Troppo fumo, troppo
fumo… mi ripeto da giorni. Attorno al decisione della Cassazione c’è un polverone
enorme che impedisce di vedere chiararemente. E più pensavo a questa bagarre mediatica
e politica e più mi veniva in mente un racconto bellissimo di Poe, “La lettera
rubata”. La storia di questa lettera cercata dappertutto: in ogni anfratto,
anche negli interstizi dei muri, negli incavi della mobilia, ma che in realtà
nessuno aveva mai mosso... quella lettera era sempre stata al suo posto. Spesso il nascondiglio
migliore è l’evidenza. Le energie della polizia e degli investigatori erano
concentrate sulla certezza che quella lettera fosse stata rubata, e a nessuno di
loro sarebbe mai venuto in mente che in realtà non era mai stata mossa da dove era stata vista l’ultima volta. E se stesse accadendo qualcosa di simile per il
processo Mediaset? C’è una confusione incredibile, per il Pdl la condanna è certa e minaccia il governo, il Pd fantastica al suo interno con
ipotesi fantascientifiche sul dopo Letta, tirando in ballo anche Grillo e i suoi.
Lo stesso Grillo va da Napolitano, fa la voce grossa, poi addirittura tende ai
democratici una mano per un "dopo Berlusconi" e prontamente schifato la ritira. E
come se non bastasse il quotidiano berlusconiano Libero mette in
prima pagina la notizia di una grazia già pronta per Berlusconi sulla scrivania
del Presidente della Repubblica. Troppo fumo… troppo fumo negli occhi per essere
vero. Intanto Belpietro, nonostante sia una universalmente noto che non è una
cima, di certo non è fesso: sa benissimo che nel momento in cui ha pubblicato questa
notizia l’ipotesi della grazia per Berlusconi si è bruciata – ammesso che sia
mai stata messa sul fuoco. Dopo quella prima pagina nessuno si azzarderebbe a
fare una cosa del genere. Lo stesso Grillo che annuncia di
dichiararsi disponibile e poi ritira tutto non la conta giusta. Grillo per quanto
armato di buone intenzioni - utilizzate male ed espresse peggio – non può
governare, i suoi non sono in grado. Grillo non può mettere al governo gente
che a malapena conosce - e si conosce - da cinque mesi, la cui affidabilità, fedeltà e
competenza sono incerte e da rodare. Per quanto sentenzi e spari a zero Grillo
è terrorizzato all’idea di governare!, non può permettersi di mettere al
governo delle incognite, anche se “potenzialmente” oneste e in buona fede. Non
può! I grillini per adesso sono un’ottima manovalanza politica: grandi idee,
ottimi lavoratori, un elemento di rottura, di disturbo politico, ma una forza
ancora da affermare e formare e un passo del genere rischierebbe di ammazzarli
nella culla – senza contare che lo stesso Beppe come balia lascia molto a
desiderare. Qui qualcosa non torna. Non tornano le esagerazioni, non torna la
fretta e la facilità con cui si immaginano scenari futuri, non torna la stessa
calma di Berlusconi, il quale ha dichiarato con estrema serenità che verrà
certamente assolto.
E se niente di tutto
questo fosse vero? Da giorni si parla o di colpevolezza o di assoluzione,
addirittura di grazia. Eppure qui qualcosa sfugge, qualcosa che non viene detto.
Ma questo qualcosa è qui, è evidente ma non lo notiamo, è sotto i nostri occhi
ma non lo vediamo… forse perché siamo nell’occhio del ciclone, perché veniamo tempestati di informazioni e notizie, da dibattiti infiniti e ipotesi inverosimili. La
Cassazione dovrà pur dire qualcosa il 30 luglio, esprimere il suo parere sui
primi due gradi di giudizio che condannano Berlusconi al carcere e all’interdizione.
In mezzo a milioni di
parole nessuno – paradossalmente - accenna alla terza strada, alla possibilità
che si verifichi un’ipotesi valida almeno quanto le altre, se non addirittura
più plausibile, e cioè… il “Signori tutto è da rifare”. La Cassazione può
decidere di far rifare daccapo il processo Mediaset. Si possono trovare cavilli
ed inesattezze, un numero imprecisato di vizi di forma che spingano la suprema
corte a scegliere questa via. A pensarci
sarebbe una soluzione perfetta: Berlusconi si rasserenerebbe ancora di più, le
alleanze di governo sarebbero salve, la Presidenza della Repubblica non
perderebbe la faccia firmando una grazia scandalosa e la magistratura verrebbe
sì criticata ma non come lo sarebbe stata se avesse assolto inspiegabilmente l’imputato;
anzi sembrerebbe più umana e meno tirannica. Il potere giudiziario mostrerebbe
dunque un lato che redime il marchio politico che gli è stato affibbiato da
vent’anni a questa parte. Scopriremo d’un tratto che ci sono giudici di
sinistra e di destra e che la par condicio a tarallucci e vino regna incontrata
anche nella magistratura. A questo punto perché il polverone? Perché fare tutta
questa scena per arrivare a rimandare tutto? Forse per avvisare la stessa
Cassazione, per indicarle la strada da seguire con una piccola tempesta. Se
fossi uno dei giudici della Cassazione e vedessi coi miei occhi quale bufera
politica, sociale e istituzionale potrei provocare ci penserei mille volte
prima di prendere leggermente una decisione su Berlusconi. Insomma, resterei
intimorito dallo scenario che mi si paventerebbe nel paese se Berlusconi salta.
Il messaggio è chiaro, e perché no… anche intimidatorio: “Cari Giudici della
Cassazione… in tre giorni vedete cosa è successo? E avete solo stabilito la
data! Pensateci bene prima di prendere una decisione, perché quello che avete
visto non è niente!”
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