La
nostra amabile tendenza a far del tragico commedia spesso raggiunge livelli
parossistici la cui tolleranza è misurata solo dal tasso di degrado
intellettivo del quale siamo tanto spettatori quanto complici.
Nel
postribolo, che ancora ci ostiniamo a chiamare mondo politico, ci sono paganti
sovreccitati e passive a gambe aperte che girano la faccia quasi con pudica
indifferenza pronte a compiere il loro dovere.
Alfano,
oramai il patetico Ronzinante di quel Don
Chisciotte nato andato a male che è Berlusconi, a morso ben tirato dichiara che
Monti non può sottrarsi nel guidare i “cosiddetti” moderati per non lasciare il
paese in mano a una sinistra che credo vedano solo loro; e dalla groppa del suo brocco - patetico nella Mancia stantia del suo
deliro - Berlusconi gli fa da eco ribadendo che il professore deve assumersi il
compito di essere il “federatore” dei popolari italiani – altra meschina figura
retorico-politica assolutamente inesistente in questo paese. Federatore…
pessimo neologismo la cui parte finale genera un brivido per assonanze sospette ed inquietanti: da Silla a
Benito tutti i nostri meno amati personaggi storici si armavano delle stesse
finali e non abbiano nessun Gaio Mario a nostra disposizione per sentirci
quantomeno parte di un’alternativa che assuma anche pallide connotazioni di
decenza. A tal guisa Alemanno mette il punto e rimarca, con quella virile
stupidità con la quale ha sempre coperto la sua impotenza intellettiva, il
pensiero di Alfano e Berlusconi affermando che Monti è necessario in quanto “aggrega”.
Non ci si poteva aspettare altro da un sindaco incapace e solo formalmente ex
fascista, e cioè dichiarare che Monti fa branco intorno al sé, in modo certo
più edulcorato e signorile rispetto ai suoi standard, ma sono proprio questa sobrietà e questo consenso
internazionale dei quali il professore gode gli ingredienti necessari, le essenze che servono per
profumare di nuovo il copioso cumulo di immondizia che gli è stato messo ai piedi dai “macerati”
del burlusconismo.
In
tutto questo la sinistra, questo enorme "pericolo" con l’Aventino nel sangue da
arginare è semplice spettatrice: è lì con le gambe aperte e la faccia girata,
aspettando con indifferenza violata che gli venga corrisposta la marchetta alla fine del servizio.
Ora
a Monti la scelta – anche se tristemente scontata ahinoi-, quella di decidere
di partecipare al fiero pasto di indecenza offertogli da un’accolita di papponi
pronti a lavarsi la faccia col suo nome e il suo prestigio - glissiamo - e poi vestire le
loro nefandezze con l’abito del neo popolarismo post-bungabunga -, o avere il reale
buongusto di accomiatarsi per senso di decenza da questo puttanaio di cui
rischia di diventare la laida matrona.
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