Basta andare a prendere
un caffè in un bar, fare quattro chiacchiere con qualcuno sulla politica e la
società e salterà sempre fuori questa frase: “sono tutti uguali, destra e
sinistra non esistono”. Questa
affermazione è diffusa, spesso la si bolla come una semplificazione e la si
snobba ritenendo che le cose siano un tantino più complicate; ma pochi si
soffermano ad analizzarla, seppur condividendola, perché nella sua elementare
enunciazione è già archiviata come “ovvietà”.
Sulla destra il
discorso è semplice: tutto è basato sul personalismo e su una piramidale trama
di interessi. Una sola persona è l’immagine e il motore di un intero movimento.
Berlusconi è stato eccezionale: con un’equazione perfetta ha fatto coincidere i
suoi interessi a quelli della sua parte politica: “Se cado io cadete tutti, se
i miei interessi non vengono soddisfatti anche i vostri crolleranno perché sono
gli stessi. Ha fatto meglio della “Cupola”
perché non ha eredi, né avversari, non è minacciato al suo interno, nessuno
trama per eliminarlo perché chi vi si azzardasse segnerebbe la sua stessa fine.
Il cavaliere è la punta della piramide! Tutto fa capo alla sua sorte, ed è
ormai palese che una sua uscita di scena comporterebbe il dissolvimento di una
fittissima trama di interessi, connivenze, favori e poteri altrimenti inspiegabili.
A dire il vero Berlusconi un erede naturale ce l’ha, ed è Matteo Renzi: ma la
confusione politica di questi anni, l’assoluta assenza di visioni hanno giocato un tiro mancino e beffardo al vero
delfino della destra… si è iscritto al Partito Democratico. Errore di
valutazione che potremmo tranquillamente ascrivere anche all’attuale Presidente
del Consiglio.
E qui arriviamo al
punto più complicato, al nodo più difficile da sbrogliare: l’enigma Partito
Democratico! A confronto dipanare le lucine di Natale il 4 dicembre è un
elementare calembour d’abilità che dura fino all’antivigilia.
In vent’anni la
coalizione di sinistra – anzi “centro” sinistra -, più che far proseliti ha
voluto far volume. E’ stato oggetto di esodi inverosimili, inquietanti, e si è
vista abitata da figure che erano lontane anni luce dal progressismo. Lei le
chiama “anime”, si addolcisce in piena fase di rimozione il boccone amaro e per
questo sentiamo spesso parlare delle “varie anime” del centro sinistra. A voler
essere onesti dovremmo definirle “l’anime de li gran…” ma questo pluralismo democratico è solo il frutto
marcio di una totale assenza di visioni e di idee. In Italia poi, dopo la
caduta del muro di Berlino, si è fatta di tutta l’erba un fascio, e alcune
menti brillanti hanno approfittato della caduta delle ideologie per mettere lo
sgambetto anche alle idee e allo spirito critico. Due piccioni con una fava -
ma qui Renzi non c’entra! La crisi ideologica è stato il pretesto per annullare
anche idee e visioni, per minare un’intera cultura con i suoi difetti e i suoi
pregi. Così all’interno della compagine di sinistra troviamo democristiani
troppo riformisti per essere neocamerati moderati… ma saldamente conservatori
per appoggiare la lotta sociale, l’autodeterminazione del singolo individuo e
guelfi quanto basta, ex socialisti dell’ultima ora che non hanno avuto il tempo
per entrare nel meccanismo craxiano ma al quale guardano con ammirazione e
rimpianto, cattocomunisti indecisi ma un granello di sale più estremi la cui
sola preoccupazione consiste nel salvaguardare e tutelare gli interessi di una “Confindustria”
che spara sentenze sulla vita e la morte della politica e impone politiche sui
lavoratori e sui contratti di lavoro dalla morte della scala mobile, ex
fascisti in vendita che hanno trovato un posto collaborando qua e là con questo
o quel politico di sinistra e che si sono trovati in carriera con un mazzo,
anche modesto, di voti raccattati in famiglia e tra amici, e infine ex
comunisti che provano vergogna per le loro origini da tempo immemore. Ovvio che
questo circo stabile è ingovernabile, è una casa di cura antideologica, un’accozzaglia
di persone – che prese ad una ad una forse anche rispettabilissime - che non
trovano un accordo neanche sulla marca di cialde da mettere nella macchinetta
del caffè nella sede di sezione del partito. Questa torva di gente è lo specchio
fedele della morte non delle ideologie… ma di quella delle idee; di un
bipartitismo forzato e forzoso incollato con lo sputo, tenuto in piedi senza
neanche l’ombra di una visione comune. Dal punto di vista culturale si
dovrebbero unire storicamente elementi diversi; dovremmo partire da una visione
politica che contempli insieme Cattaneo e Mazzini, Salvemini e Gramsci – guai a
chi nomina Togliatti, ha tante strade e piazze dedicate e questo gli basti -, Turati e Don Sturzo. Ammettendo - solo per amore
innato per la fantascienza - che la sinistra italiana contemporanea conosca i
nomi sopracitati… ci rendiamo conto che un soggetto che riesca a fare una
sintesi di questi pensieri sarebbe un genio, ma fattore di non secondaria
importanza di certo sarebbe internato in qualche istituto per conclamata
sindrome da personalità multiple.
La questione è grave
nel suo duplice senso: è preoccupante quanto pesante; ma a sinistra sono bravi
a sminuire e a rimuovere il problema con una mossa, però, che a loro non è mai
riuscita, e cioè “copiare il personalismo della destra”! Loro sono alla
disperata ricerca di un segretario che rappresenti tutte queste “anime de li…”.
Vogliono semplificare la loro assenza di “visioni” con una presenza fisica, una
personalità forte, e vedendo Renzi, Barca e Fassina ci rendiamo conto che
stanno proprio raschiando il fondo del barile. Quindi, a guardare bene, la
sinistra non fonda la sua unione sull’antiberlusconismo come spesso ci sentiamo
ripetere, ma – bensì – è l’esatto opposto… tenta in tutti i modi di imitarlo,
di copiarlo. Cosa più che comprensibile visto che sia la destra che la sinistra
non hanno contenuti, idee, programmi, non si reggono su una base solida, bensì
sul semplice accorpamento, sul moltiplicarsi del numero, vince chi fa massa non
chi ha idee. Solo che la destra ha una marcia in più: una maggiore solidità
basata sulla fitta rete di interessi, legami, connivenze e favori che Berlusconi
ha potuto tessere negli anni. Tutti grimaldelli che gli permettono di mantenere
saldo il suo ruolo. Che sia voluto o meno, amato o non sopportato poco conta,
se lui c’è la destra vive, altrimenti si resetta tutto. A sinistra invece
cambiano più velocemente segretario che telefonino, si accapigliano per una
dichiarazione più o meno anticlericale, su questo o quell’aspetto della
politica sociale, non hanno requie su nulla perché nulla hanno in comune, né
vogliono adoperarsi in tal senso, altrimenti, le tante “anime de li…”
perderebbero le loro identità!
Nessun commento:
Posta un commento