L’ultimo
quarto del millennio scorso e buona parte dell’attuale è stato sempre
attraversato da revisionismi di ogni tipo: a cominciare dalla Shoà: per molti
antisemiti – più o meno dichiarati – il genocidio nazista non è esistito: c’è
chi ha parlato di un’ecatombe virale, chi ha affermato che il numero di vittime
era stato eccessivamente gonfiato per propaganda… ma alla fantasia umana non c’è
limite e chissà… un giorno ci sentiremo dire che i campi di concentramento
erano spa e che gli ebrei morirono per un cattivo funzionamento del solarium. Senza
entrare nell’annoso e abnorme discorso del Theriotés aristotelico, bisogna
prendere atto che da buoni animali nel momento in cui ci sentiamo minacciati
tendiamo a cercare “spazio vitale” lì dove è più facile conquistarlo, e gli argomenti e gli spazi più facilmente “possedibili”
sono i primi che attacchiamo. Né bisogna scomodare Levi Strass o Agamben per
avere un’idea chiara di come – detto in soldoni – il branco ha sempre la meglio sul singolo, la
reazione e il popolarismo esasperati tendano a schiacciare minoranze di idee e
etnie, e questo accade sia quando si è nel giusto e sia quando si sta lì lì per
commettere uno scempio. Insomma, dietro la maggioranza – anche quando è folle –
tutti noi ci sappiamo nascondere e sappiamo agire, diluendo le responsabilità nel
numero, giustificazione che tiene solo per il tempo della follia collettiva. Questo
è uno dei rovesci della medaglia del Demos: quando il consenso segue la sua
disperazione e la sua rabbia difficilmente produce uguaglianza e rispetto dei
diritti, anzi… quasi sempre se ne arma per fare branco. Temo i plebisciti nella
stessa misura in cui mi terrorizzano le tirannie.
Questo
interminabile inizio millennio sta facendo capolino in un clima quantomeno
preoccupante: l’intelligenza umana sta lentamente soccombendo con un’agonia
tanto silenziosa quanto inesorabile generata dalla paura e dall’incertezza
generale sul futuro – cosa nota è che il numero non ha quasi mai sangue freddo
- e persino le guide spirituali e religiose vivono una “reazionaria” confusione
che non permette loro di affrontare reali problematiche sulla condizione umana,
preferendo “arroccarsi” dietro questioni di lana caprina dottrinale in nome
della conservazione reazionaria della loro identità religiosa. Non è l’uomo al
centro delle loro azioni ma l’esistenza temporale, minacciata dal laicismo
dilagante, da difendere e imporre. Oggi il Papa ha dichiarato che l’omossessualità
è un pericolo per la pace e ha ricevuto in Vaticano Rebecca Kadaga con una delegazione di
Parlamentari Ugandesi… non c’è nulla di male se la Kadaga non fosse la
promotrice di una campagna contro l’omosessualità che ha del bestiale, in
quanto in Uganda l’omosessualità è considerata non solo una deviante malattia
da curare ma un reato e la politica ugandese ha proposto una legge per
condannare gli omosessuali recidivi con la pena capitale, proposta accolta bene
anche dalla conferenza episcopale ugandese. Difatti Rebecca Kadaga dopo esser
stata in Vaticano dovrà recarsi alla Conferenza Parlamentare Mondiale dell’OCC (Corte
Penale internazionale) in fondo per rispondere di tutte le violazioni dei
diritti umani compiute in Uganda e anche di questa sciocchezzuola che Benedetto
XVI ha amabilmente ignorato, da educato e buon padrone di casa. Il buon pastore
della Chiesa Cattolica “Universale” e
grande teologo – non è ironia – non ha speso i crediti della sua grande
saggezza e competenza culturale e teologica per risparmiare conservatorismo e
chiusura in difesa del millenario macchinario di cui sente l’enorme peso, e che
forse sente come un abnorme e sproporzionato gigante dai piedi di argilla
pronto a sprofondare se si dovesse occupare dell’uomo in tutta la sua totalità e
in tutte le sue scelte. Il Papa non voglia! non può accadere che la chiesa
diventi il rifugio dell’uomo nel divino in terra, non se lo può permettere.
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