In Verità

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domenica 14 ottobre 2012

Scrittura in stato di Ebbrezza




Scrittura in stato di ebbrezza! Bisogna solo esser attenti alla sintassi, ma il pensiero ha il dominio! Un dominio flebile, aereo, che ha il sapore di un istinto, di un istante, di qualcosa di originario ed essenziale. Le trame si scompongono, il discrimine tra il senso e l’onirico si scioglie macchiando ogni lato di tracce dell’altro. In casi automobilistici c’è il ritiro del mezzo e del documento di trasporto, ma in questi… è conferito il placet per traghettare ovunque. Ho nel tatto la sabbia di una clessidra, sulla pelle il sale dell’oceano e spazi smisurati anche di un infinitesimo tratto… Il dardo di Zenone è immobile nel suo viaggio, la tartaruga ignora Achille, e un barbuto vola nel vulcano sperando in un’assunzione pagana, nella divinità. Tutto nello stesso istante! Ed io torno ne la Place, nel suo centro, come quel mattino, quando uno stormo immenso di chissà quali pavidi uccelli attraversò il cielo come se sfuggissero all’apocalisse. L’acqua è mercurio: argentata, brilla come un gioiello, non scroscia… ma sicura si concede. Avrei mille cose da sentire un solo bicchiere per percepirle. Ma tutto qui è inutile, tranne il rosso… perché così si espande l’universo. Tutto ha la consistenza di un pettegolezzo bieco, fatto da gnomi…anzi no! Formiche! Sì formiche laboriose e lucide, che imbastiscono un esercito per portare in processione una briciola con sotto attaccato un morso di mollica. Non è che non abbia senso, per loro sì… e anche per me che le osservo. La prima è fiera, coordinatrice e autoritaria, investita e circospetta per non esser schiacciata! Ogni tanto una dall’immenso plotone le si avvicina una solerte gregaria e la aggiorna sui movimenti dei soldati e torna nel mucchio! E tutte le altre - come in un orgia di fatica - si scavalcano, si raggruppano, si inchiappettano e si moltiplicano in modo scomposto ed efficace… ah come sono attive! utili… performanti.  Marinetti ne sarebbe stato fiero! le avrebbe descritte sotto forma di bolidi indefessi, missili con zampette e antennine… e di certo dopo un quinquennio e poco più, nessuno avrebbe messo in dubbio che ad ogni sbavo di un pranzo sarebbero arrivavate in orario! Il regno dell’utile è loro! noi – prigionieri di un cemento abbellito – proviamo solo ad imitarle. E ritorno alla Place… sì, sempre nello stesso posto! dopo che ho passato due ore – l’immenso istante di un mattino d’estate – lì sempre al suo centro, immobile, impotente ma Signore, e i piccoli umanoidi, automi del giorno, si sciorinavano i colletti nel pieno andirivieni degli uffici, degli affari e delle ulcere! hanno conficcato – giustamente!- la bandiera dell’Ultile sul mio nulla aurorale. E non mi sono ancora svegliato!

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