Ci sono cose che noi
semplici votanti non potremo mai immaginare. Partiamo dal semplice presupposto
che chi ci governa sia lì… dove nessun normodotato è mai giunto prima, perché
possiede delle capacità, delle competenze, se non addirittura dei meriti che
noi non abbiamo. Però, da un quindicennio a questa parte, abbiamo iniziato più
o meno a comprendere che questo benevolo presupposto è piuttosto labile,
infondatamente ottimistico e pregiudiziale … in pratica una cazzata! Ma per un
corposo quanto ingombrante scorcio di storia questa generazione consacrata
all’inettitudine ha avuto - purtroppo - tutto il tempo di insediarsi, radicarsi
e riprodursi, ed ora non molla la presa neanche davanti al più lampante ed
irredimibile dei fallimenti.
Enrico Letta, l’ultimo
nato di questa gloriosa generazione, pur di restare al suo posto, ci allieta
vaticinando scenari apocalittici, iniettando il nostro già preoccupato
quotidiano con dosi massicce di veleno destabilizzante e ansiogeno. La carta del suo governo è l’unica sul
tavolo, non ci sono alternative se non il Caos, la crisi sta finendo ma se il
suo esecutivo cade non coglieremo l’occasione, saremo schiavi dell’Europa e…pagheremo
l’Imu! I segnali della fine dei tempi per Letta quelli sono: Il Papa Nero e la
tassa sulla casa! Non si scappa!
C’è però da dire che la
sua Apocalissi – in genere recitata al tramonto – è piuttosto arida, ripetitiva
e senza pathos. All’inizio funziona, inquieta non poco… ma si sa che col tempo
ci si abitua a tutto, e a lungo andare potrebbe anche non sortire più alcun
effetto, addirittura annoiare. La Cassandra “de noi artri” dovrebbe dunque
lavorare sul testo: renderlo più accattivante, casomai mettendolo in versi:
Gli italiani lo sanno,
si esige il cambiamento
E io sono qui -
immobile - per il rinnovamento.
Se dovessi cadere, Dio
non voglia,
solo per un galeotto
che imbroglia,
Cadremmo in un baratro
infinito.
Anche Napolitano l’ha
detto…è garantito!
Sarem alla mercé
dell’Europa Feroce
che ci invierebbe fior
di conio all’antrace.
Dell’Ellade ci faran
trista sorella
Lacrimosa schiava della
teutonica gabella.
Senza me né talleri e
né amici…
Solo tasse, iniquità e sisifi
sacrifici
Mai più sarete senza
pensieri e occupati
Ma ai mali peggior
condannati:
Tutto finito, tutto in
dissesto
Vi pignoreran il
Colosseo in protesto.
C’è una luce, quella
della ripresa, una speranza
Ma io non devo
schiodarmi da questa stanza.
La mia stabilità è il
segreto malcelato
Altrimenti tutto sarà
condannato.
E’ il continente che lo
anela, che lo vuole
Perché sono stanchi di
beccare solo sole!
Voi non c’entrate,
colpa non avete, e a male…. non ve la pigliate!,
Ma pur alle terga di
qualcuno le membra nostre dovevan restar avvinghiate.
Ma Saccomanni il mago
Pio ha emesso il suo verdetto
Un altr’anno e mollerem
la presa - anche se non è detto.
Più abile di la Pizia e
Tiresia, codesto l’oracolo
Ci vuole mesti e
fiduciosi nel miracolo.
Intanto nulla io vi
nascondo
Il vostro terror è
fecondo
Mi è utile per un
mirabile scopo
Render grigio e
preoccupante il dopo!
In fondo poi… siete avvezzi, da tempo abituati
Vi abbiam inutilmente e
per anni salassati.
Nulla è cambiato ma vi
abbiam gabbato
E per poco non ci avete
pure ringraziato.
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