In questa estate non
torrida, pluviale, da mangrovie immaginarie appesantite da gocce di rugiada
grosse come palline da tennis, l’imminenza si appresta ad esser sempre più
prossima. Siamo all’epilogo paradossalmente incerto di questa chiappa di
storia molle, banale, e…. terribilmente piatta!, Eh già… perché di tutte le
parti nobili ancora intonse e utilizzabili del divenire umano a noi è toccato proprio il culo! Se avessimo
attraversato una dittatura vera, composta da folli “normali”, qualcuno avrebbe
approfittato dell’occasione per qualche atto di eroismo. Si sarebbe generata
una resistenza, imbastita una lotta per la riconquista della libertà e del
diritto. E invece no!, la più alta forma di resistenza consiste nell’evitare il
rincoglionimento, nell’aggrapparsi con tutte le forze a quegli sporadici
momenti di lucidità collettiva che di tanto in tanto svicolano e sfuggono dal
buco nero della demenza. Inconsapevoli, di volta in volta, andiamo ad
arricchire questo “Merzbau” sempre in fieri composto dalle nostre sacrosante
proteste, dai nostri profondi buoni sentimenti, dalle nostre idee più nobili…
ma infelicemente rattoppato e “alleggerito” con gli aggiornamenti in tempo
reale degli amori andati a male ai quali alleghiamo – in offerta – l’autocelebrazione
pubblica della nostra regolarità intestinale, qualche scatto delle vacanze – io
sono qui - , due o tre cuccioli abbandonati… e una bella spolverata di messaggi
subliminali indirizzati a chi sappiamo
noi, “anche se”… “ma”.. “non sappiamo se…”! Dio quanto è piatta questa chiappa!
E intanto tutt’intorno piovono i messaggi più eterogenei, nel contempo
contrapposti e contemporanei. Spesso sembra che una risposta ci arrivi prima
della domanda, che la sete venga soddisfatta prima dell’arsura, ma la
sensazione che, in questo spazio dell’accadere che mai vediamo, qualcuno stia
barando non ci coglie mai. Anche il caso non è un caso, e se è il caso di
credere al caso… di certo non è un caso! Il tempo di pensare a qualcosa,
ordinarlo, metterlo in fila, consolidarlo con un processo deduttivo, anche
elementare, che subito un’apparente smentita, una distrazione, tanto facile quanto improvvisa,
possono impedirci di fare un “ragionamento”. Ragionamento… che parola antica!
Nell’autocrazia dell’istantaneo nell’era della chiappa globale un ragionamento
può portarci inesorabilmente verso lo “sfintere nero cosmico” della lentezza.
Lì dove tutto ciò che ha la pallida parvenza di sostanza viene ingoiato. Un
ragionamento è impossibile, altrimenti si perde l’attimo… basta un niente, una
manciata di secondi a pensarci su e già siamo nel passato remotamente prossimo
o… prossimamente remoto, poco conta! Non scherziamo! Non possiamo fossilizzarci
a ragionare. Il ragionamento richiede tempo, e il dilatarsi del tempo ha
spessore e questo spessore ha un peso specifico… in poche parole è qualcosa!, è
materia, è per questo è insopportabilmente ingombrante… e come se tutto questo
non bastasse, non può neanche esser conservato in forma dati, né, tantomeno, è condivisibile.
E’ qualcosa di grosso, totalmente nostro e mai completamente fruibile all’esterno.
E se non è comunicabile perfettamente a che cosa serve? Paradossalmente in
questo “evo” il pensiero non si può trasmettere. La chiappa globale permette
tutto, tranne il sostanziale. Allora ci conviene credere che il sistematico
appartenga al passato, che l’informazione esuli dalla formazione, che il “diretto”
e l’ “efficace” si sostituiscono alla perfezione come palliativi d’urto del “significato”
- marchingegno ipertrofico ed inutile, troppo pesante da sfruttare! Quindi stiamo
già apposto così! sembriamo già tanto profondi risultando efficaci, non abbiamo
bisogno di esserlo veramente! Che ce ne facciamo dunque del significato? Di
questo nucleo pesantissimo che mette in moto troppe cose? Serve solo un’intuizione,
anche banale, tanto basta infiocchettarla bene… ed ecco un perfetto simulacro
del significato! certo ha vita breve… molto
breve, giusto il tempo di fare effetto per poi vaporizzarsi, non tanto
magicamente, già nella memoria a breve termine.
Nessun commento:
Posta un commento