Se in passato abbiamo
creduto di toccare il fondo ora abbiamo la necessità di rivedere tutto. Lo
spettacolo a cui stiamo assistendo al Senato ha davvero del patetico. Tutti i
membri dell’assemblea chiamati a decidere su Berlusconi sono entrati in
consiglio con la certezza che il Cavaliere non potrà più essere senatore.
Persino chi lo difende è consapevole che la decadenza è inevitabile, ed ogni
dichiarazione, ogni dossier presentato – dalla relazione di Augello alle
minacce di Schifani – hanno il solo scopo di prender tempo.
Augello ha indirettamente
fatto un errore aprendo direttamente i lavori della Consulta con le sue tre
motivazioni pregiudiziali. E’ un errore che nel contempo “ammette” che la
condanna in cassazione di Berlusconi è incontestabile – non parla affatto di
innocenza o estraneità dell’imputato ai fatti che lo hanno condannato -, e –
come se non bastasse – con quel documento di 70 pagine ha implicitamente
espresso che il Parlamento italiano non ha gli strumenti per dichiarare la
decadenza di un senatore.
Le
tre motivazioni di Augello
La prima motivazione
pregiudiziale di Augello è abbastanza paradossale, perché chiede alla Giunta
riunita in consiglio di “lavorare” affinché il caso Berlusconi possa esser
“posto innanzi alla Corte Costituzionale”. Per Augello, dunque, il Senato deve
lavorare per Berlusconi! Da strumento di ratifica della decadenza dovrebbe
trasformarsi in un pool politico pro-Silvio. Secondo questa prima richiesta la
consulta non ha titolo per pronunciarsi, ma può solo farsi da parte e vedere
come allungare la vita politica del condannato. Sintetizzando Augello ha
chiesto: Berlusconi non può esser giudicato in questa sede e resta senatore fino
a ché la corte costituzionale non si pronuncia. Ed è pure compito vostro vedere
se si può fare.
La seconda istanza di
Augello riguarda la legge Severino. Questa legge per il relatore è prima di
tutto incostituzionale, e in secondo luogo non può essere applicata
retroattivamente. Se il reato è stato consumato nel 2004 – quando la legge
Severino non esisteva – la norma non si può applicare nel 2013.
Qui c’è un’obiezione da
sollevare: la legge Severino si applica ai parlamentari nel momento in cui è il
reato è stato giudicato e accertato in via definitiva e non quando è stato
commesso. Se non fosse così questa norma
sarebbe totalmente inutile, visto che costituzionalmente ogni imputato è da
considerarsi “innocente” sino a condanna avvenuta, che sia senatore,
parlamentare o semplice cittadino non conta. E Berlusconi non può sottrarsi a
questo elementare principio, e neanche i suoi difensori possono fingere di
ignorarlo.
La terza motivazione
del difensore del Cavaliere è un piccolo capolavoro dell’assurdo: Augello
chiede alla Giunta del Senato un “rinvio interpretativo”, cioè chiede di
congelare tutti i lavori per far decadere Berlusconi fino a quando non si sarà
dimostrato che la legge Severino non è applicabile al Cavaliere. Un calembour
affascinante, degno dei paradossi prospettici di Esher. Augello prima dichiara
che la Legge Severino non è applicabile e poi chiede alla Giunta di verificare
e accertare questa “inapplicabilità” affinché sia lo stesso collegio di
senatori - come il cane che si morde la coda - e ratificare di aver perso solo tempo, perché Berlusconi può
restare Senatore anche se è un frodatore. Eh Già! Perché non dobbiamo perdere
di vista la cosa più ovvia quella incontestabile: Berlusconi resta un
frodatore! Augello cavilla, le tenta tutte, ha snocciolato i bizantinismi più
astrusi per difendere il Senatore ma non ha mai contestato la condanna in
cassazione.
Ma come? Si è pensato a
tutto e non a questo? Tutti si sono spesi per vedere come rimandare l’inevitabile, per bypassare, ignorare e smontare le leggi di
questo paese e a nessuno è venuto in mente di dichiarare che Berlusconi è
innocente? Certo che è strano!
Il più intelligente e realista
di tutti è stato l’avvocato Coppi, il quale - tagliando la testa al toro - ha
detto chiaramente a Berlusconi di sbrigarsi a chiedere “i servizi sociali”;
altrimenti una bella mattina si ritroverà in casa dei carabinieri incaricati di
accompagnarlo alla stazione più vicina per prendere le sue impronte e fargli due
belle foto, una di profilo e l’altra di fronte. E solo dopo Silvio potrà tornare
a casa per scontare la pena ai domiciliari.
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