Certo, l’operazione avanguardista ha le sue pecche; infatti – per forza
di cose - si è stati costretti a una tridimensionalità che ci complica un po’
la vita, ma non si poteva fare altrimenti: purtroppo gli artisti classici (poveracci!)
le statue le facevano così. Non è colpa loro, cerchiamo di capire che quei
“primitivi” rappresentavano il vecchio, l’antico. Mica erano evoluti come noi?
“Loro” erano limitati. Siamo quindi
comprensivi e teniamoci la “parallelepipedetà” come imprecisa metafora della
bidimensionalità del nostro contemporaneo. Maledetto e volgare senso dello
spazio che ci costringe a rammentare di botto che siamo nel mondo! Continua a leggere su Mel@cotogna
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