Stiamo sperimentando uno spicchio di storia
particolarmente acre, anche estremamente banale. E siccome dobbiamo essere
sempre originali sino al ridicolo, in questo paese il tutto si amplifica per un
semplice motivo: la complessa congiuntura economica che ha messo in crisi il
capitalismo moderno si è incrociata con una serie di interessi personali,
giudiziari ed economici dell’attore principale della farsa politica del paese,
portando il cosiddetto “conflitto di interessi” a livelli parossistici. Se il
soggetto in questione – Silvio Berlusconi – fosse stato isolato o arginato in
passato forse questa fase storica sarebbe risultata meno drammatica, di certo
non ostacolata da paralizzanti quanto imbarazzanti episodi di politica ad
personam trasversali (fiction proposta nelle vite degli italiani per vent’anni
rispetto alla quale Lost è vita vera).
Ora, extra moenia, il valore di Berlusconi ha lo
stesso corso che potrebbe avere una banconota del Monopoli: in sede europea ha
la credibilità di un esibizionista ai giardini pubblici, in quella mondiale è
da sempre considerato ridicolo – persino da Bush figlio ed è tutto dire -,
eppure in Italia non solo ancora si dibatte sulla “presentabilità” del
cavaliere ma addirittura fa scuola, ha dato vita ad uno stile. Bisogna dire che
il soggetto oramai ha rinunciato ad ogni tentativo di credibilità politica da
tempo anche se ha una claque estesa ed efficace sempre pronta a lavorare di
cesello ogniqualvolta spara o commette qualche puttanata. Insomma c’è chi
lavora per lui… sempre. Da Feltri a Ferrara passando per Sallusti e Belpietro
(quello che si inventa agguati notturni per apparire un giornalista scomodo;
troppe pretese… dovrebbe sudare sette camice già solo per apparire un
giornalista), tutti lavorano di fino per coprire le sortite ridicole di quello
che possiamo tranquillamente definire “un ricchissimo disadattato”. La cosa
acquisterebbe un sapore di eccentrica frontiera se parlassimo di Howard Hughes
ma - ahinoi – non è così.
Ora l’azione del disadattato è concentrata tutta sulla
sopravvivenza e il tentacolare lavoro di vent’anni deve servire allo scopo:
tutte le trame di interessi, di connivenze, devono produrre la sua salvezza e
lui non vuole sentir ragioni. Berlusconi vuole uscire pulito da tutto come il
culetto di un bambino, e già da tempo l’uso di pannoloni lo prepara al ritorno
all’età dell’innocenza. La regressione è oramai in fase avanzata ed
inarrestabile, lo notiamo ad ogni affermazione, atto o dichiarazione. Persino
chi lo sostiene non gli crede – e in tempi recenti ma già archiviati auspicava
il suo ritiro -, ma ha troppi favori da restituire quindi si presta alle sue
pantomime, alle sue farse in piazza, anche se è il ministro degli interni,
anche se è all’opposizione, anche se è Violante o la Finocchiaro. Tutti devono
qualcosa in modo diretto o indiretto a colui che ha monopolizzato “tragicomicamente”
la storia recente di questo Paese: sia chi è campato o si è affermato grazie a
lui ma anche chi si è fatto una posizione opponendovisi, concentrando i tutti i
suoi argomenti sull’antiberlusconismo. E così Silvio ancora oggi può
permettersi di dettare l’agenda di governo, di imporre a quest’ultimo e al
paese figure che dovrebbero evitare persino di guardarsi allo specchio: Palma,
Scilipoti, Roberto Formigoni, Antonio Razzi e Renata Polverini. Può permettersi di affermare che la sua vicenda giudiziaria è paragonabile a quella di Enzo
Tortora, dichiarazione pubblica che ha sfacciatamente negato solo due giorni
dopo ed ora già finita nel dimenticatoio mediatico, e tutto questo gli viene
permesso con una nonchalance che ha davvero dello sconcertante.
Ma un disadattato che tenta coi suoi mezzi di
difendersi è comprensibile, tutti vogliono salvarsi in qualche modo, non gli si
può negare il diritto – seppur ridicolo – di difendersi; meno comprensibile è
la strada spianata dall’opinione pubblica, da tutta la classe politica, dalle
reti televisive e dalle testate giornalistiche; ora tutto è in discesa per
quello che si dava per spacciato solo sei mesi fa e che adesso rappresenta l’ago
della bilancia del governo Letta. Persino la condanna in appello a quattro anni
e l’interdizione dai pubblici uffici per il processo Mediaset rappresenta un
problema per tutti: perché il disadattato può far cadere il governo se non
accontentato, se minacciato, bisogna andargli incontro, non farlo innervosire,
non condannarlo. E’ imperativo adesso che Berlusconi sia un argomento di secondo piano, che le sue
vicende giudiziarie vadano edulcorate e minimizzate, e insistere sulla sua
assoluta “improponibilità” – perché ineleggibilità è riduttivo – è solo segno di
ossessivo antiberlusconismo. In effetti
io sono un malato, un ossessivo compulsivo, il problema è mio e di qualche decina di milioni di italiani
fissati, che pensano che quest’uomo ha reso l’Italia un postribolo tentacolare
di intrecci mefitici, che si indignano quando leggono su giornali “venduti” che
non ci sono prove per il processo Ruby, perché sa che le prostitute minorenni
entrate illegalmente in Italia difficilmente rilasciano regolare fattura per le
loro prestazioni, che vede con limpida e accecante chiarezza tutto quello che
ora tutti fanno finta di ignorare, di minimizzare. Faccio parte di una fetta
corposa di popolazione delusa – definita populista – che sente dichiarare da
Violante che Berlusconi è ancora eleggibile, quando una sentenza in appello lo
interdice dai pubblici uffici, perché Violante sa meglio di noi, meglio di
tutti, cosa quest’uomo ha provocato e provoca al paese, che ora è in grado di
mantenerlo in ostaggio, di congelarlo, di impedirgli – solo per la difesa dei
suoi interessi – di crescere e uscire dalla crisi. Tutti i tesserati del
Partito Democratico coinvolti nel governo Letta sanno meglio di me con chi
hanno a che fare, che non arriveranno mai ad una legge elettorale, alla
soluzione di qualsivoglia problema con questo governo.
In fondo ha ragione Grillo quando dichiara che nonostante
tutti i suoi soldi Berlusconi fa una vita da schifo… è vero, ma da populista
ossessivo compulsivo mi incazzo un tantino nel notare che questa vita da schifo
si sia intrecciata sino a confondersi con quella del Paese, che è endemica e contagiosa,
che dobbiamo pagare tutti affinché un disadattato si salvi, o provi a farlo. La
storia ha già emesso il suo giudizio, e se Berlusconi voleva passare alla storia
ci è riuscito, nel modo peggiore e più ridicolo possibile - io preferirei l’anonimato
più assoluto al suo posto - ma ci è riuscito, ma che siano tutti complici di
questo sfascio senza precedenti ha davvero dell’indecente.
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