L’Italia resta un paese
di geni; abbiamo mutato gli scopi verso i quali indirizziamo i nostri talenti
ma le energie mentali spese restano comunque enormi e affascinanti. Riuscire a
far creste spaventose sul pubblico, far pagare ai contribuenti diecimila euro
il riempimento di quattro buche stradali – pronte ad autodistruggersi
puntualmente al prossimo timido temporale -, speculare sulla sanità e sulla
scuola in modi sempre nuovi e fantasiosi, rappresentano attività che hanno
raggiunto livelli di perfezione surrealista assoluti ed ineguagliabili.
Paghiamo ancora opere oramai superate, come la Tav, altre addirittura
abbandonate.. però tenute in vita a suon di proroghe, come il ponte sullo
stretto di Messina; ma la lista dei balzelli assurdi sarebbe lunghissima e
scandalosa: dalla tassa sull’ombra – che prevede il pagamento di una tassa per
l’ombra prodotta dalla tenda di un locale pubblico perché considerata dall’erario “occupazione di suolo
pubblico”-, passando per accise antichissime sui carburanti, la più nota è per
i reduci della guerra in Abissinia – conflitto conclusosi nel 1935 - sino ad arrivare alla “tassa per le tasse”,
infatti noi paghiamo l’Iva sulla tassa sui rifiuti.
Il nostro erario è in
piena sintonia con la nostra politica, in fondo mai mutata dai tempi di Crispi,
perché sono tutte e due di radicata e consolidata natura “sorciesca!”
Ho sentito parlare in
questi giorni di “mancata rivoluzione liberale” sia da Berlusconi che dalla sua
nemesi Matteo Renzi. Entrambi evidentemente ignorano cosa avrebbe dovuto comportare “a
priori” una svolta liberista – e non liberale - nel nostro paese. Innanzitutto
non è strettamente necessario avere una
prece di Friedmanin come segnalibro o conoscere a menadito la scuola di Chicago
per assumere uno o due concetti basilari, e cioè che uno stato liberale è
“leggero” e che questa leggerezza non deve tradursi – come i due geni italiani
hanno fatto – in “evanescenza”. La politica del lassaiz – faire ha un cardine
che la rende fortemente statalista, cardine che consiste nel controllo
monetario da parte dei governi. Interessante
notare come la politica monetaria della Bce si rifà espressamente a Friedmanin, però per farlo ha dovuto prima
polverizzare e poi accentrare su di sé tutte le politiche monetarie dei singoli
stati sovrani della zona euro, per giungere dunque a un paradosso: la politica
monetaria europea è liberista ma i singoli stati che la compongono no.
Altro fattore per il
funzionamento di un libero mercato consiste in un fisco tanto snello quanto efficace; l’erario non deve soffocare la libera impresa
e promuovere l’iniziativa privata
incentivandone le potenzialità senza gravare sul suo sviluppo, ma allo stesso
tempo non può assolutamente permettere che le proprie casse siano svuotate
dall’evasione e dalle frodi. Da tutto questo ne consegue una politica fiscale
severissima e incentrata sul reddito; l’esempio tipico è quello dei paesi anglosassoni
che Matteo Renzi tanto “cinematograficamente” ama . Da quelle parti gli evasori e i frodatori vanno in galera grazie
a leggi severissime e non fanno i capi di governo per depenalizzare i reati
fiscali e… “udiamo” “udiamo” non si fanno eleggere per godere così
dell’immunità parlamentare procrastinando così ad libitum sentenze di condanna. Il liberismo avrà pure poche
regole ma queste poche sono “monolitiche”.
Ma Renzi e Berlusconi
arrivano in ritardo, e, con ogni probabilità, hanno selettivamente voluto
rimuovere l’anno 2008! L’anno in cui l’economia liberista stava facendo
crollare il mondo così come lo conosciamo, lo stesso anno in cui la regola che
imponeva una radicale distinzione tra stato e mercato teorizzata da Friedmanin
è stata tradita proprio nel paese più liberista del mondo, e cioè negli Stati
Uniti. Infatti il Tesoro statunitense per evitare il tracollo definitivo della
borsa iniettò il mercato con i soldi pubblici della Federal Reserve facendosi
carico della maggior parte dei titoli subprime tossici.
Renzi e Berlusconi
persino come sorci non sono tempestivi! Le loro svolte sono in differita. Hanno
parlato di svolta liberale in un paese dove la pressione fiscale è
letteralmente “criminale”, dove non si è realizzata nessuna politica per l’autosufficienza
energetica dai tempi di Mattei, dal quale sono scomparse piccole e medie
imprese, dove non solo il tasso di evasione e di frode fiscale è elevatissimo
ma nel quale questi reati sono stati anche “opportunamente” depenalizzati. E
tutto questo senza considerare le “interessate”, “frequenti” e “pressanti”
ingerenze dello Stato e delle varie “associazioni a delinquere” all’interno di
ciò che è rimasto del capitalismo italiano – la distinzione tra stato e mafia
l’ho fatta solo per insufficienza di prove.
Al ridicolo si aggiunge
il miserrimo, l’ignoranza e il penoso. Si fa demagogia senza consistenza,
ascoltiamo della retorica vuota. Si apre bocca per aver consenso. Berlusconi lo
fa per sopravvivere, per restare a galla: è un condannato alla disperazione ma
con la valigia dei bottoni ancora in mano – splendido regalo delle Larghe
Intese. Renzi invece, con estrema boria e presunzione, fa già dichiarazioni a
nome del partito, nella sua ambizione parla come se fosse unanimemente il
segretario e il candidato unico di un ectoplasma senza identità pronto a frantumarsi
ad ogni minima tensione. In questo generazionale passaggio di consegne può leggersi
unicamente il vuoto, un appiattimento tragico che annulla ogni prospettiva degna
di questo nome.
Ma si sa che il sorcio è
un animale intelligentissimo e opportunista di natura, ovunque può rosicchiare
e parassitare lo fa! Anche nella versione più rabbiosa e tristemente evoluta:
la pantegana! Le sue doti sono da sempre note, come ricordava anche Plauto nel Truculentus:
“Pensa a quanto è saggio un topo: non affida mai la sua vita a un solo buco.”
Nessun commento:
Posta un commento