In Verità

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martedì 8 ottobre 2013

ADINOLFI E FELTRI I SIGNORI DI TWITTER!


Noi abbiamo giornalisti del tutto particolari, per nulla originali ma in compenso estremamente divertenti. Fin quando lavorano senza farsi tentare dalla bianche poltrone di Porta a Porta o dalla proposta di una direzione capziosa da parte di un editore interessato a sconvolgere i fatti – l’unica a cui certi soggetti possano onestamente ambire – i membri del nostro “quarto potere” mantengono ancora pallide tracce di umano buon senso, ma appena cedono a queste livide lusinghe precipitano nel più bieco mercimonio del fazioso spacciato per notizia. La contraffazione è presto giustificata e attuata; quando i fatti nudi e crudi arrivano alle loro menti – opportunamente addolcite e indirizzate da lauti stipendi – si prestano alla sottile violenza dell’interpretazione di parte, trasformandosi così in un’entità meno solida, più malleabile e flebile, cioè in un’opinione: elemento che, per interessata e strumentale convenienza, ha perso ogni solidità reale e - per questo - alla completa mercé del loro giudizio interessato. Il giornalismo in Italia dice tutto ma ha perso il vizio di dare notizie. Pochi ci dicono cosa succede ma quasi tutti ci dicono cosa pensano di quel che è successo. Il giornalista incapace si è inventato “opinionista” e, spesso, come nel caso di Sallusti, scrive anche male.    

Ad onor del vero dobbiamo dire che giornalisti coscienziosi ce ne sono – e spesso sono quelli che non hanno contratti stabili e non sono tutelati dalle loro testate inondate a pioggia da soldi pubblici. Bisogna anche ricordare che nella nostra storia abbiamo avuto dei veri e propri mostri sacri. Figure dallo stile inimitabile col solo ed imperdonabile difetto di aver lasciato ai posteri solo mostri curricularmente autorizzati far scempio della libertà d’espressione. Ricordo che prima della morte di Montanelli nessuno si azzardava – giustamente – a definirsi suo allievo, ma appena il “Grande Vecchio” passò a miglior vita i suoi presunti eredi si sono moltiplicati come funghi. Montanelli sembra aver lasciato più allievi che articoli: tra gli eredi più noti  spiccano il succitato Sallusti, il dossierista  Belpietro, gli agguerriti Gomez e Travaglio, l’elegante Servegnini, fino a giungere a Vittorio Feltri… una vera eminenza grigia del giornalismo italiano. Un direttore con la “Berlusconi” maiuscola, anche se non ai livelli di Maurizio Belpietro o Giuliano Ferrara - nel loro caso dovremmo scomodare il “cubitale”. Un ottimo scrittore c’è da dire… abitato un tale sentimento di reverenza nei confronti del maestro da spingerlo ad imitarne i gesti e i modi ma, ahinoi, non lo stile e l’imparzialità.

Proprio Vittorio Feltri si è resto protagonista nei giorni scorsi di una vera e propria “caduta di stile” su Twitter, come se non bastassero i “coloriti quanto inutili ed eccessivi” titoli che inventa per il Giornale. Infatti nel commentare la morte del regista Lizzani, il buon Feltri ha testualmente scritto sul popolare social network: “Lizzani si è lanciato dal terzo piano. Monicelli dal nono. Il che dimostra la differenza di livello fra i due anche nel suicidio.” Il direttore del Giornale ha voluto fare a freddo una facile quanto infelice battuta sarcastica, tristemente deglutita dall’orrido, o - nella sua oramai patologica, irrecuperabile e cronica smania di protagonismo - si è semplicemente bevuto il cervello? Ho sempre creduto che ci mettesse tabacco in quella pipa di scena perennemente spenta… ora devo ricredermi e farmi dare il nome del suo spacciatore per denunciarlo, perché tratta roba tagliata proprio male!  Feltri crede davvero di volare così in alto nel cielo della cultura da poter esprimere un giudizio di merito sulle vite e le opere di personalità del calibro di Lizzani e Monicelli? A questo punto candidiamo Razzi e Scilipoti al Nobel per la letteratura, diamo una cattedra di lingua e letteratura inglese ad Oxford alla Biancofiore, mettiamo il carro della Barilla alla testa del prossimo Gay Pride!

Ma anche i giornalisti di dichiarata, quanto sedicente e millantata, vocazione riformista non seguono di certo le orme di Antonio Gramsci e Giorgio Bocca. A ricordarcelo è il borioso giornalista, blogger, ed ex deputato del Pd Mario Adinolfi, il quale - sempre su Twitter -  così commenta una manifestazione contro la camorra nella Terra dei Fuochi: “Si sono fatti devastare tacendo dalla camorra, che ha interrato rifiuti, ora fanno le manifestazioni. Che popolo di merda.” Partiamo dal presupposto che nella preposizione del giornalista manca il soggetto: “si sono fatti devastare” chi? Dov’è il soggetto? Lo avrà devastato lui prima di scriverlo? E non pago insiste: “ora fanno le manifestazioni.” Chi??? Ti prego Adinolfi non tenerti i soggetti sul groppone altrimenti ti viene una sincope! Urlali, gridali ai quattro venti, se proprio non ce la fai sussurrali, sottintedili ma non lasciarli morire nell'assenza!  “tacendo dalla camorra” poi… davvero non si può sentire! Correggendo l’obbrobrio “alla Carlona” il geniaccio avrebbe dovuto scrivere: “Ora si manifesta quando per anni si è taciuto mentre la camorra devastava interrando rifiuti. Che popolo di merda!” Sintatticamente decente e sarebbe rimasto nei 140 caratteri senza mozzicare gli spazi.


Anche qui c’è da restare perplessi… saranno almeno vent’anni anni che Adinolfi  degusta mozzarella alla diossina. Roma non è poi così lontana e i prodotti del casertano spadroneggiano nella capitale: dal pane dei forni della camorra alla verdura che cresce rigogliosa e deformata sotto i fusti delle aziende chimiche del nord, smaltiti criminosamente a prezzo di costo col placet di tutti. Adinolfi davvero crede che quello che accade a pochi chilometri da casa sua non lo riguardi a tal punto da snobbare ed insultare gli abitanti di quelle terre e fingere che un fenomeno noto da anni arrivi alle sue orecchie solo adesso? Che razza di giornalista è Mario Adinolfi? Un opinionista a tiratura condominiale? E’ specializzato esclusivamente sulle radiocronache dell’amministratore che ritira le quote millesimali mensili? “Stamani non è arrivata la Fulgida a pulire le scale… è scandalo rifiuti!”  

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