In Verità

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martedì 26 marzo 2013

ENTITA’ BERSANI

Scrivere su Bersani è difficile! Imitarlo va bene,… il suo linguaggio  si presta ma descriverlo è un’impresa. Chi ci si avventura va quasi immediatamente in una fase di “estraniazione” e passa ad altro … inizia ad esser corale e piuttosto gioca deflettendo sull’avvenenza di Rosy Bindi, immagina la Binetti in tanga leopardato che frusta Monti, Renzi allattato dalla Finocchiaro… Letta e Fassino quando erano vivi; addirittura si presta a uno uno sforzo maggiore e pensa a come sarebbe Fassina con un cervello tutto suo, ma su Bersani non ci riesce.
Credo che esistano due motivazioni che spiegano questo blocco: la prima è perché Bersani in fondo è uno sventurato; il classico tipo sbagliato, che si trova sempre nel posto sbagliato nel momento sbagliato, e se solo i tre sbagli coincidono si può assistere ad un miracoloso quanto fortuito gioco del caso… ma di botte di culo Pierluigi ne ha avute proprio poche. E’ anacronistico nelle ossa, pensa che esista ancora la politica e crede di avere a che fare con gente equilibrata… a cominciare da quando si guarda nello specchio appena sveglio. Va in parlamento, si guarda intorno, vede i suoi ed è preso dallo sconforto. Lo chiama Renzi chiedendogli di comprare una vocale, D’Alema gli lascia il solito bigliettino nella tasca della giacca con su scritta sempre la stessa frase: “Io so che tu sai che io so! e rammenta che Berlinguer è morto ma io no!”, e si sente come un seminarista in un bordello: eretto ma alienato! Il tasso di ansia di questo segretario è a livelli da litio, che per altro usa tutto Fassina. Addirittura per adeguarsi al “PPS” - ovvero “Politic Patonza Style” - dettato da Berlusconi ha assunto come portavoce la Moretti: in fondo la ragazza proviene dalla scuderia del centro destra vicentino, ma chi siamo noi per non credere nei ravvidementi e nelle conversioni? In fondo una di quelle bellezze sobrie (e un po’ inquietanti) da moderno pseudo- femminismo in tailleur, non eccessive e tracotanti ma che intrigano quando non emettono bile dagli occhi! Insomma, Bersani ha cercato di adeguarsi ai tempi… fallendo miseramente, mostrando, dunque, una tenace e monolitica coerenza di fondo.
Il secondo fattore consiste in una radicata personalità politica “ectoplasmatica”! Bersani è di vecchia scuola: crede nel basso profilo e nel lavoro di squadra – e rimuove scientemente un dato di fatto: di trovarsi in un’arena di leoni affamati, oramai vecchi e spelacchiati però sempre voraci. Inevitabile che la sua figura appaia diafana, inconsistente, senza carattere, quasi ridicola in un paese che non ha mai rinunciato al personalismo, che crede ciecamente all’equazione coglioni=cervello, che ama i toni forti, le invettive crude e ad effetto. Insomma Pierluigi Bersani è un romanticone in mutande smollate su un set pornografico. Ma non è né un’apologia né un’ accusa… è una tragica realtà.
Il regista di questa pellicola - Silvio Berlusconi - gli propone un’ammucchiata con i suoi e la pornoattrice raccomandata Alfano – anche se Silvio amerebbe girare egli stesso la scena madre nelle stanze del Quirinale -, mentre la star del film – Grillo - fa la preziosa perché vuole  il camerino più grande e comandare tutte le scene. E in tutto questo neanche Bossi ce l’ha più duro!


    

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