Caro
Presidente Obama, che dirle? Complimenti. Tutti noi, da questa parte dell’Atlantico,
siamo entusiasti, quasi come se ogni nazione del vecchio continente avesse
vinto i mondiali di calcio, compreso il Portogallo che ha un bellissimo gioco
ma non vince mai. Tutti esultiamo e, tutti, grazie a lei, ci sentiamo più
democratici, paladini delle libertà, dei diritti umani e del futuro.
Noi europei,
come di certo saprà, stiamo regredendo – come fa a non saperlo, qui in Italia
abbiamo campato col Piano Marshall sino al
1989 fingendo di essere una nazione vera… e i risultati sono sotto gli occhi di
tutti - e la sua rielezione è stata una
ventata di aria fresca. Noi non siamo più abituati a sognare né a vedere
frontiere nuove o nuove prospettive. In verità, comunque vada, ci sentiamo più
giovani grazie a Lei. Perché, come scriveva Kavafis per la sua Grecia: siamo
vecchi! Caro Presidente, in lei vediamo ciò che non siamo, ciò che abbiamo
imparato a non essere… e cioè: pieni di sogni, di speranze, anche solo di
semplice decenza, di voglia di riscatto. Non ammiriamo lei, ma ciò che noi ci
siamo rassegnati a non esser più – pensi che il capo di governo più
rivoluzionario che abbiamo e l’anziana Sovrana del Regno Unito: si è
autotassata e cerca di resistere il più possibile pur di non far regnare un
inetto come il figlio. Siamo vecchi, e da bravi anzianotti guardiamo alla gioventù
con ammirata invidia che non confesseremo mai. E come vecchi nonni speriamo che
il “nipote giovane” si occupi di noi! Quindi non si stupisca dopo questi
entusiasmi e rallegramenti le capiterà di esser chiamato ingrato o insensibile
da queste parti; sa bene che non c’è parentela, quindi non si offenda. Al di
qua del globo siamo abituati a demagogie quasi medioevali… abbiam visto e
interpretato il suo avversario come forse neanche lei l’ha visto e interpretato…
come il Male. Il male che voleva conquistare il mondo… e per una notte siamo
stati sedati dal doloroso cancro che ci sta ammazzando lentamente. Credo sappia
che le nostre tasse non si tramutano in servizi, ma riempiono le casse di
istituti bancari esosi che in nome dei debiti pubblici di nazioni sovrane
dissanguano i diritti, le democrazie e le costituzioni europee – credo che negli
Usa non sia molto diverso, e quando ha tentato di metterci mano ha fallito
anche lei. Non si stupisca se nella sua immagine – non in lei – riponiamo i
nostri vecchi sogni e le nostre polverose e disilluse speranze perché non
sappiamo più sognare o sperare. Non si stupisca se anche noi adesso ci sentiamo
tutti americani – ma solo quando ci fa comodo -, anche se i suoi eserciti non
si allontaneranno dalle zone di guerra, o la sua diplomazia non tenterà di
risolvere la questione mediorientale – e lì ritorneremo ad essere
antiamericanisti e delusi da un governo che non è neanche il nostro. Continui a
non stupirsi della nostra schizofrenia, delle nostre ossessioni, delle nostre
pretese nei confronti di una Nazione che non è la nostra ma dalla quale ci
aspettiamo che risolva i problemi del mondo perché siamo “troppo choosy” per cambiare noi. Diciamolo, da lei ci si
aspetta cose che non farà, non può fare e che – soprattutto - non le interessa
fare, e per questo si trasformerà in una delusione. Una delusione totemica,
perché sarà il precipitato della delusione per noi stessi, che non ammettiamo
mai, e che preferiamo attribuire all’esterno per sentirci sempre vittime. In un mondo
migliore saremmo stati contenti e basta, ma in questa Europa che nega nuove
frontiere ci carichiamo di aspettative che crediamo e dichiariamo di volere ma
delle quali non vogliamo pagare il costo. E qui lei casca a fagiolo! Si rassegni!
MAI
NEANCHE NOTATO... come credo debba essere!
E’ il suo
secondo mandato, quindi forse ha le mani più libere, e spero sappiano operare. Pensi a come le aveva libere – ahimé – Bush il
giovane!
Una persona al
bar stamani mi ha anche detto che lei è di colore… che cosa strana! sa perché? Siccome
io vivo in un mondo tutto mio, fatto di sogni e di speranze, nonostante i due
mandati NON L’HO
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