Renzi è un’epifania di
ovvietà inesauribile. A Modena ottomila persone hanno assistito inconsapevolmente ad un
“outing” sconcertante. Matteo Renzi è tanto popolare quanto banale, anche
perché in questo paese il primo risultato non so può ottenere senza il secondo
“pregio”. Il sindaco di Firenze
possiede una delle doti tipiche del politicante
medio: la totale, volontaria e strumentale assenza di memoria e breve e
lungo termine: ha sostenuto che nel partito democratico comandano i perdenti e
che la vecchia guardia dei Ds sta scomparendo a favore di volti nuovi… il suo e
quello di Letta.
Renzi ha dimenticato un
piccolo particolare in questa invettiva senza senso, e cioè che chi ha perso le
primarie neanche un anno fa è stato lui, e le perse anche miserevolmente
proprio contro lo “Spompo” Bersani – non bisogna aggiungere altro, perdere con
Bersani è come tentare di sparare sulla croce rossa e mancarla.
Renzi dimentica che
proprio grazie alle eroiche gesta “ a
voto segreto” della sua corrente -
corrente che dice di non avere – ci siamo ritrovati con questa “bislacca
formazione di Governo”.
Renzi, che oggi critica
un governo alla mercé di Berlusconi, ha dimenticato di dire ieri a Modena che
ad aprile “sbraitava” per un esecutivo di larghe intese.
Renzi dimentica, a proposito di Letta, che
durante la campagna elettorale l’attuale capo del governo nessuno se lo filava,
era il segretario di Bersani. Si deve ricordare inoltre al “neo”democristiano
Matteo Renzi che fino al mandato offerto da Napolitano ad Enrico Letta, la
gente ancora confondeva i nomi di Letta zio con quello di Letta nipote.
Renzi non tiene in alcuna
considerazione, inoltre, che Letta non è stato designato come possibile
Presidente del Consiglio né dal Partito Democratico e né -tanto meno- dagli
elettori. Che è stata una scelta delle istituzioni ripiegate su sé stesse,
senza un vero mandato elettorale, Enrico Letta non è – dunque - un protagonista indiscusso della politica
italiana, se non per un colpo di mano congiunto del Parlamento e del Capo dello
Stato di questo paese.
Se Renzi fosse davvero
un democratico - come sostiene - i suoi sproloqui non sarebbero delle mere e
mediocri autocelebrazioni demagogiche, inoltre sarebbe in grado di ottenere
consensi con la verità, con un memoria storica funzionante, e non nascondendo
goffamente la realtà dei fatti. Se Renzi fosse un vero democratico saprebbe che
la politica non è un talkshow, che i sondaggi non fanno il politico, bensì
creano solo un personaggio, un fantoccio dai più gradito forse… ma sempre un
fantoccio. E infine se Renzi avesse avuto davvero a cuore questo Paese non ne
sfrutterebbe l’attuale crisi per promuoversi provocando ulteriori guerre e
scaramucce, sia all’interno del suo partito che nel corpo sociale.
Renzi, come tanti
altri, non è un democratico.
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