
guerra, di rese di conti, minaccia questa o quella istituzione paventando un’imminente
ed inesorabile vendetta. Tutte dichiarazioni che vanno a confliggere proprio
con quello slogan che ha permesso al Movimento di diventare la prima forza del
paese: “uno vale uno”! Sembra quasi che per Grillo l’identità sia un ostacolo,
il libero pensiero – spesso dei suoi stessi eletti – un affronto imperdonabile
da arginare ed isolare il prima possibile.
Ma Grillo ancora non si è reso conto che questa strategia comunicativa
ha fallito. Nel tentativo di decimare quelli che sono stati definiti
ingiustamente “dei dissidenti” il comico è riuscito prima ad isolare il suo
movimento nelle sedi istituzionali – facendo un enorme favore ai partiti
tradizionali – rendendolo impotente, e infine è stato capace di generare una
pesante frattura interna. Infatti i parlamentari pentastellati si sono divisi a
proposito della riunione che si sarebbe dovuta tenere venerdì con Grillo e Casaleggio e così l’incontro è
saltato. Il malumore è palpabile, anche Grillo ha i suoi falchi e le sue colombe!
Evidentemente il genovese ritiene di essere ben più di un semplice portavoce
come da sempre dichiara e molti iniziano a mostrare insofferenza per le sue
numerose e sterili ingerenze sui lavori parlamentari. Ma i ruoli sono così
chiari, basterebbe solo rispettarli: i parlamentari a cinque stelle lavorano
bene, fanno quel che possono con coscienza; non si risparmiano nel difendere i
diritti dei cittadini, la legalità e la Costituzione, anche se messi in un
angolo dall’aborto delle Larghe Intese, e Grillo è un comunicatore eccezionale,
davvero straordinario. Sarebbe stato più che sufficiente lavorare mantenendo
ben fermi questi due fronti: fare politica onestamente e con coscienza e,
attraverso una efficace comunicazione, tenere sempre informati i cittadini sugli
scempi e i giochi di palazzo che si stanno consumando. Perché si vogliono sempre
complicare le cose? Perché Grillo non si rende conto che con le sue uscite vanifica
il lavoro dei suoi stessi eletti? O forse
lo sa?
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