Sempre sulla scia del “L’Affaire
kazako” il “ministrello” Angelino Alfano continua a deliziarci dando spettacolo.
Oggi il Presidente del Tribunale di Roma Mario Bresciano ha presentato il suo
rapporto sul caso Shalabayeva alla commissione di inchiesta istituita dal
ministero della giustizia. in questa relazione Bresciano dichiara senza mezzi
termini che la polizia nascose informazioni importanti al giudice di pace Stefania
Lavore che autorizzò il fermo presso il centro di Ponte Galeria di Alma Shalabayeva
e di sua figlia. In pratica la questura di Roma omise di dare notizie sull’effettiva
identità della donna al giudice, la quale era in possesso di un falso
passaporto centrafricano. Il giudice non era stata aggiornata sulle effettive identità delle due trattenute mentre polizia ne era già a conoscenza sin dal 28 maggio:
in quella data, infatti, la questura di Roma riceve un fax dal Kazakistan nel
quale viene informata della presenza di Alma Shalabayeva nel villino di Casal
Palocco. Il presidente Bresciano rincara la dose affermando che queste mancate
informazioni sono risultate alquanto sospette, ed hanno portato a conseguenze “gravissime”.
Il giudice di pace Lavore infatti non vide scritto il nome di Alma Shalabayeva
in nessun documento o richiesta presentati in tutta fretta dalla forza pubblica,
e che venne a conoscenza della vera identità della donna solo successivamente
dai suoi legali. Il presidente del Tribunale di Roma, dunque, accusa le forze
di polizia di non aver informato
opportunamente il giudice Lavore, la quale fu anche sviata dalla repubblica
centraficana che confermò la validità del documento esibito dalla Shalabayeva. Insomma
per Bresciano ci sono troppe “stranezze” inspiegabili, omissioni, frettolosi e grossolani pasticci e sospetti che rendono l’arresto della dissidente Kazaka un caso
curioso e inquietante… nel quale sia la Questura di Roma che il Ministero degli
Interni hanno giocato un ruolo tanto consapevole quanto ambiguo.
Ma come se non bastasse
il Viminale oggi ne combina un’altra: Alfano, deciso a rinnovare il ministero
con un ricambio massiccio di poltrone, invia un comunicato stampa riguardante il
Capo della Polizia Pansa… documento subito annullato con una smentita. In
seguito vengono diramate le nuove nomine, e nel vorticoso giro di nomi spunta
quello di Giovanna Maria Iurato, incaricata da Angelino a presiedere la Direzione
Centrale degli affari dei culti presso il Dipartimento per le libertà civili e
l'immigrazione. Giovanna Maria Iurato è l’ex prefetto della città de l’Aquila
ed è diventata famosa per un’intercettazione telefonica nella quale dichiarò –
ridendo - al collega Gratteri di aver finto commozione e lacrime davanti alla
Casa dello Studente all’indomani del terremoto che distrusse la città nell’aprile
del 2009. Ma come se non bastasse, la Iurato è stata inquisita per turbativa d’asta
insieme al marito Giovanni Grazioli, dirigente della società Elsag-Datamat del
gruppo Finmeccanica, inchiesta avviata della procura di Napoli riguardante
presunti azioni illegali per l’affidamento della realizzazione della Cittadella
della Sicurezza. Nella fattispecie l’ex prefetto (ma attuale dirigente grazie
ad Alfano) è stata accusata - e per questo interdetta dai pubblici uffici - di aver fatto pressioni affinché l’appalto di
questo progetto venisse affidato alla società gestita dal marito.
Ecco i nuovi
collaboratori del Ministro del Interni Angelino Alfano, un nome… una garanzia! Ora tutti possiamo dormire tra due guanciali, la nostra sicurezza come
cittadini è in una botte di ferro!
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