Innanzitutto
per onestà devo dichiarare che io non l’ho votata! Anche se devo ammettere che
per la prima volta nell’urna sono stato attraversato da questa tentazione… ma
la mia formazione e le mie convinzioni hanno posto forti delle domande alla mia
coscienza politica: i miei maestri, da Gramsci a Pasolini, cosa avrebbero fatto
al mio posto? Guardando quelle schede
ridicole, caotiche e fumettistiche sono certo che Longanesi, Flaiano e Marchesi
avrebbero scritto qualcosa di dissacrante ed epocale, qualcosa di tagliente e
preciso come un fendente al cuore del ridicolo di questo paese… e alla luce di
tutto questo io non ce l’ho fatta! Di certo non mi scuso per non essermi
lasciato trasportare dal desiderio di protesta e di rifiuto. Forse alla fine mi
sono scoperto - e questo è preoccupante per me – un moderato della peggior
specie, di quella specie che preferisce il male minore all’onda del dissenso, allo
“tsunami” delle grida in piazza, anche se giuste e motivate, anche se sono la
voce legittima di un parossismo esasperante e disgustoso, figlio storpio e
indecente di una classe politica incapace vorace e ridicola, pronto a oliare i
suoi ingranaggi arrugginiti macinando qualsiasi forma di decenza pur di
sopravvivere per continuare a divorare questo paese. Insomma non solo io non l’ho
votata ma non credo lo farei comunque.
Alla
fin della fiera bisogna, però, prendere atto che la forza politica da lei
fondata non solo ora è in Parlamento ma è il primo movimento di rappresentanza
di questa nazione; ora – dunque - questa voce è stata investita di un’enorme
responsabilità civica e politica che non può più solo cristallizzarsi nella
protesta e nel dissenso che l’hanno generata . Ora le idee possono diventare
materia, il dissenso può tramutarsi in proposta, il desiderio di cambiamento in
programma. Ciò che è nato come
dirompente e libero da ogni accordo pre-elettorale, da qualsivoglia
macchinazione di palazzo o connivenza massonico-criminale ha potere, sperando
che abbia ben chiaro che questo potere per una volta può essere abitato dalla
severa coscienza che deve esser preceduto e guidato dal senso di responsabilità
nei confronti del paese. Insomma, potete essere una speranza o una tragedia in
germe a voi la scelta. Se il tutto si tramutasse in una nuova via– nei confronti
della quale la vecchia e malata politica é in piena fase di rimozione -, essa
sarebbe tutta da percorrere e da costruire “in itinere”, un costruirsi che può
trovare ostacoli notevoli, sia dall’esterno che in sé stesso. Ora, credo e
spero, che lo scegliere e il comprendere, l’agire e il costruire si antepongano
alla protesta e alla condanna, ora una ragione coscienziosa e fattiva, immagino
e mi auspico, ritengo che sia preferibile all’istinto: anche se quest’ultimo ha
saputo dar voce al disagio generale ed ha gridato pubblicamente - dopo troppo
tempo - che il “re è nudo”. Conosce bene i meccanismi della stampa nazionale e
sa bene che quella internazionale considera molto più preoccupante il
persistere del berlusconismo in questo paese piuttosto che l’affermazione del
Movimento Cinque Stelle, fenomeno che ha stupito molto più in casa che all’estero
– ma anche questo viene facilmente compreso se facciamo appello al patologico
meccanismo di rimozione succitato che infetta l’opinione pubblica di questo paese;
preferiamo far finta di niente, edulcorare e dissacrare e in ultima istanza
ignorare piuttosto che “considerare lucidamente e analizzare”.
Quindi
ora si pone una scelta, di certo difficile ed impegnativa: lasciare tutto nel
caos, visti i risultati elettorali, o lavorare con i mezzi a disposizione per “ricostruire
questo paese”.
Alla
fine io vorrei chiederle: cosa vuole essere adesso il Movimento cinque Stelle? Cosa
può e vuole fare? Come può e vuole incidere nella vita sociale, politica ed economica
di una nazione distrutta da una politica bassa e volgare che si è adeguata al
berlusconismo, dove anche ciò che vi si è opposto si è reso povera e mediocre
nemesi? Come ha intenzione di agire e muoversi rispetto ad un’economia
disastrata, che ha violentato e cancellato ogni forma di previdenza, di
assistenza - sia sociale che sanitaria
-, che ha demolito la scuola pubblica mattone per mattone e che dagli anni 80’ ha fatto scempio di tutti i
valori e i dettami del Diritto Costituzionale?
Al
di là di ogni denuncia e protesta credo
ci troviamo dinnanzi a due sole alternative: o quella di una “ricostruzione”
seppur faticosa di uno stato di diritto, o davanti a una catastrofe sociale
paragonabile solo a quella che portò al fascismo. Come vede non siamo messi
bene, ma non amo ripetere ciò di cui lei è già a conoscenza, altresì non mi
stancherò mai di ricordare a me stesso che saranno le scelte e il cammino che
verranno intrapresi ora a delineare la forma delle prospettive future. La sua
responsabilità storica e sociale non è da poco, spero ne sia consapevole. Conosce
altrettanto bene chi, pur di sopravvivere e resistere, sarebbe disposto a
infliggere il colpo di grazia a questo paese senza pensarci due volte, cosa che
risulterebbe estremamente facile visti i risultati delle urne. Ora sta alle
forze coscienziose, e quanto meno decenti, presenti in parlamento decidere sul
da farsi… decidere se costruire o demolire, avere buona volontà o rabbia,
responsabilità o istinto.
Immagino che i Distinti Saluti si possano simpaticamente omettere senza incorrere nel
rischio che qualcuno si offenda.
supercic69 (UNA GRILLINA A CASO)
RispondiEliminacoglione smettila di scrivere cazzate vaffanculo
IO:ahahahahahahahahahah GLI FA MALE LA VERITA'??
Grazie per il commento... sono anche onorato del fatto che per una riflessione così profonda si è preoccupato di ricorrere a una citazione. Se questo è il livello allora siamo in ottime mani... in effetti ho sbagliato tutto.
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