Scrivere
su Bersani è difficile! Imitarlo va bene,… il suo linguaggio si presta ma
descriverlo è un’impresa. Chi ci si avventura va quasi immediatamente in una
fase di “estraniazione” e passa ad altro … inizia ad esser corale e piuttosto
gioca deflettendo sull’avvenenza di Rosy Bindi, immagina la Binetti in tanga
leopardato che frusta Monti, Renzi allattato dalla Finocchiaro… Letta e Fassino
quando erano vivi; addirittura si presta a uno uno sforzo maggiore e pensa a
come sarebbe Fassina con un cervello tutto suo, ma su Bersani non ci riesce.
Credo
che esistano due motivazioni che spiegano questo blocco: la prima è perché Bersani
in fondo è uno sventurato; il classico tipo sbagliato, che si trova sempre nel
posto sbagliato nel momento sbagliato, e se solo i tre sbagli coincidono si può
assistere ad un miracoloso quanto fortuito gioco del caso… ma di botte di culo
Pierluigi ne ha avute proprio poche. E’ anacronistico nelle ossa, pensa che
esista ancora la politica e crede di avere a che fare con gente equilibrata… a
cominciare da quando si guarda nello specchio appena sveglio. Va in parlamento,
si guarda intorno, vede i suoi ed è preso dallo sconforto. Lo chiama Renzi
chiedendogli di comprare una vocale, D’Alema gli lascia il solito bigliettino
nella tasca della giacca con su scritta sempre la stessa frase: “Io so che tu
sai che io so! e rammenta che Berlinguer è morto ma io no!”, e si sente come un
seminarista in un bordello: eretto ma alienato! Il tasso di ansia di questo
segretario è a livelli da litio, che per altro usa tutto Fassina. Addirittura per
adeguarsi al “PPS” - ovvero “Politic Patonza Style” - dettato da Berlusconi ha
assunto come portavoce la Moretti: in fondo la ragazza proviene dalla scuderia
del centro destra vicentino, ma chi siamo noi per non credere nei ravvidementi
e nelle conversioni? In fondo una di quelle bellezze sobrie (e un po’
inquietanti) da moderno pseudo- femminismo in tailleur, non eccessive e
tracotanti ma che intrigano quando non emettono bile dagli occhi! Insomma,
Bersani ha cercato di adeguarsi ai tempi… fallendo miseramente, mostrando,
dunque, una tenace e monolitica coerenza di fondo.
Il
secondo fattore consiste in una radicata personalità politica “ectoplasmatica”!
Bersani è di vecchia scuola: crede nel basso profilo e nel lavoro di squadra –
e rimuove scientemente un dato di fatto: di trovarsi in un’arena di leoni
affamati, oramai vecchi e spelacchiati però sempre voraci. Inevitabile che la
sua figura appaia diafana, inconsistente, senza carattere, quasi ridicola in un
paese che non ha mai rinunciato al personalismo, che crede ciecamente all’equazione
coglioni=cervello, che ama i toni forti, le invettive crude e ad effetto.
Insomma Pierluigi Bersani è un romanticone in mutande smollate su un set
pornografico. Ma non è né un’apologia né un’ accusa… è una tragica realtà.
Il
regista di questa pellicola - Silvio Berlusconi - gli propone un’ammucchiata
con i suoi e la pornoattrice raccomandata Alfano – anche se Silvio amerebbe
girare egli stesso la scena madre nelle stanze del Quirinale -, mentre la star
del film – Grillo - fa la preziosa perché vuole il camerino più grande e comandare tutte le
scene. E in tutto questo neanche Bossi ce l’ha più duro!
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