In Verità

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lunedì 7 ottobre 2013

I "CINQUE MINUTI" DI SILVIO CHE HANNO RIASSESTATO LA POLITICA ITALIANA


Lo show tenutosi al Senato qualche giorno fa stava per risolvere i problemi di tutti e Silvio lo ha capito troppo tardi!

Messo alle strette da un ammutinamento di massa Berlusconi ha capitolato e, tanto a malincuore quanto “democraticamente” si è dovuto arrendere al volere della maggioranza. Se ci fossimo trovati in un paese normale l’accaduto sarebbe stato annoverato come il risultato di una normale dialettica parlamentare e non come un evento eccezionale: in sede istituzionale si crea una spaccatura… a questo punto si chiede una verifica, si trova un accordo – i termini di tale accordo restano sconosciuti, e sinceramente dovrebbe essere questo fattore d’ombra a preoccuparci – e la crisi si risolve modificando gli assetti. Accade da sempre e dappertutto ma per noi è una new entry visto che siamo “male educati” alla democrazia.
Il Cavaliere si è reso conto troppo tardi che tutta la maggioranza era pronta a far muro  intorno al suo inevitabile e puntuale “sciroccamento”. In mattinata i numeri per mantenere il governo in piedi erano già belli e pronti. E, grazie alla minaccia di crisi, persino il Pd si era miracolosamente compattato con un accordo che faceva contenti tutti: Letta al Governo almeno fino al 2015 e la segreteria del partito a Renzi con la promessa di non rompere più di tanto (l’unico vero fattore di incertezza… Renzi è affidabile come un pomodoro di 70 chili coltivato a Chernobyl).

Solo al “tramonto” Berlusconi ha compreso che il suo tentativo di “salvataggio paraculistico estremo”  aveva innescato un perfetto processo di auto-assestamento: in primo luogo ci si stava sbarazzando di lui in sede istituzionale senza ricorrere “direttamente” alle sue vicissitudini giudiziarie ma sfruttandole attraverso le sue scontate, vendicative e puntuali reazioni scomposte, e senza neanche aspettare il responso di una commissione del Senato.  Ora nessuno può dire che il Berlusconismo sia finito esclusivamente per motivi giudiziari ma perché il pregiudicato era disposto a mandare in rovina il Paese generando una personalissima crisi per salvarsi. Col suo disperato tentativo, Silvio aveva una sola cosa in mente… puntare allo scioglimento delle Camere da parte di Napolitano prima che il Senato ne votasse la decadenza; solo questo gli avrebbe concesso un po’ di tempo per trovare una scappatoia. In seconda istanza l’esclusione del Cavaliere dalle azioni di governo avrebbe concesso a quest’ultimo maggior indipendenza e respiro. Finalmente la coppia Alfano Letta si sarebbe potuta amare senza ingerenze e ricatti da parte del “padre-padrone” e dello “zio-zione”.

Non possiamo non considerare anche altre conseguenze accessorie non meno importanti: come l’aver prima spiazzato e poi annullato completamente Grillo che già cantava vittoria sulle macerie dell’ennesimo inciucio del vecchiume. Il madornale errore del comico consiste solo in una smaliziata mancanza di esperienza: il Grillo smadonnante non avrebbe mai immaginato che il vecchiume è una fenice capace di rinascere dalle proprie ceneri da sempre. Infatti la politica sembra avere volti nuovi: Letta, Alfano, Renzi,  tutti personaggi “freschi di naftalina” che stanno lì a dimostrare inequivocabilmente e senza appelli che i termini “giovane” e “nuovo” sono tutt’altro che sinonimi! Tutto  si è risolto  senza spargimenti di sangue, anzi… il baraccone si è magicamente ristrutturato come in una puntata speciale di Extreme Makeover Home Edition; gli italiani in un solo giorno si sono ritrovati le loro istituzioni completamente rinnovate e tirate a lucido da un manipolo di esperti che in nome del nuovo che avanza non hanno cambiato nulla, solo le facce. Manichini che non hanno la minima intenzione di realizzare una innovativa spending review, tantomeno manifestano la volontà di rinunciare a privilegi che non meritano. Volti nuovi solcati dalle rughe delle vecchie strategie fatte di troppe parole, intrallazzatori di palazzo che aumentano il tasso di povertà dei loro cittadini senza avere la minima idea del da farsi. A proposito, qualcuno dopo aver saltato il “fosso Berlusconi” ha sentito più parlare Letta o il suo fidanzatino Alfano di una nuova legge elettorale? A quanto pare le priorità di governo cambiano a seconda delle alleanze e degli stati d’ansia dei loro componenti e non in base alle esigenze del paese, caratteristica pavida che ci conforta non poco!  


Siamo dinanzi a un capitolo nuovo di un libro tanto mediocre quanto scontato ma  basta farlo passare per un totale rinnovamento in termini di propaganda e il gioco è fatto. In fondo così ci hanno fregato col termine “Seconda Repubblica”, per giunta mutuato dai francesi. Non sappiamo essere neanche originali. 

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