Lo show tenutosi al
Senato qualche giorno fa stava per risolvere i problemi di tutti e Silvio lo ha
capito troppo tardi!
Messo alle strette da
un ammutinamento di massa Berlusconi ha capitolato e, tanto a malincuore quanto
“democraticamente” si è dovuto arrendere al volere della maggioranza. Se ci
fossimo trovati in un paese normale l’accaduto sarebbe stato annoverato come il
risultato di una normale dialettica parlamentare e non come un evento
eccezionale: in sede istituzionale si crea una spaccatura… a questo punto si
chiede una verifica, si trova un accordo – i termini di tale accordo restano
sconosciuti, e sinceramente dovrebbe essere questo fattore d’ombra a
preoccuparci – e la crisi si risolve modificando gli assetti. Accade da sempre
e dappertutto ma per noi è una new entry visto che siamo “male educati” alla
democrazia.
Il Cavaliere si è reso
conto troppo tardi che tutta la maggioranza era pronta a far muro intorno al suo inevitabile e puntuale
“sciroccamento”. In mattinata i numeri per mantenere il governo in piedi erano
già belli e pronti. E, grazie alla minaccia di crisi, persino il Pd si era
miracolosamente compattato con un accordo che faceva contenti tutti: Letta al
Governo almeno fino al 2015 e la segreteria del partito a Renzi con la promessa
di non rompere più di tanto (l’unico vero fattore di incertezza… Renzi è
affidabile come un pomodoro di 70 chili coltivato a Chernobyl).
Solo al “tramonto”
Berlusconi ha compreso che il suo tentativo di “salvataggio paraculistico
estremo” aveva innescato un perfetto
processo di auto-assestamento: in primo luogo ci si stava sbarazzando di lui in
sede istituzionale senza ricorrere “direttamente” alle sue vicissitudini
giudiziarie ma sfruttandole attraverso le sue scontate, vendicative e puntuali
reazioni scomposte, e senza neanche aspettare il responso di una commissione
del Senato. Ora nessuno può dire che il
Berlusconismo sia finito esclusivamente per motivi giudiziari ma perché il
pregiudicato era disposto a mandare in rovina il Paese generando una
personalissima crisi per salvarsi. Col suo disperato tentativo, Silvio aveva
una sola cosa in mente… puntare allo scioglimento delle Camere da parte di
Napolitano prima che il Senato ne votasse la decadenza; solo questo gli avrebbe
concesso un po’ di tempo per trovare una scappatoia. In seconda istanza
l’esclusione del Cavaliere dalle azioni di governo avrebbe concesso a
quest’ultimo maggior indipendenza e respiro. Finalmente la coppia Alfano Letta
si sarebbe potuta amare senza ingerenze e ricatti da parte del “padre-padrone”
e dello “zio-zione”.
Non possiamo non
considerare anche altre conseguenze accessorie non meno importanti: come l’aver
prima spiazzato e poi annullato completamente Grillo che già cantava vittoria
sulle macerie dell’ennesimo inciucio del vecchiume. Il madornale errore del
comico consiste solo in una smaliziata mancanza di esperienza: il Grillo
smadonnante non avrebbe mai immaginato che il vecchiume è una fenice capace di
rinascere dalle proprie ceneri da sempre. Infatti la politica sembra avere
volti nuovi: Letta, Alfano, Renzi, tutti
personaggi “freschi di naftalina” che stanno lì a dimostrare inequivocabilmente
e senza appelli che i termini “giovane” e “nuovo” sono tutt’altro che sinonimi!
Tutto si è risolto senza spargimenti di sangue, anzi… il
baraccone si è magicamente ristrutturato come in una puntata speciale di Extreme
Makeover Home Edition; gli italiani in un solo giorno si sono ritrovati le loro
istituzioni completamente rinnovate e tirate a lucido da un manipolo di esperti
che in nome del nuovo che avanza non hanno cambiato nulla, solo le facce. Manichini
che non hanno la minima intenzione di realizzare una innovativa spending review,
tantomeno manifestano la volontà di rinunciare a privilegi che non meritano.
Volti nuovi solcati dalle rughe delle vecchie strategie fatte di troppe parole,
intrallazzatori di palazzo che aumentano il tasso di povertà dei loro cittadini
senza avere la minima idea del da farsi. A proposito, qualcuno dopo aver
saltato il “fosso Berlusconi” ha sentito più parlare Letta o il suo fidanzatino
Alfano di una nuova legge elettorale? A quanto pare le priorità di governo
cambiano a seconda delle alleanze e degli stati d’ansia dei loro componenti e
non in base alle esigenze del paese, caratteristica pavida che ci conforta non poco!
Siamo dinanzi a un
capitolo nuovo di un libro tanto mediocre quanto scontato ma basta farlo passare per un totale
rinnovamento in termini di propaganda e il gioco è fatto. In fondo così ci
hanno fregato col termine “Seconda Repubblica”, per giunta mutuato dai
francesi. Non sappiamo essere neanche originali.
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