La guerra interna al
Movimento Cinque Stelle è l’unità di misura per tutto il panorama tellurico
della politica italiana. La crisi si avvicina e si fa di tutto per evitare il
ritorno alle urne. Il nove settembre non è una data importante in fondo… ci
vorranno almeno una ventina di giorni, o un mese, prima che la Consulta si
pronunci sulla decadenza, ciò significa che per i primi di ottobre Letta e Napolitano
dovranno farsi trovare preparati e reperire i numeri necessari per far reggere
l’esecutivo all’ urto della crisi. I senatori a vita non bastano, quindi devono
raccattar “ricambi” un po’ dappertutto. E
a questo punto che si provoca la frattura grillina: aprirsi al governo o
restare sulla riva del fiume? Inutile dirlo! Per Grillo si deve restare
compatti e far sì che la “vecchia politica” imploda. Di diverso avviso il
Senatore Orellana, pronto – e “tardo” - a valutare una maggiore elasticità nei
confronti dell’esecutivo delle larghe intese. Anche per acquisire “maggior
potere contrattuale”.
A questo punto Grillo
definisce sul suo blog Orellana come un “nuovo Scilipoti”, dimenticando che
proprio Orellana è stato a marzo scorso il suo candidato per la presidenza del
Senato. Grillo non è nuovo a vuoti di memoria prodotti da scatti d’ira: è
successo per Rodotà, per Prodi e infine per uno dei suoi parlamentari migliori.
C’è da dire che
Scilipoti rappresenta una tipologia diffusissima di essere vivente
coperta da un copyright millenario! Dal "piatto di lenticchie" passando per i "trenta denari" sino per arrivare ai giorni nostri, gli “Scilipoti” spopolano e proliferano
in maniera endemica e inarrestabile, ma di certo Orellana non è tra questi.
Luis Orellana a me sembra più il nonno di Heidi: ti prepara il galbanino in
casa, fa camminare Clara, prende per il culo la signorina Rottermaier… al
massimo può avere un cane narcolettico, ma non sembra affatto un venduto. Dare
dello “Scilipoti” a Orellana credo sia stato l’ennesimo errore di Grillo,
sempre lo stesso in fondo: essere rigido all’interno del Movimento così come lo è all’esterno!
Non saper gestire voci diverse, rispettarle e discuterle anche dissentendone.
Paradossale, addirittura
grottesco, notare come il più grande difetto politico di Grillo sia una proprio una delle sue bandiere, uno dei pilastri
della sua democrazia 2.0: la comunicazione. Non la libertà di espressione,
perché per quanto Grillo urli e offenda non riesce a frenare critiche e
polemiche - anzi le innesca -, ma proprio la capacità di comunicare, di interagire. E’ un muro di
gomma che rilancia violentemente al mittente ogni dissenso, anche quando non ce
n’è bisogno. Sordo e a testa bassa il leader dei cinque stelle sembra pervaso
dalla radicata convinzione che ogni critica rappresenti una minaccia, una
macchinazione di sistema tesa destabilizzare il movimento. Perché Grillo non si
rende conto che sta distruggendo con le sue mani quello che è riuscito a
creare? Il numero delle teste che - in un modo o nell’altro - ha fatto cadere
inizia ad esser tanto ingombrante quanto imbarazzante: Adele Gambaro, Marino Mastrangeli, Fabiola Anitori, Paola De
Pin e ora anche Orellana dichiara di voler lasciare il movimento. Qui un
esamino di coscienza sarebbe d’uopo Beppe.
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