In Verità

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domenica 15 settembre 2013

FACCIAMO I BRAVI CON LETTA ALTRIMENTI ARRIVA IL BABAU!


Ci sono cose che noi semplici votanti non potremo mai immaginare. Partiamo dal semplice presupposto che chi ci governa sia lì… dove nessun normodotato è mai giunto prima, perché possiede delle capacità, delle competenze, se non addirittura dei meriti che noi non abbiamo. Però, da un quindicennio a questa parte, abbiamo iniziato più o meno a comprendere che questo benevolo presupposto è piuttosto labile, infondatamente ottimistico e pregiudiziale … in pratica una cazzata! Ma per un corposo quanto ingombrante scorcio di storia questa generazione consacrata all’inettitudine ha avuto - purtroppo - tutto il tempo di insediarsi, radicarsi e riprodursi, ed ora non molla la presa neanche davanti al più lampante ed irredimibile dei fallimenti.
Enrico Letta, l’ultimo nato di questa gloriosa generazione, pur di restare al suo posto, ci allieta vaticinando scenari apocalittici, iniettando il nostro già preoccupato quotidiano con dosi massicce di veleno destabilizzante e ansiogeno.  La carta del suo governo è l’unica sul tavolo, non ci sono alternative se non il Caos, la crisi sta finendo ma se il suo esecutivo cade non coglieremo l’occasione, saremo schiavi dell’Europa e…pagheremo l’Imu! I segnali della fine dei tempi per Letta quelli sono: Il Papa Nero e la tassa sulla casa! Non si scappa!
C’è però da dire che la sua Apocalissi – in genere recitata al tramonto – è piuttosto arida, ripetitiva e senza pathos. All’inizio funziona, inquieta non poco… ma si sa che col tempo ci si abitua a tutto, e a lungo andare potrebbe anche non sortire più alcun effetto, addirittura annoiare. La Cassandra “de noi artri” dovrebbe dunque lavorare sul testo: renderlo più accattivante, casomai mettendolo in versi:

Gli italiani lo sanno, si esige il cambiamento
E io sono qui - immobile - per il rinnovamento.
Se dovessi cadere, Dio non voglia,
solo per un galeotto che imbroglia,
Cadremmo in un baratro infinito.
Anche Napolitano l’ha detto…è garantito!

Sarem alla mercé dell’Europa Feroce
che ci invierebbe fior di conio all’antrace.
Dell’Ellade ci faran trista sorella
Lacrimosa schiava della teutonica gabella.
Senza me né talleri e né amici…
Solo tasse, iniquità e sisifi sacrifici
Mai più sarete senza pensieri e occupati
Ma ai mali peggior condannati:
Tutto finito, tutto in dissesto
Vi pignoreran il Colosseo in protesto.
C’è una luce, quella della ripresa, una speranza
Ma io non devo schiodarmi da questa stanza.
La mia stabilità è il segreto malcelato
Altrimenti tutto sarà condannato.
E’ il continente che lo anela, che lo vuole
Perché sono stanchi di beccare solo sole!
Voi non c’entrate, colpa non avete, e a male…. non ve la pigliate!,
Ma pur alle terga di qualcuno le membra nostre dovevan restar avvinghiate.
Ma Saccomanni il mago Pio ha emesso il suo verdetto
Un altr’anno e mollerem la presa - anche se non è detto.
Più abile di la Pizia e Tiresia, codesto l’oracolo
Ci vuole mesti e fiduciosi nel miracolo.
Intanto nulla io vi nascondo
Il vostro terror è fecondo
Mi è utile per un mirabile scopo
Render grigio e preoccupante il dopo!
In fondo poi…  siete avvezzi, da tempo abituati
Vi abbiam inutilmente e per anni salassati.
Nulla è cambiato ma vi abbiam gabbato
E per poco non ci avete pure ringraziato.


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