Si va avanti per fratture:
scomposte, multiple, micro e macro. Il “tutti contro tutti” è una forma di
frattura “composta”, un temporeggiamento traumatico mirato alle costole della
nostra ansia. Una facezia tritata a dovere e infilata a forza nelle nostre gole.
L’ attenzione sembra centrata e vigile, e infatti lo è… ma altrove.
Addio
al riformismo.
La soap opera berlusconiana
e tutti e i suoi sottoderivati inchiodano, volenti o nolenti, il nostro
quotidiano e così oscilliamo – a seconda del nostro colore politico – tra la
speranza e la rassegnazione. Non vediamo la compromettente deriva di un sistema
in coma vigile, l’assoluta paralisi di iniziative, programmi e idee. Non ci
accorgiamo neanche che la geografia politica di questo paese si è “telluricamente”
modificata, che si è stabilizzata col sacrificio definitivo del riformismo – ammazzato dall’interno
– in nome di un falso moderatismo e del “politicamente
corretto”. Perché rispettare le idee? Molto
meglio relativizzarle, renderle inefficaci, intatte nella forma ma svuotate di
ogni contenuto compromettente. Sta passando la sensazione che ogni opinione
decisa possa generare l’effetto “elefante in una cristalleria”: è un momento
troppo delicato per atti concreti, per riforme decise, ma la parola d’ordine è “moderazione”,
e questa parola castra letteralmente qualsiasi rappresentanza realmente
riformista.
Il
bravo chierico della fede Monti.
Letta conclude l’operazione
di Monti in sordina, protetto dal caos su Berlusconi, dalle polemiche sterili –
ma funzionali - sulle leggi in difesa dei diritti delle donne e delle coppie di
fatto. Letta è bravo, bravissimo… perché lungi dal prender congedo dal
berlusconismo mediatico lo usa a suo vantaggio. Forse instradato dallo zio, è
stato iniziato ai meccanismi di distrazione di massa in modo esemplare: toglie
qui e là qualche auto blu, qualche aereo di stato con annunci quasi “benedettini”
fatti di ieratica sobrietà e intanto non agisce, offre qualche contentino di misura ma
mediaticamente efficace e dove non riesce ad arrivare lascia libera di
scorazzare sui mezzi di informazione qualche polemica. E c’è da dire che è più
credibile di Silvio, perché è meno caciarone, più composto, con un profilo
basso e protettivo, e, poi, secondo il redditometro della camera è addirittura
nullatenente. Non promette mai a caso, ma in modo puntuale e tempestivo: una
legge elettorale? Proprio nuova no… ma una modifica per ottobre, quando sarebbe
dovuta essere immediata una totale riforma per chi ha “davvero a cuore” la salute della democrazia di questo
paese. Il suo temporeggiamento non è genetico, né caratteriale, magari… ma
neanche dettato dalla funesta alleanza, bensì è strategico, funzionale, un
ottimo mezzo per agire strutturalmente alla chetichella. Nessuna nuova legge
elettorale, nessun vero privilegio della classe politica toccato – la polemica
sugli stipendi eccessivi copre molte altre immunità della casta ben più
antidemocratiche -, nessuna azione per “riattivare” dal basso” l’economia, sul
potere d’acquisto dei cittadini, neanche una parola su argomenti come la sanità
e l’istruzione, martoriate senza vergogna da vent’anni.
Il
Letta-governo.
Questo governo con l’alibi
dell’ “emergenza” è nato senza un programma, un obiettivo, un progetto. Lavora
alla giornata e s’addormenta morendo d’inedia la sera. “Un sopravvivente
sterile” che cerca solo il plauso dell’Europa economica, delle lobbie bancarie,
delle dittature che detengono il potere energetico. Va in giro, inaugura
gasdotti, stringe le stesse mani che stringeva Berlusconi chinando la testa
allo stesso modo, solo con più “aplomb” - quella tipica del perfetto
maggiordomo -, e quando ritorna in patria celebra risultati strabilianti e
innovativi.
La
patata bollente della responsabilità.
Ma Enrico Letta è anche
un vero politico, cosa alla quale non eravamo abituati da vent’anni. Lo ha
dimostrato oggi declinando ogni responsabilità sul caso Berlusconi lasciando la
patata bollente al Pdl. Infatti ha dichiarato se a causa di Berlusconi il Pdl
abbandonerà il governo il partito del condannato dovrà assumersene tutte le
responsabilità. La prima domanda che mi verrebbe da fare al nostro presidente
del consiglio è: quando mai Berlusconi&Co. si sono presi la responsabilità
di qualcosa? Loro sono nati dando la colpa agli altri, è sempre stato il loro
modo di fare politica. E a dirla tutta,
caro Letta, se l’è cercata… lei ha voluto allearsi con loro, ha fatto passare
questa insalata per un governo di pacificazione nazionale, è sicuro di non
esserne responsabile? Lei sapeva chi si metteva in casa, sapeva che Berlusconi
aveva guai con la giustizia e che poteva essere condannato. E’ mai possibile
che tutto questo le è sfuggito? Lei non sa quanto vorrei essere d’accordo con
lei e dare tutta la colpa a Berlusconi e i suoi, ma obiettivamente non posso,
lei è correo, lei è responsabile quanto loro. E chiunque al suo posto con un po’
di senso della realtà varerebbe col parlamento in fretta e furia una nuova
legge elettorale per far sì che tutto questo non si ripresenti più.
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