Il presidente del
consiglio inizia a sbroccare. Va all’estero e dichiara ai giornalisti che va
tutto bene, il governo è solido – a dire il vero è lo stato tipico del “rigor
mortis”. Torna in Italia, gli ritorna l’umor nero e afferma che una crisi
butterebbe via tutto il lavoro fatto in questi mesi. Detto in sintesi: appena
torna in Italia ci ricade in depressione.
Ci verrebbe da chiedere
quali passi avanti ha fatto l’Italia da Monti a Letta: proprio oggi i dati Ocse
ci rivelano che tra tutti i paesi industrializzati solo il Messico e l’Italia
non hanno registrato segnali di ripresa. Ora se avessimo avuto Berlusconi al governo
avrebbe demenzialmente colorito il dramma dichiarando che non era certo colpa
sua ma dei colori in comune delle due bandiere. Che secondo suoi personalissimi
sondaggi da qui a sei mesi la sfiga sarebbe passata al bianco blu e rosso e noi
saremmo usciti dalla crisi. Ma Letta come può fare? Non è un intrattenitore
come Silvio, non sa deliziarci di ovvietà come Renzi; perciò è costretto a
contraddirsi: a dire che tutto va bene mentre è spinto sull’orlo del baratro
sia dai suoi alleati di governo che dai compagni di partito.
Letta ha bisogno di
tempo, deve portare risultati e affilare le armi per il congresso. Non può
presentarsi come eventuale leader senza numeri e un governo fallito alle
spalle. Epifani sta temporeggiando, fa quel che può, ma Renzi e suoi iniziano a
fargli la posta sotto casa, come il Ventresca e Bellicapelli sotto il palazzo
di “Er Pomata” in Febbre da Cavallo. La
corrente dei lettiani non è ancora così forte da reggere all’urto Renzi.
Il Pd a questo punto
manifesta tutte le sue contraddizioni. Per i nostri democratici le correnti non
sono occasione di confronto e sviluppo, non sono voci diverse ma convergenti
all’interno della stessa area ma veri e propri “partitini interni” in guerra
tra loro per stare alla guida di questo carrozzone sgangherato.
Ci sono tante di quelle
correnti che si rasenta il ridicolo. Ci sono i Giovani Turchi (specializzati
nel tradire in parlamento), i Dalemiani (come sopra), i Lettiani, i Bersaniani,
i Renziani, i Bindiani, i Franceschiniani, i Cuperliani, etc. etc. etc! Se per malaugurato caso ti
trovi nei dintorni di S’Anastasia, quattro deputati appostati agli angoli della
piazza ti si avvicinano e ti costringono a dare le generalità solo per sapere
come si chiamerà la tua corrente. La corrente è curriculare, significa che
conti… anche l’ultimo dei pirla ne deve avere una, altrimenti scendi sotto la
soglia di sbarramento di presentabilità al partito e ti retrocedono ai
Comunisti Italiani!
Enrico Letta questo
vuole evitare, non vuole esser condannato nel limbo dei perdenti. Che figura ci
farebbe con Napolitano, con lo zio, con gli amici e i parenti? Allora deve
resistere, deve durare il più possibile, portare risultati, anche minimi, basta
che siano ben pubblicizzati. Deve
tenersi il nemico in casa perché gli “amici” lo voglion far fuori.
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