di Gemma Criscuoli
La
sala cinematografica è sempre stata una dimensione in cui disfarsi della
linearità: poter entrare quando scorrevano le ultime immagini della pellicola e
vederla dall’inizio non solo rendeva speciale la consapevolezza di chi osservava,
ma permetteva di capire come l’inizio e la fine non fossero che parole.
E
poiché ogni sguardo puntato sullo schermo vive il momento della messinscena
come un altro non farebbe, ogni spettatore è dotato di una radiolina con
auricolari, percependo la sensazione che la protagonista stia rivelando a lui
solo memorie, ossessioni, aspirazioni, mentre la voce della Bosetti diviene la
colonna sonora di quello che è a tutti gli effetti un film sempre nuovo e
sempre diverso, in cui il passato di una ragazza che sognava tutti i ruoli
possibili (da “La scala a chiocciola” a “Blade runner”) si trasforma in visione
libera e onnivora della vita. continua a leggere su Postik
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