“Ha insistito tanto che
alla fine ho detto di no!” . Con questo aforisma di Romano Bertola – artista
poliedrico e autore, insieme a Toni Pagot, delle avventure di Jo Condor –
possiamo sintetizzare la funesta e appassionante relazione tra Berlusconi e
Letta. Il loro è un amore tellurico, pieno di colpi di scena, di promesse
infrante, giuramenti solenni e tradimenti meschini. A loro confronto Liz Taylor
e Richard Burton sembrano Pina e Ugo Fantozzi, rispettivamente in vestaglia e canottiera unta davanti alla tv!
Silvio… uomo rude
e insensibile, con un passato torbido
che tenta male di nascondere. E’ potente, capace di tutto ed è in grado di rincoglionire
a parole chiunque. Un giorno d’aprile Silvio, oramai braccato dalla
magistratura deviata e, per questo, destinato a perdere tutto, incontra il devoto Enrico, promettente
rampollo della famiglia Bilderberg. A
dire il vero Silvio ha visto crescere Enrico, perché è il nipote di uno dei due
suoi più cari amici… Gianni, quello
incensurato; ma solo in quel preciso
istante il nostro tenebroso protagonista ha visto davvero Enrico. Solo in quel
momento ha capito appieno cosa poteva essere per lui quel giovane chierico dai
modi gentili, timido e riservato. L’uomo al tramonto incontra un essere in
apparenza così diverso da lui e ricorda quando dondolava sulle sue ginocchia
come Kermit dei Muppet’s, ma adesso quel fanciullo verdino è un uomo verdino… e
quell’uomo si appresta a governare il paese.
Silvio allora vede in lui un’ancora di salvezza, una nuova opportunità
per rinascere. A sua volta Enrico è affascinato da quella figura
raccapricciante che ha ancora tanto da dare: mezzi, disponibilità economiche,
amicizie, agganci e… una maggioranza stabile; e in fondo ad Enrico sono sempre
piaciuti i tipi maturi, aveva persino un ritratto di Andreotti nella sua
stanzetta verso il quale, innocentemente, rivolgeva tutte le sue speranzose
preghiere, nel quale riponeva in segreto tutti i suoi sogni e le sue ambizioni.
Un’infanzia difficile quella di Enrico… ma questa è un’altra storia.
E’ vero… questo amore
nasce per interesse ma loro ci credono! Col tempo hanno imparato a conoscersi.
Il carattere di Silvio è difficile, lunatico, megalomane e pregiudizievole, e a
tutto questo si aggiungono notevoli problematiche comportamentali : manie di
persecuzione, erotomanie croniche, fenomeni coscienti e puntuali di cleptomania
aziendale, ma nonostante tutto Enrico è sempre ottimista. Con grandi sacrifici
emotivi il giovane amato serba tutto il fiele e le difficoltà nel suo animo, e
a chi lo incontra dice sempre che va tutto bene, che si amano davvero e con
tutte le loro forze.
Ma un giorno arriva per
Silvio la resa dei conti. Viene condannato in via definitiva e dovrà separarsi
da Enrico. Il torbido passato dell’anziano amante in realtà non è mai andato
via, questo oscuro peso lo ha sempre accompagnato. Sì, lui ha tentato di
ometterlo, di arginarlo, di ignorarlo… a volte è riuscito anche ad
“indultarlo”, persino a “prescriverlo”,
ma stavolta non ce l’ha fatta… quei maledetti magistrati sono riusciti a
incastrarlo nel “tremore” degli anni!
Ora il loro amore sta
vivendo un momento difficile, forse non riuscirà a reggere alle tensioni che
arrivano dall’esterno, all’invidia che questa passione suscitava in giro. Il
nervosismo e la diffidenza hanno preso il posto dell’amore e della passione, le
parole di affetto e di stima reciproche ora sono solo un pallido ricordo
sepolto dall’arida e obliante rena del rancore. Quelli che una
volta erano due piccioncini ora non si fidano più l’uno dell’altro. Enrico si
sente preso in giro perché Silvio non ha mantenuto fede a quel giuramento
d’amore eterno inciso a due mani con un artiglio della Santanché su uno scranno
di Montecitorio, e Silvio ha perso ogni fiducia in Enrico perché lui e nonno
Giorgio non hanno fatto nulla per difenderlo dall’inevitabile condanna, ed ora
solo e sconsolato si è rimesso gli occhiali da sole dei Visitors e fingendo una
ricaduta d’uveite accarezza Brunetta guardando l’orizzonte chiamandolo Dudù.
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