In Verità

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sabato 20 aprile 2013

NAPOLITANO DUE!



Giorgio Napolitano è per la seconda volta Presidente della Repubblica, un primato – non si è mai verificato il duplice mandato presidenziale. Curiose sono le circostanze che lo hanno riportato sul Colle - più che curiose bisognerebbe dire meschine e patetiche. In poche parole una classe politica in stallo, assolutamente incapace e mediocre, il frutto di venti anni di regresso civile, culturale e politico, non riesce a gestire ciò che essa stessa ha mostruosamente creato e ripara dietro ad uomo che il prossimo 29  giugno compirà 88 anni.
Tutto il rispetto per il politico e l’uomo – al quale è stato però impedito di recitare fino in fondo la parte di Ponzio Pilato costringendolo ad indossare  i panni di un grottesco Numa Pompilio. Un parlamento intero “spera” e si auspica che un quasi novantenne risolva i “suoi” problemi, che lo tiri fuori dal pantano che si è fabbricato da solo.
I colpi di coda del “ventennio indecente” assumono aspetti sempre più disperati e patetici:  inquietano perché somigliano alla rabbia graffiante di un animale feroce ferito a morte, il quale – agonizzante e idrofobo – azzanna tutto quello che ha davanti e si aggrappa ad ogni minimo sussulto di vita per ritardare anche di un solo istante l’inevitabile.
Tale immagine avrebbe un valore quasi romantico e disperato, un contesto tipico del “sublime dinamico”, artisticamente efficace… anche se demodè; ma - purtroppo - questo animale morente si sta tirando dietro tutto il paese, e questo piccolo aspetto lo rende letterariamente inutilizzabile, nonché un tantinello drammatico.
 Berlusconi è contento, Bersani – oramai fuori gioco non solo in questo paese… ma in questo universo – ritiene sia un’ ottima soluzione, Renzi – il vero vecchio della politica italiana - si ritiene soddisfatto… ma nessuno dei tre vede ciò che tutto questo significa, il vero valore di questa soluzione salvagente, da naufraghi oramai condannati ad affogare; e cioè che una classe politica disperata costretta a ripararsi dietro ad una persona che dovrebbe godersi un meritatissimo riposo è automaticamente delegittimata e meritevole solo dell’oblio. La rielezione di Napolitano è la prova evidente, la dimostrazione lampante che in Italia sono stati eletti degli incapaci, cosa risaputa ma che ora è spuntata fuori come un bubbone putrescente oramai impossibile da coprire.
Napolitano preso dal senso del dovere ha risposto alla chiamata quando forse avrebbe potuto dichiarare che era vergognoso ricorrere al Presidente uscente per coprire l’agonia di tutto il sistema politico. Avrebbe potuto sottolineare e sancire la chiusura di una stagione politica vergognosa che tenta di rifarsi la faccia ogni volta sino a mostrarsi mostruosamente sfigurata – imitando così il più rappresentativo dei suoi fondatori. Accentando questo secondo mandato Giorgio Napolitano si è reso complice di questa mediocre disperazione. Nel momento esatto in cui ha detto sì ha scelto di perpetrare questo delirante ventennio e quindi non può più essere espressione diretta della Costituzione, non può più rappresentare per il cittadino e per il paese una garanzia di libertà ed autonomia rispetto ai partiti e alle fazioni.
Napolitano – in buona fede – ha prolungato l’agonia di questo Paese. Ha impedito il cambiamento, ha costretto i cittadini di questa nazione ad assistere a nuove clientele, a nuovi patti, ad essere ancora drammaticamente ignorati.
Giorgio Napolitano ritiene che siano possibili “larghe intese” ma non si rende conto che Moro e Berlinguer sono morti, la politica è mediocre, ottusa, ferale, patetica, ignorante, miserrima. Saranno mai possibili larghe intese per il bene della Repubblica con nomi come Berlusconi? Monti? Renzi? Grillo e Maroni? Con gli effluvi esterni di D’Alema e i vili Giovani Turchi? Monti si stupisce che qualcuno possa essere influenzato dal web quando lui è di continuo influenzato dai grandi istituti bancari? Per non parlare di chi chiama in piazza Casa Pound e Ordine Nuovo? Di chi mette magliette imbrattate con l’uniposca? Gradirei ricordare che chi ora dovrebbe salvare l’Italia è lo stesso che barattò con D’Alema il silenzio per la legge sul conflitto di interessi per una bicamerale che poi fece fallire miseramente.
Questi dovranno fare le larghe intese? Un governo di emergenza nazionale?
Queste sono le nostre speranze? 

lunedì 8 aprile 2013

MA IN FONDO IN FONDO…



A pensarci bene… in fondo in fondo!
Se il mondo può essere minacciato con l’atomica da un invasato incapace, che con ogni probabilità passa il tempo a giocare alla guerra su una playstation, forse merita una fine così demenziale… anche se a colpi di testate nucleari lanciate con la mazzafionda!
In fondo in fondo, a pensarci bene… se ci troviamo a fare i conti con un’economia che ha  “comprato” la democrazia – sponsorizzandola su carta patinata – meritiamo le cambiali da pagare per il nostro silenzio.
In fondo in fondo… se abbiamo lasciato che i nostri sogni e le nostre idee si tramutassero in strumenti di seduzione del mercato, meritiamo la morte di ogni fantasia. E per millenni di letteratura, arte, amore, di anime e vite non hanno neanche pagato i diritti d’autore.
In fondo in fondo, a pensarci bene… se i nostri desideri sono parti abominevoli concepiti dalla violenza narcotica dello “spirito santo” delle ricerche  di mercato, allora meritiamo di pagare questa libidine indotta.
Se nelle nostre vite sono il volano, il motore e l’energia della ricchezza di pochi e allora siamo degni di questa schiavitù del paradosso. Noi la loro ricchezza, la loro gallina delle uova d’oro… loro i nostri amanti indegni ma seducenti, da inseguire con ossessione e ammirazione. Relazione complicata ed estenuante, sofferente,  straziante… ma così passionale. Sì, meritiamo questa idiozia, questa demenza… questa prostituzione gratuita che ha tutti gli ingredienti della pessima letteratura.
Meritiamo di essere proni, accavallati come bestie in un macello intorpidite da pastoni inquinati, sedati da un sogno continuo che non è neanche il nostro.
E’ terrificante ascoltare le aspettative e le prospettive della gente… tutte identiche, seriali in misura ed entità – e tutte senza un minimo di gusto e stile -, prefabbricate. Surgelate nel cervello pronte a sciogliersi appena stimolate… cottura minima! Ancora più terrificante scoprire che questa patologica serialità non genera alcun sospetto negli affetti!
In fondo in fondo… questa è la democrazia che meritiamo: tutti con gli stessi sogni, tutti con le stesse speranze, tutti con gli stessi arrapamenti e pruriti. Ognuno con la ridicola convinzione di essere nella sua presunta unicità originale. Il rivoluzionario e il borghese hanno le stesse fregole: si guardano tra le gambe allo stesso modo e temono che gli muoia il principio della vita durante una consensuale sodomizzazione. Hanno tutti la faccia schiacciata contro il muro mentre sulla schiena gli salgono addosso bestie di ogni tipo: nuove esperienze, future opportunità, lucide promesse di felicità che colano sudore sulle loro nuche prese a morsi.  
Alimentare il desiderio è la parola d’ordine: il futuro non è ancora, nessuno sa come sarà. Cosa costa dire e promettere che sarà migliore? Fare promesse come un amante fedele su ciò che ancora deve essere è una strategia perfetta. Intanto consuma, narcotizza, illude.
 In fondo in fondo … a pensarci bene noi vogliamo tutto questo; anche nel silenzio assenso o nella protesta garbata ma dura. Anche nel dissenso, nel sospetto, perché alla fine è ancora più passionale e soddisfacente il rapporto se ci si mostra  acidi, se recitiamo la parte dei preziosi. In fondo gli snob una volta sedotti danno doppia soddisfazione. Sedotti ma mai abbandonati affinché c’è sangue da bere, credito da promettere, debito da fare.
E in fondo in fondo… se manca il consumo c’è sempre la promessa di “poter consumare”, la rabbia che l’indigenza genera nel non poter avere ciò che sembra così a portata di mano. Quanta energia, quante opportunità questa repressione cova e alimenta… un tesoro immenso e dal grande potenziale. Quante occasioni produrrà in futuro questa disperazione. I morti, i suicidi sono solo un effetto collaterale, un ridimensionamento demografico anche di scarsa entità… ma soprattutto una dimostrazione di impazienza signori e signore! Quanti futuri padri e madri che diranno: “i miei figli dovranno avere tutto ciò che io non ho potuto avere” o “ quando tutto passerà mi toglierò ogni sfizio!”
Quanta energia, quante opportunità… in fondo in fondo … a pensarci bene!      

venerdì 5 aprile 2013

OUTING MATTEO!



Riuscirà un giorno Matteo Renzi a scoprire la parola “sinistra” senza comparare una vocale?
Il ragazzo è intelligente, più furbo di quanto si pensi; è vero sembra Quasimodo della Disney ma è ganzo forte! Vuole un governo di “smollate intese”, insiste affinché Bersani finisca di rovinarsi la reputazione con Berlusconi & Co, appellandosi al bene del paese, per poi avere campo libero nel Pd nel quale è capitato per sbaglio – perché trovarsi per sbaglio in un partito senza alcuna identità è il frutto di una serie di coincidenze da sfruttare. Ovviamente Renzi con questa strategia dimostra di avere a cuore le sorti del paese come Berlusconi tiene alla salute della Boccassini, ma  se tutto deve andare in malora comunque, tanto vale approfittarne, o no? Insomma Renzi è un reazionario che ha trovato posto a sedere nel vuoto della sinistra… non diverso da Grillo… solo più educato!   Ha fatto fessi tutti… nessuno escluso! Da Romano Prodi a Jovanotti tutti hanno creduto che rappresentasse un’alternativa fresca – equivoco tipico dei prodotti surgelati da cucinare già pronti.
Io vorrei che l’ex Margheritino ora rottamatore per esigenze d’immagine - da sempre sostenuto - tra gli altri - da Giorgio Gori e  Giuliano Da Empoli  (figlio dell’ex cassiere di Craxi) – facesse outing! Ammettesse che non è di sinistra e che “Liberal” in inglese non significa quello che crede lui.
Vorrei che gli avvocati di Berlusconi gli scrivessero una dichiarazione – come hanno fatto con  Ruby - e che la leggesse prima in Piazza  S. Anastasia e poi a via Botteghe Oscure dopo un pellegrinaggio sommesso e penitente. Posso proporre una bozza:

Oggi dopo aver preso in giro tutti chiedo di esser ascoltato: se queste sono le sedi della vera sinistra italiana dichiaro che non posso entrarci.
Lo devo a Gramsci, Togliatti, Bocca e a Berlinguer.
Ammetto che sono entrato in questo partito e avervi fatto carriera perché in fondo dentro c’è entrato un po’ di tutto e mi son detto: perché no!? Ma adesso non posso più passare per quel che non sono, cioè un progressista di sinistra!
Un giorno il mio assessore alla cultura Trudy guardandomi insospettito mi ha chiesto quanti anni e stato in carcere Gramsci prima di morire e io invece ero certo che gli avessero sparato mentre passeggiava con la Bindi durante il tour de France nel 48’ - che solo adesso scopro non vinto da Coppi! Insomma, non ho radici nella sinistra, ed è ora di “non rompere più questo confuso silenzio che mi abita”.
Quindi chiedo scusa per aver mentito, per aver detto di appartenere al nuovo ben radicato nella tradizione progressista. Mi scuso ma tutto questo mi serviva per far carriera e sembrare credibile. Mi scuso per aver chiesto a Bersani di fare un governo con Berlusconi, cosciente che sarebbe un governo inutile, che ucciderebbe definitivamente la sinistra rendendola poco credibile e venduta (ovviamente con l’intenzione poi di subentrare io… ed è tutto dire). Perché un governo del genere non affronterebbe mai realmente i temi del lavoro, quelli di una rinascita equa della società civile, libera da nuove e compromettenti leggi ad personam. Sarebbe un governo che mai partorirebbe una nuova legge elettorale o una sul conflitto di interessi. Mi scuso perché sono come Grillo: avevo in mente di  sfruttare il malcontento del corpo civile esasperandolo per poi gestire e regnare sulle sue macerie.
Purtroppo sono vittima degli anni ottanta, della tv patinata, delle proteste zuccherose che seguirono a quelle aspre degli anni 70’ – in fondo giorni di festa per strada.
Ma non è finita qui!
Sono vittima di quell’intellettulismo snob imperante all’epoca… dove se non si era di sinistra non contavi, dove anche chi votava democristiano al limite diceva di esser craxiano (non sapendo a cosa sarebbe andato incontro). Non potevi dire al liceo che in fondo eri conservatore, non si portava. Infatti comprai una sola copia dell’Unità, una della Repubblica e una del Manifesto… poi cambiavo solo le date con l’uniposca (il Manifesto lo portavo solo durante gli scioperi però… in coordinato con un kefiah)!
Poi ci fu la svolta, per mia fortuna mal gestita e subito sconfitta da Berlusconi: la creatura di Occhetto era informe, senza sostanza e nessuno le diede il tempo di uscire dalla fase embrionale. Che grande occasione per me, e per chi come me, non era né carne e né pesce, e pian pianino ne approfittai, come tanti.
Quindi non è solo colpa mia: ora sono qui anche perché in fondo sono io stesso il prodotto di questo Partito che per la vergogna che prova e l’ignoranza che ha nei confronti delle sue radici e della sua storia non ha alcuna identità, proprio come me!

mercoledì 3 aprile 2013

CRONACHE DAL MATTATOIO



La carne rancida e scaduta è quella che si deve sbolognare prima: una rinfrescata, una macinata ed è subito pronta per un brodo, uno spezzatino preconfezionato e te la fanno passare per tagliata di prima scelta… . Arriva il macellaio con aria seria e circospetta, gira le spalle, e senza farsi notare mette la mano nel secchio maleodorante e prende dieci tocchi un po’ più rosei dalla superficie: ancora non sono in piena putrescenza – sa bene che sotto c’è un verminaio destinato ad altri usi -, li insanguina un po’ per dar una parvenza di freschezza e li mette in vetrina. Ecco! La verginità è ripristinata, la rispettosa imene del buon nome è stata ricucita… ed è bastato un taglio a filo da maestro … dote che il macellaio ha in comune coi cerusici esperti. Intanto nel piano mezzano il bordello sputa scolo e umori stantii come una fabbrica a pieno regime. Stantuffano, inchiavardano, montano e smontano: neanche il tempo di riassettarsi, darsi una lavata, una profumata e una pettinata che le cosce devono già riaprirsi. Carne sopra e carne sotto, gli stessi effluvi di sangue e sudore, le stesse miserabili esistenze dappoco, facce da culo incravattate o casual en plain air, prone o appese con un uncino d’acciaio… morte comunque, pronte per esser marchiate a fuoco. Da basso si mormora che sia arrivata anche merce nuova: fresca, una vera novità … particolarmente sugosa e allettante: si dice che non sia cresciuta in batterie o allevata… e si vanta di esser selvaggia e con poco grasso… e se piace il maiale figuriamoci il cinghiale.
E il padrone dello stabile si frega le mani. E’ lì, morboso e viscido  nell’attico che dà sulla strada e dal quale controlla tutto. Sono per lui i pezzi migliori, da qualunque piano arrivino… che siano punte di petto o culi, filetti o tette… tutto fa sangue. Anche la merce nuova - volente o nolente – deve esser palpeggiata dalle sue mani unte… vagliata dalla sua lingua repellente. Tutti lavorano per lui, pezzi di lombata e puttane, papponi e macellai… anche le guardie sono cosa sua: fingono di arrivare d’improvviso, inscenano un controllo, blaterano qualche cazzata… ma alla fine stanno sul suo libro paga. Anche lui ogni tanto finge di lasciare la presa, infila qualche faccia nuova tra adepti e detrattori, addirittura crea finti nemici – animalisti, ambientalisti riciclati, difensori dei diritti e delle leggi universali (ben attenti a non occuparsi dei particolari pratici),   con  occhi insanguinati e bocche schifosamente larghe - che poi fanno il suo gioco… Gentaglia che ha venduto la dignità che predica, esistenze coagulate nel loro sterco che per un po’ di potere è disposta a macellare la carne dei propri ideali nati già morti… Esseri che trovano vita anche nel fiele, perle anche nel fango nel quale sguazzano. La loro miserabile fame traspare anche nella ricchezza, la loro pochezza schizza come sangue da un’arteria recisa a freddo nonostante la loro retorica urlata. Intanto il bordello monta e stride come non mai e il macello è in piena attività. Mai periodo migliore per la compravendita della carne in genere… senza anima si taglia meglio! Non ci sono intoppi causati dall’osso duro della coscienza! La coscienza è fastidiosa, inutile, fuori moda, moralizza tutto… e il moralista è un povero  stronzo ingenuo che si compra a poco: basta un po’ di pelo, un morso di notorietà, un conto che lo tranquillizzi ed eccolo trasformato nel capobranco di un'armata di carogne! Adesso il coltello e la penetrazione non trovano ostacoli o pudori, al vitello basta sparargli in fronte e alla puttana metterle una mano in bocca se urla troppo! Ora tutto il quartiere è invaso da una nebbia di umori rancidi di sangue e carne andata a male. E’ una notte perenne rossastra e unta. Il maiale sorride dal suo attico anche se non riesce a distinguere se quello che ha di fronte è il muro di un palazzo o il cielo, ma a lui cosa importa… ha sempre la prima scelta!