La
penna di Imarisio sul Corriere ha la china della reazione. L’articolo del
giornalista ha toni che sarebbero piaciuti alla buonanima di Cossiga, e a
qualche sobillatore, con stipendio statale non dichiarato, degli anni settanta.
Prendendo spunto dalle derive di
violenza delle manifestazioni di ieri – quando l’Italia bolliva, come ha
dichiarato la Cancellieri
- ha preso la palla al balzo e si è premurato di interpretare tutto in base a
queste. Tutto nel calderone a cottura massima della violenza: le istanze, i
disagi, le proteste, l’esasperazione – e i conseguenti casi di parossismo – non
vengono analizzati in se stesse ma “interpretate” in base ai risultati. Cancellare
le motivazioni per considerare perniciosamente e tendenziosamente solo i
bollettini del ministero degli interni è troppo facile.
Per
quanto io sostenga che ogni rivoluzione degeneri in reazione – quasi puntualmente
– non posso addebitare il Caos del titolo dell'articolo del Corriere a chi è sceso in piazza in tutta Europa, in quanto è palese - quasi sfacciato- il
matrimonio di interesse celebrato dalla politica europea con una economia
liberticida.
Stranamente
ricordiamo che c’è una Sinagoga romana solo quando i cortei la sfiorano e i
manifestanti vengono descritti quasi come lanzichenecchi senza pietà e
antisemiti a comando. I telegiornali fanno bilanci piuttosto sospetti tirando
le somme senza dare numeri.
La
premura nel sottolineare che una manifestazione si è trasformata in guerriglia
e per questo condannata è quanto meno parziale – proprio a voler esser buoni.
La
violenza va sempre condannata ma bisogna ricordare vari fattori: sono state
mobilitate cento piazze solo in Italia, il numero dei manifestanti – altissimo –
tarda ad essere dichiarato dalle istituzioni e siamo convinti che verrà
considerevolmente epurato. Alla luce di ciò 140 fermati e 18 feriti rappresenta
un bilancio anche fortunato… l’esasperazione, gli infiltrati e i disturbatori
potevano provocare di peggio – in fondo non hanno neanche lavorato bene.
Imarisio
infine attacca i cinquantenni che si trovavano alle manifestazioni
descrivendoli come nostalgici, come dei repressi che si confondono con i
ragazzi per immedesimarsi e ricordare i vecchi tempi.
Strano
che l’attento Imarisio non consideri che proprio questa fascia di età è stata
colpita in modo rovinoso ed esasperante dalla politica economica di questo sciagurato governo. Molti di
questi sono degli esodati, dei disoccupati, dei cassintegrati, dei precari
della scuola che dopo venticinque anni non riescono ad avere una cattedra e che sono stati presi in giro da un concorso truffa. I cinquantenni che ha visto caro Imarisio sono esuberi di questa o quella fabbrica trovatisi da un giorno all’altro in mezzo a
una strada.
Se il giornalista del Corriere della Sera interpreta queste
manifestazioni come ideologiche o nostalgiche e non come il palesarsi di un’insofferenza
generalizzata nei confronti di una politica che annulla il diritto al lavoro e
al futuro è proprio lui ad aver sbagliato il tiro. E’ proprio lo stesso
Imarisio ad aver preso una cantonata nell'immaginare un panorama anacronistico quando
è ben altra cosa.
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