La Leopolda era
strapiena, il dibattito non proprio accesissimo perché tutto era incentrato su
Renzi, guai alle ad idee foriere e fuori contesto: la Leopolda è di Renzi e serve
a Renzi, e in fondo la cosa è più che legittima, il Sindaco di Firenze giocava
in casa. Giorni di confronti e approfondimenti ed infine si è giunti
“faticosamente” ai punti fondamentali, alle linee guida del nuovo che si
impone: una nuova legge elettorale, il bicameralismo, la riforma della
giustizia e l’immancabile modifica del titolo quinto della Costituzione. Sì,
siamo ad una svolta! Il nuovo si sente proprio a pelle, percepiamo un vitale e
attivo prurito alle mani che ci fa venire “voglia di fare” e le nostre menti si
sono aperte a nuovi orizzonti. Renzi ci ha aperto gli occhi, ci ha fatto
guardare il sistema da un altro punto di vista… quello della defibrillazione
disperata al grido “ Libera!, lo stiamo perdendo, lo stiamo perdendo”!
Giorni di conferenze,
soldi buttati, gente chiamata a discutere per infine “copiare letteralmente i
programmi elettorali e i progetti “vergognosamente ciclostilati” del Pdl e del
Pd da almeno dieci anni? Speziati qua e là dai “soliloquia” inutili del padrone
di casa vestito perennemente come un agente dell’Fbi del 1954? Tutto questo sarebbe piaciuto da morire ad Edgar Hoover ed
è tutto dire! Nessuna pietà per
l’originalità, spietati contro i progetti e il senso critico, ma ammiccanti e
servili nei confronti dei luoghi comuni che congelano lo “status quo” fingendo
di attaccarlo. Tutto imbastito per la continua ricerca dell’applauso in un
contesto che sta nel giusto mezzo tra un incontro di Comunione e Liberazione e
un convegno farmaceutico. Dal berlusconismo al tramonto a “gattamortismo”
dell’ovvio. Non c’è stata una sola parola di Renzi o degli intervenuti che non
sia stata detta per gli astanti, che non sia stata tristemente mutuata dalle
convention provinciali dei democrat americani – il preoccupato timore che
d’improvviso venissero liberati in sala palloncini e striscioline colorate mi terrorizzava,
generando un continuo e sottile stato d’ansia che “ancor non m’abbandona”!
Matteo Renzi non ha
detto nulla di nuovo! Niente di originale, ma la novità consiste nel fatto che
ha incentrato tutte le ovvietà sulla sua immagine, cosa che nel Pd nessuno ha
mai fatto. Fortunatamente In questi vent’anni il personalismo politico è stato,
nel contempo, il grande assente e la ragione unica delle sconfitte del
riformismo in questo paese: nessuna personalità è stata in grado - vuoi per
formazione, vuoi per poco carisma – di imporsi sulla scena ridicola della
pantomima italiana; solo Berlusconi è stata l’incontrastata “primadonna” del
circo costringendo tutti gli altri ad inseguirla sacrificando, lentamente e
inesorabilmente, quelle misere briciole di dignità e serietà che ancora li
rendeva presentabili. Uno dei grandi danni storici del berlusconismo consiste
proprio in questo, nell’assoluto e arreso conformarsi al dettame e alle modalità
del peggiore di tutti, perché – visti i risultati ottenuti dalla decaduta diva –
rappresentano non solo la via migliore ma anche la più facile: non conta ciò
che si dice, la sostanza è secondaria e accessoria, ma essenziale è produrre
effetti e consensi per ottenere numeri. La Leopolda questo ha rappresentato: la
vecchia prima donna non ce la fa più ad ammaliare, non scende più la lunga
scalinata come una dea e lascia spazio ad una più giovane e meno sbilenca, una
che fa esattamente le stesse cose, solo che le fa al “passo coi tempi”, in modo
più ammiccante ed efficace. Ad esser nuova è nuova, Renzi è indubbiamente la
nuova Showgirl… solo che fa le stesse identiche cose.
La politica si è
impossessata delle stesse categorie della moda (altro regalo del berlusconismo),
l’effimero per imporsi e consolidarsi si vede costretto a celare la sua natura
dichiarando di agire in nome della novità, ma la sua futile quanto imperitura
sostanza non muta. La novità non è il “nuovo”, il nuovo è radicale la novità è
la semplice ed inevitabile esigenza dell’avvicendamento.
A volerla fare facile (in
modo tale da permettere anche allo stesso Renzi di capire), il sindaco di
Firenze è indubbiamente una novità, ma non è assolutamente nuovo! E’ qualcosa
di temporaneo e stagionale, un’etichetta nuova su un vecchio prodotto, un
maquillage necessario per esigenze di mercato, ma niente di più. Bisogna anche
aggiungere che Renzi si presta anche al consumo facile: figlio dei suoi tempi,
come tanti di noi, ha il grande difetto di puntare tutto sul consumo “a breve” della
sua immagine e – benché sappia di stantio già dalla culla – batte
ossessivamente il ferro finché è caldo per non perder tempo, intervenendo e
sentenziando senza controllo su ogni cosa e in modo spesso contraddittorio. Il
Renzi della Leopolda condanna le larghe intese, quello di aprile accusava
apertamente Bersani perché non aveva alcuna intenzione di stringer patti con il
pdl di Berlusconi per un governo emergenza (se solo ci fosse riuscito). Il
Renzi rottamatore per due mesi smontò “pezzo pezzo” il “lego” D’Alema per poi
rimontarselo con comodo e allegramente nel soggiorno di casa. Il Renzi della Lepolda dichiara di voler demolire
tutte le correnti a cominciare dalla sua, ma il Renzi di un mese fa negava che
vi fosse una “corrente a suo nome”. Il Renzi della Leopolda si candida ufficialmente
alla segreteria del Pd, ma il Renzi intervistato da Fazio in aprile dichiarò di
non avere alcuna intenzione di fare il segretario di partito.
A questo punto l’operazione
di “Maquillage” è evidente, il metodo adottato dal “ragazzo dal microfono d’oro”
è lo stesso della “leggendaria Osiris” che lo ha preceduto: valuta gli animi, fa
una media delle lamentele e dei disagi più diffusi e dice quello che la gente si
vuol sentir dire evocando il futuro dei figli, la giustizia sociale, le panchine
lunghe, gli autogol e i “fuori gioco” evidenti non visti dall’arbitro!
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