In Verità

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venerdì 13 settembre 2013

LETTA E LA TEORIA DELLE CORRENTI NON COMUNICANTI


Il presidente del consiglio inizia a sbroccare. Va all’estero e dichiara ai giornalisti che va tutto bene, il governo è solido – a dire il vero è lo stato tipico del “rigor mortis”. Torna in Italia, gli ritorna l’umor nero e afferma che una crisi butterebbe via tutto il lavoro fatto in questi mesi. Detto in sintesi: appena torna in Italia ci ricade in depressione.
Ci verrebbe da chiedere quali passi avanti ha fatto l’Italia da Monti a Letta: proprio oggi i dati Ocse ci rivelano che tra tutti i paesi industrializzati solo il Messico e l’Italia non hanno registrato segnali di ripresa. Ora se avessimo avuto Berlusconi al governo avrebbe demenzialmente colorito il dramma dichiarando che non era certo colpa sua ma dei colori in comune delle due bandiere. Che secondo suoi personalissimi sondaggi da qui a sei mesi la sfiga sarebbe passata al bianco blu e rosso e noi saremmo usciti dalla crisi. Ma Letta come può fare? Non è un intrattenitore come Silvio, non sa deliziarci di ovvietà come Renzi; perciò è costretto a contraddirsi: a dire che tutto va bene mentre è spinto sull’orlo del baratro sia dai suoi alleati di governo che dai compagni di partito.
Letta ha bisogno di tempo, deve portare risultati e affilare le armi per il congresso. Non può presentarsi come eventuale leader senza numeri e un governo fallito alle spalle. Epifani sta temporeggiando, fa quel che può, ma Renzi e suoi iniziano a fargli la posta sotto casa, come il Ventresca e Bellicapelli sotto il palazzo di “Er Pomata” in  Febbre da Cavallo. La corrente dei lettiani non è ancora così forte da reggere all’urto Renzi.
Il Pd a questo punto manifesta tutte le sue contraddizioni. Per i nostri democratici le correnti non sono occasione di confronto e sviluppo, non sono voci diverse ma convergenti all’interno della stessa area ma veri e propri “partitini interni” in guerra tra loro per stare alla guida di questo carrozzone sgangherato.
Ci sono tante di quelle correnti che si rasenta il ridicolo. Ci sono i Giovani Turchi (specializzati nel tradire in parlamento), i Dalemiani (come sopra), i Lettiani, i Bersaniani, i Renziani, i Bindiani, i Franceschiniani, i Cuperliani,  etc. etc. etc! Se per malaugurato caso ti trovi nei dintorni di S’Anastasia, quattro deputati appostati agli angoli della piazza ti si avvicinano e ti costringono a dare le generalità solo per sapere come si chiamerà la tua corrente. La corrente è curriculare, significa che conti… anche l’ultimo dei pirla ne deve avere una, altrimenti scendi sotto la soglia di sbarramento di presentabilità al partito e ti retrocedono ai Comunisti Italiani!

Enrico Letta questo vuole evitare, non vuole esser condannato nel limbo dei perdenti. Che figura ci farebbe con Napolitano, con lo zio, con gli amici e i parenti? Allora deve resistere, deve durare il più possibile, portare risultati, anche minimi, basta che siano ben  pubblicizzati. Deve tenersi il nemico in casa perché gli “amici” lo voglion far fuori.      

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