In Verità

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lunedì 5 agosto 2013

SILVIO ESIGE IL PIZZO, LETTA PAGA E NON DENUNCIA.


Dopo la condanna Berlusconi mostra definitivamente la sua natura – anche se non era strettamente necessario. Un pregiudicato ancora a piede libero, per salvare il salvabile, impiega tutte le sue forze per esercitare pressioni ricattando chi si è compromesso con lui. Questa è una dinamica criminosa molto in auge in Italia, è una forma di crimine strutturale, fatto di legami, composto da una ragnatela di connivenze e patti taciti da sfruttare nel momento del bisogno. Che l’ex cavaliere sia chiassosamente e volgarmente furbo è un dato di fatto, e lo ha dimostrato col cosiddetto governo delle “larghe intese”. Silvio è l’ago della bilancia da quando si è opportunamente blindato dietro un esecutivo nato già paralizzato e adesso fa sentire tutto il suo peso chiedendo il conto; e nonostante sia un condannato in via definitiva gioca con Letta e Napolitano come fa il gatto col topo: non annuncia disordini e guerre, ma – furbescamente – delega il lavoro sporco: riesuma Bondi che parla di guerra civile, de-plastifica per tre ora al giorno la Santanché che minaccia istericamente il governo, poi in una manifestazione farsa a via del Plebiscito – supportato dalla sua badante e da altre infermierine accessorie -   finge commozione davanti a duecento persone e rassicura “ufficialmente” il governo generando l’immagine di chi, pur essendo direttamente coinvolto, mantiene la calma e il buon senso mentre il suo branco ringhia e sbava. Insomma è un po’ come il mafioso che chiede il pizzo: mica è il boss che ricatta? Mica è lui che direttamente pretende ed intimidisce? Lui è il “mammasantissima”, colui che deve apparire come protettore e garante, sono i suoi sottoposti ad insozzarsi le mani. Sono i pesci piccoli che minacciano e riscuotono per suo conto. Ora la “Premiata ditta Letta&Napolitano”, avendo accettato Berlusconi come socio di maggioranza, vive non poche difficoltà. Il capo del Governo e il Quirinale si trovano  costretti ad abbozzare, a tenersi le bordate e le intimidazioni, e si  arrabatta tra i guai personali e criminali del loro “stimatissimo socio” - il quale fa il bello e il cattivo tempo -, e il bene di una cosuccia da nulla che si chiama Italia, che, per inciso, da vent’anni è stata subordinata alle esigenze del “pregiudicato”. C’è da dire che il Presidente del Consiglio ha anche imparato molto da Berlusconi e la linea sottile tra onestà e Berlusconismo endemico inizia ad essere evanescente: infatti Enrico la spara grossa – in pieno stile psiconano - affermando che il governo è benvisto nei sondaggi e che ha un alto consenso. Beh, a meno che questo sondaggio non sia stato fatto “trasversalmente” tra i manager della Bce, banchieri creditori e membri del governo Merkel è palese che consiste in una cazzata apocalittica; però… per quanto grossa è strumentale, serve: instilla dubbi e domande, disorienta l’opinione pubblica superficialmente… è utile! Chissà, forse tra un po’ anche Letta istituirà la sua “Brigata dei 50 centesimi” come in Cina. Così, tra gli stantii slogan di Ferrara, l’ossessione per le t-shirt fatte in casa della Mussolini, ci troviamo in uno stallo tragicomico, dove si pretende la grazia per un truffatore condannato perché ha progettato e realizzato una frode utilizzando la propia carica istituzionale, quella di Presidente del Consiglio!, eh già…  mica Silvio poteva truffare normalmente? Altrimenti che megalomane è? 

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