Le
feste di paese tramontano sempre verso sud. E il santo è in processione. Vicoli
in sere d’estate… illuminati da ceri che colano. Amo la preghiera, l’illusione
degli stoppini e il ciondolar di rosari. Amo le cantilene, le litanie, il
lucido sudario del patrono su spalle penitenti riposato. Madonne, icone, statue
da sempre lari: protettori delle case, delle strade, dei labirinti di
processioni e dei pettegolezzi delle comari. Una sola giostra scomposta di fede
e bestemmia, di peccato e benedizione. Caramelle, passeggini e passi
strusciati. Finito l’inverno tutti
devono aver memoria della penitenza. Che la canicola ci freddi la schiena in
memoria del dolore. Pellegrinaggi dovuti, appuntamenti con una memoria dimenticata.
La cripta vuota nei giorni di festa non sente il peso della santità. Vergine
dai mille nomi, ne hai uno anche per noi? Se il gesso dipinto ti piegasse il
volto ci guarderesti? Hai un nome per le solitudini e le moltitudini senza
occhi? Proteggi i silenzi, le bocche che sorridono alla vita con una lama nel
petto? Accudisci e culli la blasfemia degli innamorati, dei loro giorni
benedetti persi a sperare, a cercare di capire senza mai volerli perdonare
Madre degli uomini? Accarezza chi cade senza fermarsi e non vuole esser
guarito, chi bacia il tempo con occhi affaticati, le mani mai stanche di
sentire, i piedi mai sazi della strada. Proteggi gli sguardi che nessuno vuole
fermarsi a guardare, occhi al cielo di
angeli segreti, toccati dalla grazia della vergogna degli altri. Madre
delle solitudini, dei passi senza una via
battuta, di chi balla senza una musica, di chi non troverà mai più la fronte e
le labbra dell’altro, hai una lacrima anche per loro? Vergine delle speranze
mai esaudite tendi la mano ai disperati , ai loro sogni delusi, alle strade
dalla pioggia bagnate, alla luce caparbia dei loro occhi. Non confonder mai le
menti, lega stretta ad ognuno la sua memoria – tortura o benedizione non
importa. Abbassa il Tuo sguardo, in questo sgranar di rosari, ai vinti e docili
demoni dell’esistenza, su questo oceano di candele ora che sei per via, e poi
denudati dei tuoi gioielli e accogli sotto il tuo mantello d’azzurro e stelle
tutti gli occhi. Qui, in luminosa processione, tutti preghiamo ma nella notte
della vita mordiam cuori e ridiamo dell’altrui disperazione. Fiamme ambra
minacciate dal vento sono protette da palmi ansiosi ed io sono tanto stanco di
guardare. Ho fatica a vivere mentre un cane si addormenta e la cera macchia e
lucida l’asfalto.
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