In Verità

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domenica 30 dicembre 2012

MONTI BENEDETTO.BENEDETTO MONTI





Buona norma consiste nel ricordare quanto le pessime abitudini siano le più difficili da sradicare sia in termini soggettivi che collettivi. Il vizio più  tenace della nostra storia repubblicana si chiama Democrazia Cristiana: più che un partito politico questo inquietante mosaico di valori retorici, tenuti insieme da una croce stilizzata,  ha sempre rappresentato il materiale di risulta dell’ipocrisia politica. Troppo facile e semplicistico – quanto vero - affermare che dopo il 1992 la Democrazia Cristiana fosse un’ umida e inarrestabile perdita negli interstizi della vita politica italiana capace  di infiltrarsi in ogni compagine politica in fase di “inevitabile” trasformismo, così come è utile ricordare che la sua condanna a morte per ignominia fu sancita molti anni prima nelle lettere di Aldo Moro dalla sua prigionia in un covo delle Brigate Rosse in via Montalcini a Roma.
Il fantasma della Democrazia Cristiana – come tutti gli ectoplasmi - è inesistente, solo i suoi sfacciati  profughi, per istinto di disgustosa sopravvivenza, ne hanno evocato lo spirito evanescente, semplicemente perché quella croce stilizzata è troppo allettante: lo scudo crociato aggrega, rassicura, protegge dagli estremismi e sembra riesca a dare sempre – in apparenza – un colpo a cerchio e uno alla botte… dando così l’impressione di far bene o male contenti tutti, e la secolarizzazione dello spirituale in questo paese ha fatto sempre proseliti.
Mario Monti così decide di cingersi le spalle con la caricatura del mantello dei Cavalieri di Malta – in pratica la caricatura di una caricatura – e va a farsi battezzare politicamente in Vaticano. L’investitura è stata resa possibile grazie al Segretario di Stato Monsignor Bagnasco, dal pio ex ministro Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, dal segretario particolare del Papa Padre Georg Genswein e ai rapporti che questi intrattiene con tale Federico Toniato, stretto collaboratore di Monti nonché fervente appartenente all’Opus Dei – in pratica una delle tante mediocri “eminenzine grigio topo” che sostano indisturbate con gli occhi rossi e i dentini digrignanti negli gli angoli più remoti e polverosi dei palazzi del potere rosicchiando nell’ombra e provocando sempre danni strutturali di apprezzabile entità nella vita sociale e politica del Paese.
Non sono mancati gli omaggi del potere temporale nei confronti di quello spirituale, perché si sa che il paradiso ha un prezzo e le Indulgenze negli anni sono aumentate notevolmente di valore: innanzitutto va annoverata l’esenzione imu per gli immobili del Vaticano, ma neanche stonanano  cinque milioni di euro all’ospedale pediatrico Gaslini di Genova caro a Monsignor Bagnasco presidente della Cei, e ben 12 milioni per  il Bambin Gesù di Roma – questo caro al Segretario di Stato Vaticano Bertone. Curioso constatare che per Monti la sanità pubblica è in pericolo e va riformata mentre quella cattolica invece è stata sovvenzionata a pioggia coi soldi dei contribuenti! Possiamo tranquillamente ammettere che il nostro ex Presidente del Consiglio che “sale” in politica non è proprio un campione di coerenza e non ci sono più rivoluzionari e folli Thomas Müntzer che scorazzano in giro per farcelo notare:

« Guarda, i signori e i prìncipi sono l'origine di ogni usura, d'ogni ladrocinio e rapina; essi si appropriano di tutte le creature: dei pesci dell'acqua, degli uccelli dell'aria, degli alberi della terra (Isaia 5, 8). E poi fanno divulgare tra i poveri il comandamento di Dio: "Non rubare". Ma questo non vale per loro. Riducono in miseria tutti gli uomini, pelano e scorticano contadini e artigiani e ogni essere vivente (Michea, 3, 2-4); ma per costoro, alla più piccola mancanza, c'è la forca. »
Thomas Müntzer, Confutazione ben fondata, 1524

mercoledì 26 dicembre 2012

ASCENSORE MONTI: C'E' CHI SALE E CHI SCENDE!




Ieri, intorno alla mezzanotte, mi appropinquavo ad addormentarmi quando ad un tratto mi si amplificano gli aggiornamenti su Twitter. Avendo pochi follows politici e non capendo cosa stesse accadendo riesco a guadagnarmi una notte di sonno serena grazie alla mia ignoranza. Ma stamani avendo avuto notizia dell’accaduto ho pensato seriamente di iniziare Santo Stefano affogandolo nell’alcool.
Mario Monti dal suo profilo apre la campagna elettorale con questo twitt: “Insieme abbiamo salvato l’Italia dal disastro. Ora va rinnovata la politica. Lamentarsi non serve, spendersi si. Saliamo in politica.”

Prima di avventurarmi in un’esegesi del testo, a mo di preambolo, vorrei spendere qualche parola per i “curatori di immagine” del senatore a vita Mario Monti: onestamente non so quali grandiosi cervelli si occupino delle comunicazioni di Monti ma di certo posso dedurre le loro opinioni più recondite. Di certo non sono persone laiche, inteso nel senso più ampio del termine, senza alcuna cura dell’opinione altrui – certi di dire una verità insindacabile – dimostrando così una preoccupante attitudine ad ignorare la portata della puttanata pubblicata.  Io li immagino simili a quegli adepti di quelle sette avventiste dell’ultimo giorno di stampo texano dai nomi inverosimili: “chiesa del Tabacco Eterno”, “Comunità   delle Apocalissi del mercoledì”, “Ecumenìa del nuovo Vangelo di Dallas: Bobby era il messia e Jr l’Anticristo”… cose del genere. Quei tipici invasati che annunciano sciroccati: convertitevi all’uso delle armi perché la fine è vicina e allegramente “ci ammazzeremo in letizia tutti insieme giovedì prossimo così Dio viene prima e fottiamo il resto del mondo sul tempo!” Quei soggetti che solo per fortuito sentito dire hanno saputo che Gesù era un falegname, figlio di falegname, e deducono che è, e sarà, sempre eternamente vicino ad ognuno di noi nel momento tragico in cui montiamo un comodino dell’Ikea; e per questo come battessimo nella loro chiesa ti fanno montare un crocifisso-pistola a tre colpi (simbolo della trinità), ma non sei ammesso se non lo fai in 7 minuti (metafora della creazione) e senza foglietto delle istruzioni. Personaggi che confondono in modo inquietante la vita sociale con quella spirituale. Insomma degli spostati dalle idee poco chiare la cui unica preoccupazione è di non dare un senso compiuto ai loro deliri perché sono convinti di essere stati illuminati da un pellerossa strafatto a chiappe all’aria nel deserto dell’Arizona, senza comprendere che si trattava di semplice disidratazione amplificata da un uso poco responsabile di un acido nuovo.
Monti quindi, spalleggiato da questi qualificatissimi “calati”, ieri sera si trovava nel suo lettone giocando tranquillamente ad Angrybirds col suo tablet: certo di un notevole risultato aveva già messo la sua dentiera a ridere a crepapelle in un bicchiere accanto al comodino, quando tra le notifiche del suo profilo ha letto questa apocalittica annunciazione messianica. Apriti cielo! Persino i Twitt del Papa sono più sobri!
Partiamo dalla prima frase: Insieme abbiamo Salvato L’Italia… innanzitutto andrebbe chiesto quale astrusa concezione possiede il senatore di “Salvazione”, ma quell’ “Insieme” rappresenta davvero una presa per il culo di portata incalcolabile. Ammesso per assurdo che davvero ci siano i conti a posto, caro Senatore, non mi pare che lei si sia tolto qualcosa dalle tasche per aver salvato “insieme” agli italiani il Paese.  Per fare quello che ha fatto lei non ci voleva una laurea, bastava un solido e senza scrupoli  “Cravattaro del Pigneto”.
Continuiamo: “Ora va rinnovata la politica”. Qui mi soffermo poco perché ancora vorrei conservare quella pallida ombra dignità che ancora non mi ha abbandonato: Caro professore, vuole rinnovare la politica arruolando nelle sue truppe Casini? La Russa? Frattini? Montezemolo? Marchionne?

Ma non finisce qui, leggiamo ancora: Lamentarsi non serve, spendersi si. Beh, se vuole tassare il lamentarsi per far sì che ci si possa “spendere” ancora di più ce lo faccia sapere, saremo a sua disposizione.
A parte questa frase iniziale dove si denota una certa attitudine all’autocommiserazione subito “negata” dalla preposizione successiva, noi deduciamo che lei ha meditato tristemente e affranto per giorni fino a giungere alla più idiota ed inverosimile, e nascostamente virile, conclusione: spendersi e sacrificarsi per questo paese invece di lamentarsi. Ma noi la ringraziamo e sentitamente, ma la prego… continui a lamentarsi prima che ripeschi Mastella da Ceppaloni e De Mita da Nusco!

E infine la chicca, la ciliegina sulla torta rancida dell’idiozia comunicativa: “Saliamo in politica!” Ma qui dobbiamo inchinarci innanzi alla imperiosa sovranità dell’Ovvio. Qui gli esperti di comunicazione ci danno l’inappellabile prova che rubano lo stipendio in modo indecente. La frase è l’esatto opposto della oramai memorabile e disgraziata affermazione di Berlusconi del 94’. Silvio scendeva, loro invece “salgono”… Berlusconi usava la prima persona in termini quasi messianici, loro usano un plurale per indicare un lavoro di squadra (glisso).
Berlusconi “scendeva in campo”, loro – au contraire – “salgono in politica”. Ebbene, questa affermazione è lo specchio di un  berlusconismo ancora tenace e lungi dall’infrangersi: Silvio usava una metafora calcistica forse, semplice ed essenziale, mentre “loro” usano il termine politica per riconferirgli in modo miserrimo una dignità, ma qui mi ripeto: Caro Monti lei vuole davvero farci credere che ridarà dignità alla politica con Casini, La Russa, Frattini, Marchionne e Montezemolo? 

martedì 25 dicembre 2012

ANCHE QUELLO E’ UN UOMO.DISPERATA APOLOGIA DI BERLUSCONI




In genere la communis opinio suggerisce che a Natale si deve esser più buoni; quindi lungi dal sottrarmi dai dettami della maggioranza mi avventurerò in qualcosa di epico… in un’apologia di Berlusconi, cosciente che anche il fallimento sarà un risultato illuminante.
Sino ad una ventina di anni fa il genere umano conosceva solo la parte oscura delle diverse forme dittatoriali e l’Italia – nota fucina di primati - ha avuto il merito di allargare questa visione da sempre troppo cupa e oramai tragicamente stantia.
Così, dal torpore – più che sessantennale - della nostra sadica attitudine a martoriare la decenza,  come per maledizione spunta fuori questa buffa caricatura le cui uniche doti consistono solo in enormi disponibilità economiche e comunicative, il loro pessimo uso e la conseguente capacità di far regredire un’intera società ad uno stadio di primordiale idiozia, perché ogni megalomane pretesa di divinità – ridicola e folle - crea sempre ed inevitabilmente a sua immagine e somiglianza.  
Le caratteristiche comunicative del soggetto in questione sono semplici ed essenziali e mai parche di un’evocativa e ridondante retorica tanto melliflua quanto ecumenicamente ridicola. L’uso esasperante del congiuntivo indica un incerto dominio della sintassi, paragonabile solo alla patologica anarchia dei gangli e dei neuroni che lo producono; se ne deduce quindi che il danno di Berlusconi è a monte.   
C’è chi ha paventato che questo ventennio “dello scempio” sia stato progettato a tavolino da alcuni deviati incappucciati nelle stanze morbosamente vellutate e misteriche di una loggia massonica, tra un sestante di cui tutti ignorano l’uso, un mappamondo messo a testa in giù e un’orgetta propiziatoria – rituale che il nostro ha conservato solo per tradizione, come il baccalà a Natale. Esprimo tutto il mio scetticismo rispetto alla teoria del complotto massonico. Se così fosse dovremmo dedurre che la P2 fosse composta solo da un idrofobo gruppo di arrapate scimmie urlatrici e che Gelli si è dovuto accontentare, per realizzare le sue mire di potere, dell’unico primate con il dono della parola. Nell’ipotesi di questa collettiva carestia di materia grigia -  più che plausibile a dire il vero - la scelta, raschiata dal barile del ridicolo, del gran maestro si sarebbe dovuta ridurre a due sole possibilità: o Berlusconi o il suo merlo indiano, e anche in questo fantasioso – ma sempre possibile - caso Licio Gelli avrebbe dimostrato la sua puntuale vocazione a commettere grossolani errori di valutazione.  
Ben altre considerazioni vanno fatte sulla possibile vicinanza del Cavaliere alle associazioni a delinquere di stampo mafioso. Già la straordinaria facilità del nostro ad erigere mura e palazzi a velocità siderali avrebbe dovuto generare sospetti, avvalorati poi da attentati bombaroli sotto casa a scopi estorsivi – opportunamente soddisfatti senza batter ciglio e candidamente dichiarati all’amico del cuore dell’Utri –, commessi da amici del suo stalliere di fiducia Vittorio Mangano, pluriomicida della famiglia Calò e “testa di ponte” per gli affari di Cosa Nostra nel nord Italia – dichiarazioni di Tommaso Buscetta e Totò Contorno registrate agli atti dalla Procura della Repubblica di Palermo.
Quindi fin dagli esordi imprenditoriali di Silvio si può quantomeno sospettare una certa “simpatia” – ovviamente solo goliardica e innocente – con personaggi dall’ “onore” a prova  di bomba. Purtroppo nessuno è mai riuscito a trovare pizzini che esordiscano con “mi consenta”, tanto meno Berlusconi è stato visto con un dito bucato baciare santini prima di bruciarli… e questo lo rende candido come il culetto di un bambino.
Insomma, alla fin della fiera bisogna ammettere che tutto gli può essere attribuito ma nulla lo scalfisce, neanche miniature del Duomo di Milano kamikaze eroicamente sacrificate ma fortunatamente inefficaci, perché siamo d’accordo sulla pretesa di santità in un periodo di agiografie patologiche e andate a male… ma porgergli su un piatto d’argento anche gli onori  del martirio è troppo anche per questo Paese di santi, poeti e navigatori! 

BARONIA E IL PRIMO MATTINO DEL MONDO




Cantastorie cieco – come lo diventerà l’Ateo che mi ha immaginato - e Baronia è il mio nome, sono nato nel campo di concentramento di Treviri in una baracca di intellettuali nell’avvento del 1940, ma la mia storia si svolge nella Giudea dominata dai romani e ho visto il primo tra tutti i primi “Mattini del Mondo”. Ero il capo di un villaggio vessato e dissanguato da Roma. Decidemmo in consiglio così di  dedicarci alla volontà di una cullata estinzione, le madri non avrebbero concepito figli, noi non avremmo lavorato la terra, ci saremmo cancellati giorno dopo giorno in una sola generazione per liberarci dall’oppressione. Persino quando scoprii che la mia sposa aspettava un figlio, non esitai un solo istante nel cercare di convincerla che una bocca in più avrebbe perpetrato l’umana sofferenza.
Ma siccome in quel periodo troppi angeli erano sulla terra alcuni di loro apparvero ai miei pastori e annunciarono la nascita del messia. Il mio villaggio mi si rivoltò contro e decisero tutti di partire per Betlemme per assistere alla sua nascita. Rimasi solo, la mia protesta si inaridì in una sola notte sospesa tra l’eternità e il dolore umano. La mia rabbia mi fece proclamare la libertà dell’uomo anche nei confronti di Dio e se anche lo avessi guardato in volto non lo avrei seguito pur riconoscendolo, la mia ribellione e il mio dolore generarono una sete che nessuna divina promessa finalmente mantenuta avrebbe placato. Tre re sconosciuti provenienti da oriente trovarono riposo nella solitudine del mio villaggio e Baldassare – il mio inventore – amplificò la mia rabbia graffiando la mia libertà affermando che ogni uomo, nella pesantezza della sua carne, è sempre altrove da dove è convinto di essere.
Decisi allora di partire per Betlemme e uccidere con le mie mani quel neonato per convincere me stesso che la libertà dell’uomo è talmente profonda da assassinare  anche quella di Dio, non immaginando che con quella decisione mi sarei incamminato proprio verso un altrove – con la pesantezza dei miei piedi e della mia carne - dove non avrei mai pensato di giungere. Arrivai ad un monte in festa e vidi quel bambino perfetto e terrificante, Maria inondata da un angelo evanescente in una casa spoglia era diventata madre, era amorevole e a seno nudo alimentava il sangue di Dio con la tenerezza e l’illusione che fosse solo suo figlio, un semplice figlio che nessuno le avrebbe ma strappato dalle braccia per poi restituirglielo schiodato dalla croce senza vita e le certezze non sono mai presagi. Ma quella bambina in quella notte d’astri in festa aveva partorito solo suo figlio tra animali sporchi, accattoni pastori, cimici, insetti di ogni sorta… e nessuno, neanche gli angeli, sarebbe stato così crudele da cancellare quell’istante di pura maternità. Rincontrai il mio Baldassarre Jean-Paul, che senza il minimo stupore nel vedermi in quel primo mattino mi disse che io non ero la mia sofferenza, che  la lotta tra il desiderio della vita e la sua inevitabile sofferenza sono frutti dell’umana contingenza e che mi appartengono come il giorno della mia morte, certo ma sconosciuto… dato ma non rivelato. Che l’accettazione della sofferenza senza troppi giri di parole è la prima e più radicale dichiarazione di vita, la prima prova della sua potenza che mi supera infinitamente, il senso più profondo dell’umano. E un Dio in fasce e lì per questo… e per questo ha già le stimmate impresse  in quelle minuscole mani che si aggrappano al seno di una madre illusa che sia suo e solo suo: “Questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è la mia carne. È fatta di me, ha i miei occhi e questa forma della sua bocca è la forma della mia. Mi rassomiglia. È Dio e mi assomiglia». E nessuna donna ha avuto dalla sorte il suo Dio per lei sola.” 
Decisi allora, per puro caso, di permettere a quei tre accattoni una via di fuga dalla follia di un Erode impazzito, riuscii a prender tempo combattendo contro i suoi soldati impegnati a sgozzare bambini  con le lacrime agli occhi e qualcuno di loro avrà assassinato anche il suo.

“Ecco, sono sballottato dalla notte come una botte dalle onde e la stalla è dentro di me, luminosa e fonda, come l’Arca di Noè essa naviga nella notte, rinchiudendo in sé il mattino del mondo. Il suo primo mattino. Poiché non aveva mai avuto un mattino. Era caduto dalle mani del suo creatore indignato in una fornace ardente, nel nero, e le grandi lingue brucianti di questa notte senza speranza passavano su di lui, coprendolo di vesciche e facendo aumentare la forte affluenza degli onischi e delle cimici. E io sono nella grande notte terrestre, nella notte tropicale dell’odio e della disgrazia. Ma – potenza ingannevole della fede – per i miei uomini, migliaia d’anni dopo la creazione, si alza in questa stanza, al chiarore di una candela, il primo mattino del mondo.”
Jean Paul Sarte, Baronia e il figlio del Tuono, piéce teatrale sulla Natività scritta nel campo di concentramento di Treviri nel 1940.

Il 21 giugno del 1940, nel giorno del suo compleanno, il giovane soldato Sartre viene catturato a Padoux e deportato nel campo di concentramento di Treviri; prima di riuscire a fuggire durante il trasferimento in Germania, certa sentenza di morte, avrà il tempo di dedicarsi alla lettura e allo studio gettando le basi a dodici delle sue opere tra cui L’Essere e il Nulla e la trilogia per la libertà.
Nella “Baracca degli intellettuali” di Treviri conoscerà due preti cattolici il “nonostante e sempre ateo” filosofo che vincerà la guerra senza aver mai sparato un colpo, si dedicherà alla scrittura di un testo teatrale dedicato alla Natività che verrà poi rappresentato nel Natale del 1940 – lui reciterà la parte di Baldassarre

domenica 23 dicembre 2012

APPRENDISTA NERONE




La noia è uno degli strumenti più efficaci per osservare  ma anche uno dei vizi più nefandi. Vedo un mondo intorno come una schiera di minatori che si affaticano a scavare in un sottosuolo vuoto e sempreidentico. Non conta, almeno per adesso, il valore della dissacrazione o quello più lieve della satira: è come se si ripetessero e si confondessero col tutto; scarti di vapore e olio divertenti di un enorme macchinario che sbuffa e macina macina senza produrre mai niente. Una catena di montaggio inutile e sempre accesa dove le nostre attenzioni vengono rivolte mentre la vita ci viene assassinata alle spalle. guardandoci intorno sentiamo un calore strano venire col vento ma è solo Roma che brucia per far spazio a un disegno solo di massima nuovo che farà delle macerie cantieri e dei cantieri genitori di future macerie. Il sempreuguale è uno dei terrori dell’animo umano, ognuno ha la presunzione di affrancarsene ma in branco è un rituale tanto sottile e impercettibile quanto puntuale ed inevitabile.
Ciò che più mi indigna del gregge dal quale ogni tanto mi allontano non è il suo numero né la sua povertà quanto la sua testa bassa, la sua rassegnazione e la disperata illusione di credere  che quell’erbaggio mortale e venefico che masticano con lentezza sia il pietanza migliore, il dolore che provo nel guardarli col muso offrirlo anche ai suoi agnelli nati già sconfitti e con quegli occhi lucidi che presagiscono il macello. Non avranno mai l’onore di essere elevati al rango di maglione perché sono troppo teneri e appetitosi. Li sentiremo sotto Pasqua lamentarsi e stridere per qualche minuto come neonati, ma sarà per pochi istanti.
Di tutte le interpretazioni possibili dell’eterno ritorno dell’identico l’umano ha scelto la più ridicola ed ovvia, quella più facilmente interpretabile e visibile, e cioè la semplice ripetizione convulsa e interminabile della parte più povera di sé; di tutte le sue materie e i suoi talenti rumina e rigurgita sempre il terrore della morte per condannarsi ad una generazionale amputazione dello spirito.... in nome di una masturbazione bulimica che oramai ha battezzato dandole il nome di Esistenza. Con il sangue tra le mani, lo spirito natalizio in quel muscolo tragico che è il cuore, che tutti inflazioniamo, ci ostiniamo a degenerarci con pallidi istanti di consapevolezza che subito ci accingiamo ad allontanare ravanandoci nell’anima come squallidi esibizionisti. Nel parco del mondo mostriamo vergogne fieri, turgidi e goduriosi, e in tutto questo la nudità è la parte più innocente.
A cosa serve la dissacrazione, l’ironia e la lotta amorevole e agguerrita, la cultura ostentata come strumento e non come dubbio contro tutto questo? Se sono tutte, e dico tutte, sotto quell’impermeabile macchiato di raccapriccio? La satira è madre del suo stesso nemico e a sua volta questo Edipo storpio, senza neanche un nobile accecamento, farà partorire incestuosamente altra satira. In tutta questa gelida miseria solo il vento caldo che proviene della Suburra porta un po’ di consolazione. 

giovedì 20 dicembre 2012

GALEOTTO FU IL DECRETO LISTE PULITE!




Il parlamento italiano attraversa furiosi e improvvisi attacchi di stitichezza. A questo intestino malconcio e nevrotico proprio quando gli si propone una “giusta regola”, fai capricci e si indispettisce. Il decreto “Liste Pulite” non passa, il ministro Cancellieri era oramai certa che dopo il passaggio alla commissione bilancio il decreto sull’incandidabilità avrebbe avuto vita facile. E invece no, resta fermo lì, sulla scrivania del presidente della commissione Azzolini del Pdl, il quale ha motivato il tutto affermando che deve prima occuparsi del pareggio di bilancio: quindi tra scontrini, pezze d’appoggio, buoni sconto benzina, della lavanderia, dei ristoranti se la vedrà brutta, e congeda infastidito con uno spocchioso “non lo so” i giornalisti che gli chiedono se riuscirà risolvere la questione in giornata. Ha tutta la nostra solidarietà anche perché è il Babbo Natale del Senato.
C’è anche da dire che esistono due elementi fanno passare in secondo piano il calcolato attendismo di Azzolini – con ogni probabilità frutto di un ordine “dal basso” -, e cioè lo stesso decreto e i suoi contenuti: innanzitutto c’è da dire che è alquanto  triste, se non addirittura sconfortante, che debba esistere un decreto che imponga il semplice buon senso ai politici. Fare una legge che imponga ai partiti di non candidare persone condannate è davvero qualcosa che accoltella la decenza alle spalle. Ancora più indecente è la nostra indifferenza al tutto: un po’ come vedere un agonizzante per strada e far finta di niente. Essere oramai abituati a tutto ci rende pericolosamente insensibili.
Il decreto infine per quanto anelato da molti non risolve in fondo niente:Innanzitutto la condanna deve essere definitiva e superiore ai due anni per reati tipo: mafia, terrorismo e “tratta di persone”. Quindi se uno prende un anno e 11 mesi è ricandidabile, anche se è mafioso e si diletta a tempo perso in commercio di esseri umani. “Puta caso” la soglia della condanna, sempre definitiva, si alza di ben due anni per i reati contro la pubblica amministrazione: peculato, aggiotaggio, reati fiscali, corruzione, concussione, anche lo stalking, e chi più ne ha più ne metta.
Ma come? Proprio per la top ten dei reati preferiti dei politici italiani alzate la soglia di condanna? Quindi se un politico commette un reato contro la pubblica amministrazione ed ha una condanna inferiore ai quattro anni può essere ricandidato e messo nelle liste? Così Fiorito rischia di diventare Presidente della Repubblica … Batman for president! Merendina?
P.S. Lo hobbitt in foto è il presidente della commissione bilancio del Senato Azzolini, (fortemente provato dal duro lavoro che compie)

MAESTA' RACCATTATE




Tra i drammi storici di Shakespeare il “Re Giovanni” non ha una posizione di rilievo, anche se non mancano i migliori ingredienti: l’acme della decadenza plantageneta, la minaccia, la paura, la ferocia della guerra, la plumbea presenza di un bastardo, matrimoni combinati, puntuali scomuniche, il tradimento - e da questo - l’inevitabile scorrere copioso sangue familiare, ritenuti infine tutti totalmente inutili.
Le prima avvisaglia di questo straordinario fallimento la leggiamo fin dal primo atto quando il messo del Re Filippo di Francia ha l’ardire di dire in faccia a Giovanni e davanti alla sua corte che è una “maestà raccattata”. L’offesa avrà una risposta debole e il messo sarà libero di tornare “in pace” da un re di Francia vincitore già solo per coraggiosa impudenza indice di superiori qualità caratteriali.
Cosa rende questo testo perfetto e infelice, nonostante tutte le sue impeccabili caratteristiche, se non l’assoluta debolezza del suo protagonista?  Shakespeare doveva rappresentare il Lackland, il Senza terra: una figura inutile il cui regno fu solo materia informe nata da un malaugurato caso, utile solo a confermare la massima di Montaigne che ci ricorda che i frutti della fortuna mai sono uniti al merito.
Quindi la storia di Giovanni Senzaterra è più affascinante del suo stesso protagonista, e questo teatralmente non aiuta il canovaccio.  
Se dovessimo andare in cerca di “maestà raccattate” nella nostra contemporaneità  potremmo facilmente riempire i palcoscenici di drammi inefficaci – pronti ad assassinare definitivamente il teatro - per un tempo pressoché indefinito, e perlopiù senza neanche la consolazione della buona letteratura. Siamo orfani anche di gloriosi fallimenti. 
Il contemporaneo si presta poco all’arte e l’assenza di qualsivoglia Brecht, Pasolini o Ionesco segna anche il congedo dell’indagine dell’artista tra le macerie dell’ovvio, nonostante molti abusino senza pudore della parola quotidianità.  Tutto questo lascia campo libero a personaggi teatrali sciolti da ogni sceneggiatura, figure reali ed inquietanti come le sensazioni lasciateci da una notte di incubi e completamente libere  di scorazzare nudi nel nostro mondo, esibizionisti che disturbano le nostre esistenze non riconoscendole. A tal proposito, quale metafora migliore dell’Italia? Di “maestà raccattate” potremmo tranquillamente stilare un elenco dettagliato ed esauriente, tanto preciso e meticoloso quanto spaventevole. Avremmo tra le mani una sorta di “censimento ridicolo degli orrori inutili” che potrebbe ripopolare senza difficoltà tutto l’Inferno di Bosch, nel malaugurato caso in cui sfollasse, e non noteremmo la benché minima differenza nella sostituzione.  Abbiamo tra le mani tanta di quella materia “ridicola” da restarne senza fiato, della quale siamo talmente sazi da non notarne il gusto e le opportunità. Siamo “pieni” per riconoscerne la prelibatezza e, peggio ancora, per coglierne il pericolo per le nostre capacità di giudizio – arterie oramai totalmente compromesse per esser salavate. Nella casa della follia prima o poi si diventa folli, se non altro per consuetudine. Vi entriamo e ne restiamo sconvolti: ma col tempo, con l’abitudine, anche i più assennati saranno disposti a mangiare in piatti immaginari, a convincersi che il soffitto sia il pavimento, che le condanne passino per promesse e la follia senno… e tutto questo, tutto questo senza neanche la bellezza della Poesia.  

martedì 18 dicembre 2012

PSYCHO E CASSOEULA



Le contemporaneità, sempre inquietanti - come il vederci riflessi d’improvviso - generano maggiori turbamenti quando sono calcolate. L’intenzionalità è grado e misura della patologia che le genera. Più di un sospetto è alla base della coincidenza che ha “casualmente”   incrociato la fine della registrazione del programma Porta a Porta e la pubblicazione sul sito del Pdl del “cosiddetto” programma del partito in interminabile stato di decomposizione – anche qui l’accanimento terapeutico ha tratti di psicosi collettiva generata da un istinto di sopravvivenza che è indice davvero di pessimo gusto. Dovete crepare? e crepate senza far troppi danni.
Le prime indiscrezioni vedono un Berlusconi da Vespa sulla cresta di un’onda  immaginaria che ancora è supportata da una claque patetica ma tenace finché non vedrà da che parte girerà il vento nei prossimi mesi.
Intanto il Cavaliere ancora detta regole – ad un numero di fanti sempre più ridotto e recalcitrante -, ma la cosa più stupefacente è che con questi capricci il dittatorello in rovina ancora riesce a tener scacco ad una classe politica quasi intimorita dai suoi colpi di coda.
Può permettersi di generare, e portare a buon fine, una crisi di governo ed ora è anche in grado di congelarla motivando il tutto – questa è grandiosa – appellandosi ad un doveroso un atto di responsabilità nei confronti del Paese che detta al parlamento di valutare con maggiore attenzione il Ddl di Stabilità in approvazione domani. Noi tutti – al di fuori di questo lazzaretto ignobile e nefando – assistendo a questa pantomima, riacquistiamo quella diffusissima capacità che ci permettere di indovinare istantaneamente il mestiere – mai dignitoso - delle madri e delle sorelle di chi non sopportiamo - atto estremamente liberatorio che precede di un’incollatura solo la bestemmia.
Insomma Berlusconi prende tempo – forse aspetta che Ruby compia i sessant’anni – e non lo nasconde ad uno stantio Vespa: “La campagna elettorale può aspettare!”, dichiara spocchioso dalla Sant’Elena del suo delirio Berlusconi, ribadendo anche che “noi” – noi tutti – abbiamo ancora bisogno di lui e del suo soccorso – a questo punto urge constatare se vi sono tracce di cianuro e mercurio nei bulbi piliferi, le quali spiegherebbero il rovinoso decadimento fisico e l’irreversibile abdicazione - “alchemica e megalomane”- dalla realtà.
Come se non bastassero questi indizi per offrire un quadro clinico completo, l’unto – con le lacrime della D’Urso in un’ ampolla volutamente sottratta a Bossi – dichiara che gli italiani non sono stanchi di lui e che è convinto che raggiungerà il 40% dei consensi. Ovvio che in qualsiasi altro paese, ma anche elementari comunità di individui, annovero anche sperdute tribù della Foresta Amazzonica, questa sicumera al paziente in oggetto non sarebbe stata permessa, ma già il solo fatto che ha potuto affermare questo in televisione ci ricorda che questo è il Paese dei Balocchi e il rischio di svegliarci somarelli è un’eventualità tutt’altro che remota e improbabile.
Nel contempo il bellissimo e “arioso” sito del Pdl annuncia il suo programma: semplice, preciso, lapidario almeno nella stessa misura in cui è assolutamente improponibile: dieci punti uniti solo dalla demagogia e dalla coriacea volontà di attingere vampirescamente dal disagio delle persone per ottenere consensi:
1)   basta Imu
2)   basta Equitalia
3)   basta oppressione fiscale
4)   basta cattiva Europa
5)   basta statalismo e burocrazia
6)   Si alla giustizia giusta (vorrei tanto conoscere chi le scrive, per soldi si fa tutto)
7)   Sì al presidenzialismo
8)   Sì al federalismo fiscale (ahimé già c’è e funziona all’italiana)
9)   Sì alla libertà di lavoro e impresa.
10)                     Sì alla nostra sovranità ( una spruzzatina di neofascismo era d’obbligo).

 Messi così questi dieci punti chi non li sottoscriverebbe? Ma anche il “Peppone” di Guareschi ci sarebbe cascato. Anche se c'è da dire che finanche Casa Pound sarebbe stata più realista e obiettiva.
Il guaio è che questo non è un programma... è propaganda populista; facendo un paragone basti dire che è un po’ come confondere lo spazzolino da denti con lo scopino del water, ma in questi venti anni ci siamo messi in bocca di tutto e non abbiamo più – forse mai avuto – un senso del gusto raffinato.  

domenica 16 dicembre 2012

BORDELLO ITALIA:"ISTRUZIONI PER LE NINFE"




La nostra amabile tendenza a far del tragico commedia spesso raggiunge livelli parossistici la cui tolleranza è misurata solo dal tasso di degrado intellettivo del quale siamo tanto spettatori quanto complici.
Nel postribolo, che ancora ci ostiniamo a chiamare mondo politico, ci sono paganti sovreccitati e passive a gambe aperte che girano la faccia quasi con pudica indifferenza pronte a compiere il loro dovere.
Alfano, oramai il patetico Ronzinante di quel  Don Chisciotte nato andato a male che è Berlusconi, a morso ben tirato dichiara che Monti non può sottrarsi nel guidare i “cosiddetti” moderati per non lasciare il paese in mano a una sinistra che credo vedano solo loro; e dalla groppa del suo brocco - patetico   nella Mancia stantia del suo deliro - Berlusconi gli fa da eco ribadendo che il professore deve assumersi il compito di essere il “federatore” dei popolari italiani – altra meschina figura retorico-politica assolutamente inesistente in questo paese. Federatore… pessimo neologismo la cui parte finale genera un brivido per  assonanze sospette ed inquietanti: da Silla a Benito tutti i nostri meno amati personaggi storici si armavano delle stesse finali e non abbiano nessun Gaio Mario a nostra disposizione per sentirci quantomeno parte di un’alternativa che assuma anche pallide connotazioni di decenza. A tal guisa Alemanno mette il punto e rimarca, con quella virile stupidità con la quale ha sempre coperto la sua impotenza intellettiva, il pensiero di Alfano e Berlusconi affermando che Monti è necessario in quanto “aggrega”. Non ci si poteva aspettare altro da un sindaco incapace e solo formalmente ex fascista, e cioè dichiarare che Monti fa branco intorno al sé, in modo certo più edulcorato e signorile rispetto ai suoi standard, ma sono proprio questa sobrietà e questo consenso internazionale dei quali il professore gode gli ingredienti necessari, le essenze che servono per profumare di nuovo il copioso cumulo di immondizia che gli è stato messo ai piedi dai “macerati” del burlusconismo.
In tutto questo la sinistra, questo enorme "pericolo" con l’Aventino nel sangue da arginare è semplice spettatrice: è lì con le gambe aperte e la faccia girata, aspettando con indifferenza violata che gli venga corrisposta la marchetta alla fine del servizio.
Ora a Monti la scelta – anche se tristemente scontata ahinoi-, quella di decidere di partecipare al fiero pasto di indecenza offertogli da un’accolita di papponi pronti a lavarsi la faccia col suo nome e il suo prestigio - glissiamo - e poi vestire le loro nefandezze con l’abito del neo popolarismo post-bungabunga  -, o avere il reale buongusto di accomiatarsi per senso di decenza da questo puttanaio di cui rischia di diventare la laida matrona.

sabato 15 dicembre 2012

IL SOGNO DI GALATEA




Tra le braccia della narrazione c’è sempre addormentata una menzogna; ha mani piccole e occhi immensi, avvolta in un drappo ondulato di ciniglia e torpore. Così il piacere che non si nasconde percorre il corpo come la veste di una zingara dalle unghie porpora e i piedi nudi di vigna… e tutto tace nell’istante in cui un cencio di lino candido, come una veronica, ne imprigiona le forme. Tira fuori la lingua e sorride avvolta in una bruma di falò scintillanti e cani randagi.
Galatea si assopisce in una caverna con un mostro a tre teste: nel labirinto di rocce disegna in sogno il letto del fiume dove scorrerà il sangue di Aci: vedrà e darà vita nel medesimo istante ad ogni sua insenatura, ad ogni sua arteria, ad ogni suo singolo e impercettibile fiotto d’acqua. Vedrà il trapassare di tutte le stagioni e l’addolcirsi di ogni pietra nel tempo. Immaginerà ogni filo d’erba alle sue rive e conoscerà tutte le labbra che si disseteranno del suo amore. Conoscerà il numero di tutte le gocce di pioggia che lo invaderanno, sentirà il pulsare di ogni minuscola vita che lo abiterà,  il peso di ogni passo che lo attraverserà, percepirà l’umido di ogni corpo che ne troverà refrigerio e riposo: ne conoscerà le vite, i dolori, le vicissitudini, i legami ad ogni altra esistenza e così via sino all’incommensurabilità onirica del sentire e del conoscere. Finché il suo torpore durerà ne sarà sempre sorgente e creatrice, di continuo gravida e genitrice. La Nereide bianca sarà sempre dea nel sogno e prigioniera in una eterna realtà. Ad ogni accenno di risveglio stringe gli occhi sino a sanguinarne per prolungare il suo sonno portando le braccia candide al viso come una neonata: in vita per il suo sogno, in attesa sino alla fine di ogni tempo, di ogni storia, sino al concludersi di ogni vita e di ogni memoria di tutte le vite sino a comprendere di aver creato in sogno essa stessa il suo mostruoso guardiano, la grotta in cui è prigioniera, di aver generato l’ira del Ciclope  e la morte dello splendido figlio di Fauno e Simeto.
I piedi nudi della zingara danzano intorno a un fuoco, le sue gambe sottili divinamente illuminate danno tempo alla terra e con uno scialle dorato offerto al cielo veste la notte. Ignora di essere in un sogno.  

venerdì 14 dicembre 2012

REVISIONISMI E “PAPOCCHI”




L’ultimo quarto del millennio scorso e buona parte dell’attuale è stato sempre attraversato da revisionismi di ogni tipo: a cominciare dalla Shoà: per molti antisemiti – più o meno dichiarati – il genocidio nazista non è esistito: c’è chi ha parlato di un’ecatombe virale, chi ha affermato che il numero di vittime era stato eccessivamente gonfiato per propaganda… ma alla fantasia umana non c’è limite e chissà… un giorno ci sentiremo dire che i campi di concentramento erano spa e che gli ebrei morirono per un cattivo funzionamento del solarium. Senza entrare nell’annoso e abnorme discorso del Theriotés aristotelico, bisogna prendere atto che da buoni animali nel momento in cui ci sentiamo minacciati tendiamo a cercare “spazio vitale” lì dove è più facile conquistarlo,  e gli argomenti e gli spazi più facilmente “possedibili” sono i primi che attacchiamo. Né bisogna scomodare Levi Strass o Agamben per avere un’idea chiara di come – detto in soldoni –  il branco ha sempre la meglio sul singolo, la reazione e il popolarismo esasperati tendano a schiacciare minoranze di idee e etnie, e questo accade sia quando si è nel giusto e sia quando si sta lì lì per commettere uno scempio. Insomma, dietro la maggioranza – anche quando è folle – tutti noi ci sappiamo nascondere e sappiamo agire, diluendo le responsabilità nel numero, giustificazione che tiene solo per il tempo della follia collettiva. Questo è uno dei rovesci della medaglia del Demos: quando il consenso segue la sua disperazione e la sua rabbia difficilmente produce uguaglianza e rispetto dei diritti, anzi… quasi sempre se ne arma per fare branco. Temo i plebisciti nella stessa misura in cui mi terrorizzano le tirannie.
Questo interminabile inizio millennio sta facendo capolino in un clima quantomeno preoccupante: l’intelligenza umana sta lentamente soccombendo con un’agonia tanto silenziosa quanto inesorabile generata dalla paura e dall’incertezza generale sul futuro – cosa nota è che il numero non ha quasi mai sangue freddo - e persino le guide spirituali e religiose vivono una “reazionaria” confusione che non permette loro di affrontare reali problematiche sulla condizione umana, preferendo “arroccarsi” dietro questioni di lana caprina dottrinale in nome della conservazione reazionaria della loro identità religiosa. Non è l’uomo al centro delle loro azioni ma l’esistenza temporale, minacciata dal laicismo dilagante, da difendere e imporre. Oggi il Papa ha dichiarato che l’omossessualità è un pericolo per la pace e ha ricevuto in Vaticano  Rebecca Kadaga con una delegazione di Parlamentari Ugandesi… non c’è nulla di male se la Kadaga non fosse la promotrice di una campagna contro l’omosessualità che ha del bestiale, in quanto in Uganda l’omosessualità è considerata non solo una deviante malattia da curare ma un reato e la politica ugandese ha proposto una legge per condannare gli omosessuali recidivi con la pena capitale, proposta accolta bene anche dalla conferenza episcopale ugandese. Difatti Rebecca Kadaga dopo esser stata in Vaticano dovrà recarsi alla Conferenza Parlamentare Mondiale dell’OCC (Corte Penale internazionale) in fondo per rispondere di tutte le violazioni dei diritti umani compiute in Uganda e anche di questa sciocchezzuola che Benedetto XVI ha amabilmente ignorato, da educato e buon padrone di casa. Il buon pastore della Chiesa Cattolica “Universale”  e grande teologo – non è ironia – non ha speso i crediti della sua grande saggezza e competenza culturale e teologica per risparmiare conservatorismo e chiusura in difesa del millenario macchinario di cui sente l’enorme peso, e che forse sente come un abnorme e sproporzionato gigante dai piedi di argilla pronto a sprofondare se si dovesse occupare dell’uomo in tutta la sua totalità e in tutte le sue scelte. Il Papa non voglia! non può accadere che la chiesa diventi il rifugio dell’uomo nel divino in terra, non se lo può permettere. 

MENEGHINATE!




Non è accettabile parlare sempre delle stesse cose, anche la  logorroica monotematicità ha un limite! Brunetta che si dichiara con le chiappe nell’acqua – starà affogando in una pozzanghera, lui non tocca-, Berlusconi che oramai letteralmente “minaccia” di scendere in campo se non si fa quel che dice lui… e ora anche truffa e peculato dei rappresentanti consiliari dimissionari della regione Lombardia che giustificavano come spese passibili di rimborso gratta e vinci, sigarette, cellulari e Ipad, sino ad arrivare alle Lemonsoda, pizzette, cannoli,  lecca lecca e crakers; e non poteva mancare al consigliere del Pdl Toscani il cono medio e coppetta gelato per combatter l’arsura estiva.  
In pratica 22 di loro, almeno sino ad ora, non tiravano fuori un euro neanche se li mettevi in testa in giù. C’era persino chi comprava il pane per sfamare la famiglia a casa…
Formigoni, oramai irrecuperabile psicologicamente ed emotivamente, ha dichiarato che in Lombardia non c’era nessun Batman – riferendosi al soprannome di Fiorito, lo sciupatello d’Anagni. E ha ragione l’ex Presidente stiloso della Lombardia: Batman era nel Lazio ma in Lombardia c’era tutto il resto della DD Comics… compresa Wonder Woman, ovvero Nicole Minetti, che non ha fatto in tempo a scappare sul suo aereo invisibile che è stata subito denunciata dalla Guardia di Finanza per peculato e truffa ai danni dello Stato: l’igienista dentale più famosa d’Italia si è fatta rimborsare con i soldi della regione anche un libro dal titolo “Mignottocrazia”… ma solo dopo l’acquisto e quando qualcuno ha iniziato a leggerglielo ha capito di aver fatto buttare inutilmente soldi: infatti non era un manuale… ma solo il resoconto di Paolo Guzzanti degli sciagurati anni in cui ha militato tra le fila berlusconiane.



Non mancano anche le spese del Trota: lui acquistava specialmente videogiochi e “Red Bull”… Red Bull? Scusa Renzo, ti sfondi di taurina e sei combinato anche di quella maniera? Figuriamoci se vai in astinenza! Ma se sul dizionario alla voce lobotomia c’è una tua foto cosa saresti senza la tua pozione andata a male di Paronamix? Un acaro in coma?

  

mercoledì 12 dicembre 2012

SILVIO: OVVERO DEL CAVALLO DI TROIA!




Le parole e i concetti che seguiranno saranno solo frutto della mia mente paranoica e ossessiva; ma se anche Medvedev può fare gare di vodka con E.T. nessuno mi vieta di manifestare questi lati patologici.
Mentre “Sua Viagrità” Silvio Mignon comincia a sparare puttanate, cercando di accattivarsi quella bella fetta di ipocerebrodotati che ancora scorazza libera per lo stivale, Monti appare ad Unomattina come un San Lorenzo appena grigliato – ma non è Giuseppe Toniolo – e con la sua solita e soporifera aria sommessa inizia la sua campagna elettorale: si ricorda di essere nonno e non lesina di ironia all’inglese per raccontare che il suo bel nipotino dagli amichetti a scuola è soprannominato “Spread”! Tutti a ridere… ma come è simpatico Monti, chi l’avrebbe mai detto?
Dal lato “bungabunghesco” di questo ridicolo delirio il cavaliere dichiara che lo Spread è un’invenzione dei tedeschi… ma come? Il nipote di Monti non esiste? Allora i compagnucci di scuola chi prendono per il culo?
Il governo tedesco a questo punto un po’ si inalbera e, tramite ministro degli Esteri Westerwelle, tiene a precisare che non accetterà una campagna elettorale nel nostro paese incentrata su una propaganda antitedesca. Dopo un po’ anche la Cancelliera Merkel,  durante l’incontro con Medvedev, sottolinea la sua simpatia politica per Monti… tanto è vero che il presidente russo - spazientito dal protrarsi del vertice – in un fuori onda chiede a tutti di stringere i tempi perché ha un torneo di tressette con “l’alieno morto” nell’area 51.
 Ma in fondo la Merkel ha ragione, l’idea che possa avere a che fare ancora con uno che l’ha definita “culona inchiavabile” un po’ credo la innervosisca. Lei certo non è Biancaneve - anche se Berlusconi è la sintesi di tutti e sette i nani… anche se con nomi diversi:  “Stonalo”, “Promettilo”, “Corrompilo”, “Votalo”, “Ingrifalo”, “Ciulalo” e  “Inculalo”, - ma Angela è consapevole che solo in Italia può accadere che si possa credere ancora alla favoletta di Sivlio.
Intanto nell’area della destra “moderata” italiana qualcosa si muove alle spalle di Silvio… e stavolta da infermierina è vestito lui: Frattini e ad altri esponenti iniziano a passare dalla parte di Monti perché solo in lui vedono l’alternativa allo sciroccamento berlusconiano: il pacato professor Monti è solo in narcolettica attesa di esser partorito dalla gravidanza a rischio del centro destra… e riposa pacioso pacioso nel rassicurante liquido amniotico sviluppatosi dalla condanna generale di tutta la comunità europea nei confronti delle ridicole “affermazioni” di Berlusconi. In tutto questo - come sempre – Casini è pronto a far solo da levatrice e assicurarsi il suo bel posto al sole per il Monti Bis.
In poche parole: se Monti è servito per un’emergenza economica nulla vieta che si approfitti “ad hoc” questa volta, di un’emergenza politica – le paturnie di Berlusconi, prodotte dagli effetti collaterali dei mix selvaggi di Cialis e Viagra -  per  far pensare a tutti che il Professore possa servire ancora. Ovvio che “coartati” tra due mali si scelga logicamente quello minore e Monti è indubbiamente un male minore rispetto a Silvio - per inciso anche l’improbabile verificarsi della profezia dei Maya sarebbe un male minore nei confronti di “Sua Viagrità ” – anche se nessuno ha calcolato la forte tendenza degli italiani al masochismo, in fondo ce lo siam tenuti per vent’anni… in confronto alle perversioni degli Italioti De Sade era un’educanda.
Comunque in questi giorni sono stato anche distratto: qualcuno ha visto la Sinistra durante la “Sagra delle Ovvietà”?

lunedì 10 dicembre 2012

TUTTI PAZZI PER RUBY



Il senso del limite è un valore estremamente variabile, muta: si dilata o si restringe in modo soggettivo, dipende da tante variabili, ma la malattia è un’altra cosa, anche il suo decorso può variare grazie a molteplici fattori ma quando è incurabile ha sempre la stessa conclusione.  Il senso del limite in Italia si è cronicizzato sino a manifestarsi come una cronica patologia: e l’intensità dei tormenti sarà direttamente proporzionale all’accanimento dei vari cerusici improvvisati che si ostineranno ad attaccare la salma vigile di Berlusconi all’efficiente quanto infernale  macchinario del ridicolo.  
Partiamo da lontano: Ghedini - grande avvocato… questo è fuor di dubbio; perché per difendere Berlusconi bisogna esser capaci e traboccanti di patologica fantasia -, ha rinunciato ad una vita più serena rinunciando ad interpretare Lurch nei remake della Famiglia Addams solo perché Silvio è una miniera d’oro! Quale avvocato non vorrebbe rappresentare uno straricco rincoglionito che ha l’innata capacità di fare e sparare cazzate a ogni piè sospinto? 


Dunque… a proposito del processo Ruby il “bel” Niccolò che è sempre stato in grado di spulciare e trovare ogni minimo cavillo da Azzeccagarbugli per allungare i tempi processuali al fine di ottenere una sospirata prescrizione in questo caso non ci è riuscito. Questa volta l’avvocatone ha avuto un “colpo di fortuna”… Ruby non si è presentata a deporre e tutto è stato rimandato al 17 dicembre. La dea bendata ha aiutato il Torellino dell’Ogliata e se ci dovessero essere altre “botte di culo” come regalo di Natale noi italiani ci ritroveremo sotto l’albero un bel “pacco”: la certa candidatura di Ciappelletto da Arcore per le prossime politiche. Ghedini è stato fortunato … ma che stress sino ad ora: ma è ovvio che questo legale dalle chiappe di amianto è combinato in quella maniera… volete mettere a quali pressioni è sottoposto pur di sfondarsi di soldi rovistando nella covata della sua più produttiva “gallinella dalle uova d’oro?” Gira voce che appena laureato fosse sputato ad Alain Delon mentre adesso è già un miracolo se somiglia alla Santanché senza trucco.
La Boccassini – malpensante pure lei però – ha dichiarato che è tutta una macchinazione per far annullare il processo. Ma Ilda … davvero crede che “Sua Viagrità” possa esser capace di far questo? Poi in combutta con l’emaciato Ghedini? Ma Dio solo sa come si regge in piedi? Quello è il terzo segreto di Fatima… cammina con Brunetta in tasca per timore che se lo porti via una ventata anche lieve… Niccolò non può passeggiare sereno per Parco Sempione che tutti i cani gli pisciano sulle scarpe – poi si sa tra bestie si parla, le voci girano, basta un bastardo che dice: “oh ragazzi ho trovato un ramo secco che da certe soddisfazioni”… e tutti a liberarsi su questo vespasiano “nature” !
Ma in tutto questo… che fine ha fatto Ruby? C’è chi dice che finalmente è andata a conoscere il nonno putativo assegnatogli dal Parlamento italiano in Egitto, altri giurerebbero che è stata incapsulata in un dente di Bondi dalla Minetti… ma sino ad ora di lei nessuna traccia! L’ultima notizia certa la vede prendere a ciccate Fede all’uscita del Tribunale di Milano.
Qualcuno vuole un dente del Beato Bondi? Ha il potere di ispirare poesie di merda che appena decantate fanno crollare un opus reticulatum a Pompei!  


sabato 8 dicembre 2012

FESTA DEL REIMMACOLATO MALCONCEPITO




E’ un dato di fatto Silvio ritorna, il Vaticano twitta il catechismo in 140 caratteri, Bersani si alleerà con cani e porci e Grillo ha fatto i provini su Youtube del Grande Bordello… . Io intanto aspetto che il fumettista di questa storia mi cancelli da questa nefanda striscia anche se sono solo una marginale bozza a matita.
Monti, sulla strada del Quirinale chiede agli italiani di non cadere in perigliosi populismi: Mario… è un po’ come chiedere a Montezemolo di girare in Duna… a Marchionne di fare uno shampoo. L’Italia o si compra o la si illude e non abbiamo bisogno di ulteriori conferme: non v’è necessità di scomodare la Sesta Cantica del Purgatorio o prima ancora Sallustio. Oggi è un giorno triste, il giorno della consapevolezza più amara. Il giorno in cui abbiamo avuto la prova definitiva che può congelarci in una - per “voi” - comoda rassegnazione, la rassegnazione di chi ha arrendevolmente ceduto sentenziando senza appelli che non cambierà mai nulla. Quel sentimento che ci ha sempre percorsi e ha fatto sì che fossimo governati da un folle megalomane per venti anni (ma estremamente furbo e con grandi disponibilità) e che ci ha portato poi ad un esecutivo sterile, esoso… sempre pronto a iniettare panico economico. Caro Monti lei è responsabile e non vittima di questo giorno dell’Immacolata. La sua responsabilità è stata doppia: innanzitutto ha generato un malessere sociale ed economico enorme con la sua politica iniqua, sbilanciata e senza prospettive di crescita. Conseguentemente questo clima stagnante e socialmente morente da lei voluto è stato l’habitat naturale affinché l’uovo nero dell’ “Alien” populista berlusconiano potesse esser covato con tutti i crismi. Lei è stata una chioccia fin troppo materna per quello che ora chiede di arginare e di non considerare.
Oggi, quindi, nel calendario Silviano, che adotteremo per viltà, insipienza e comodità - e perché le nomine e i posti di lavoro si danno in base al governo di turno – si festeggerà l’inizio del periodo dell’ri-avvento berlusconiano: il giorno della ricostruzione dell’imene politica di una figura senza ritegno, che è in grado di negare le evidenze con il sostegno di un’accolita di incapaci ma da lui resi potenti in questi anni, che pur di mantenere le loro poltrone dichiarerebbero sotto giuramento che Ruby all’epoca dei fatti era in prepensionamento, che il vero dramma del paese è la magistratura, che la mafia non esiste e che alla fine è tutta colpa di Falcone e Borsellino perché non dovevano comperare macchine a gas!
Caro Monti, lei come me, come tutti noi… crede davvero di essere solo vittima della furbizia Berlusconiana? Vogliamo davvero dissociarci dichiarandoci “senza colpe” da tutto questo? Se qualcuno fa il furbo lo deve sempre fare a discapito di una o più vittime… ma siamo sicuri che le vittime siano intonse e innocenti?
Lasciarlo fare e agire per venti anni senza ostacoli, e in alcuni casi addirittura facilitandogli la strada, come nel conflitto di interessi, permettendo che tutti i processi a suo carico cadessero in prescrizione o che persino un caso di prostituzione minorile che coinvolgeva il capo di un Governo diventasse una menzogna evidentissima ma giustificata e ratificata dal Parlamento, si può mai addebitare ad una sola persona e ai suoi miseri seguaci? Non siamo stanchi di cercare salvatori della patria o, dall’altro lato della moneta, capri espiatori nazionali?   
Caro Monti, lei non è meno colpevole di Berlusconi, la sinistra non è meno colpevole di Berlusconi.
 Almeno i lacché a pagamento hanno avuto un’interessata, vergognosa ma palese coerenza rispetto a tutti noi che condannavamo senza aver fatto mai niente. Sia con Berlusconi che con lei, caro Monti, eravamo solo bravi a lamentarci…
Vede? Eravamo già populisti. E’ la nostra visione del mondo, e anche la sua caro professore…, lei dov’era, che faceva durante il berlusconismo? domanda che dovremmo farci tutti? Il populismo è il sangue infetto che irrora il cuore malato dell’unico vero partito vincente di questo paese: il Partito della Pagnotta.
L’unica magra consolazione - che forse potrebbe essere anche una pallida soluzione - consisterebbe nel passare dalla condanna politica a quella storica. Riconoscere e consegnare alla storia questo medioevo populistico-mediatico e considerarlo il più grande fallimento di questo paese dopo il fascismo…. in modo tale da archiviare definitivamente il suo stesso fondatore… ma anche lei, anche tutta la classe politica di questi trent’anni. Nulla può esser salvato a questo punto, neanche noi. 

ADDIO MONTI…ADDIO!




Monti sta salendo al Quirinale, dopo due giorni di “parlamentare follia” il Presidente tecnico è costretto ad arrendersi alle paturnie di Berlusconi. Ieri in Parlamento un Alfano - opportunamente privato della “spina dorsale” prende la parola e dichiara i motivi per i quali Monti ha fallito e cosa “gli italiani si sarebbero aspettati dal professore”, secondo l’invertebrato il governo non si è occupato delle intercettazioni e del conflitto tra magistratura e politica. Quindi, secondo il Pdl le vere urgenze di questo governo sarebbero dovute consistere nelle difficoltà giudiziarie del suo tanto paranoico quanto basso fondatore (basso in senso lato si intende). Spiegata dunque l’asportazione forzata – ma consensuale - della colonna vertebrale di Alfano: Berlusconi ci doveva entrare tutto!  
Il rating economico non tarda a far sentire il suo disappunto per ciò che Berlusconi sta provocando in Italia: l’agenzia Standard & Poor’s  manifesta tutta la sua interessata preoccupazione, ed “economicamente”  intimidisce il paese avvertendo: “se non viene rispettato il bilancio 2013 sarebbe una tragedia che riporterebbe il paese sull’orlo del fallimento.”
Il colpo di coda del cavaliere ha anche il placet dal Presidente del Senato che afferma: “e’ un sacrosanto diritto di Berlusconi quello di ridiscendere in campo!” E difatti oggi Silvio abbasserà la cerniera rispunterà dalla “guaina Alfano” e alla Camera dichiarerà sia la fine dell’esecutivo tecnico nonché il suo ritorno in politica.
Si vocifera di elezioni anticipate entro il dieci marzo prossimo ma non prima che determinati disegni di legge passino, in primis il ddl di stabilità, il decreto Ilva e piccole modifiche al Porcellum che lo renderanno forse ancora più indecente – non ci saranno i tempi tecnici per una nuova legge elettorale quindi voteremo candidati nominati dall’alto come sempre.
Napolitano ora ha tra le mani le macerie bollenti di un governo Monti che con le sue scelte forzate ha fratturato ancora di più il paese in due parti, privilegiati e tartassati, spazzando via letteralmente la classe media; ed è costretto a lasciarlo ad una classe politica divisa, capricciosa, interessata e corrotta che non prende una decisione che sia una senza valutarne  e considerarne la fetta di vantaggio che può ricavarne, trancio sempre più abbondante. In pratica la cura Monti ha aggravato le condizioni del paziente Italia e Berlusconi ha pensato bene di evitargli l’accanimento terapeutico. 


giovedì 6 dicembre 2012

ATTUTTOSILVIO!




Giornata convulsa, drammatica e preoccupante per il Governo ma di enorme soddisfazione per Silvio. Tutto si può dire su Berlusconi tranne che non è tenace e caparbio quanto megalomane.
Oggi il Decreto di Stabilità era pronto per esser approvato al Senato, in fondo era solo una formalità, tutti erano sereni e tranquilli, ma Silvio si era svegliato storto, Oramai fibrillava da un paio di settimane. L’ultima goccia l’ha fatta traboccare Passera sostenendo pubblicamente qualcosa di ovvio… e cioè che un ritorno di Berlusconi in politica “non sarebbe un bene per l’Italia”. Apriti cielo! Si incazzano i senatori del Pdl (proprio se vogliamo credere alla favola)!
Gasparri a questo punto - guardando con un occhio la poltrona di Schifani e con l’altro Giuliacci che annuncia il meteo da casa sua - annuncia: “il Pdl si asterrà dal voto pur garantendo la fiducia!” Detto fatto! Gasparri e Quagliariello si astengono –  In Senato l’astensione equivale a voto contrario -, il decreto passa comunque ma non ci sono più i numeri per la maggioranza di governo. Contemporaneamente Cicchitto dalla Camera dei Deputati dichiara che il decreto non avrà il pieno appoggio soprattutto sulla questione degli enti locali. A questo punto dobbiamo pensare che Berlusconi - parafrasando il Gladiatore - avrà detto: “ al mio segnale scatenate la crisi di governo e alla Passera non gliela farò passare liscia come ho sempre fatto! (è confuso ma deciso!)”
La Finocchiaro si fa prendere dal panico e annuncia basita: Non c’è più la maggioranza! Monti vada al Colle e rassegni le dimissioni”. Alla notizia Napolitano si è dato alla macchia confondendosi tra dei turisti giapponesi in visita al Quirinale – ci sono 6203 foto che lo provano... in una era il capofila e portava la bandierina.
Ma Monti no! Lui non si è fatto prendere – apparentemente - dal panico e con nonchalanche ha dichiarato sempre le solite cose… però in modo confuso: Vedo la Sanità in fondo a un tunnel, bisogna riformare la luce, guerra ai 2987 punti e spreaddiamo gli evasori.” Si è capito solo lui… . La Fornero alla notizia ha cominciato a piangere... ha cercato di usare otto esodati come cleenex ma niente… ora cammina con un secchio al collo su e giù per il Transatlantico.
Passera oramai parla da solo e ripete di continuo, arricciandosi la camicia di forza: “fatti i cazzi tuoi, fatti i cazzi tuoi!”
Adesso Supersilvio è rispuntato dalla Terra di Mezzo, si è depilato i piedi ed è pronto a riprendersi il suo tesssssssoro… formalizzando la crisi di Governo. Bersani ancora rincoglionito dal Lambrusco dei festeggiamenti dichiara che Berlusconi è uno scellerato che sta rovinando il paese – lo ha scoperto oggi il signorino –  e dal nervoso ingoia il sigaro e da fuoco a quel quotidiano che ha sotto il braccio dal 79’. Pierluigi dopo il soffocamento non sa dove sbatter la testa e addirittura chiama Casini – Storace aveva il cellulare spento – per un’alleanza di emergenza contro la follia Berlusconiana.    
Intanto la resurrezione del Cavaliere ha risvegliato numerosi e tipicamente italici lacché dormienti, ma siamo certi che il grosso ancora deve arrivare. Il suo ritrovato potere ha generato numerosi appelli di pidiellini rendenti dell’ultima ora: Marco Milanese, Pagano, Tommassini… questi emeriti sconosciuti che avevano già cuscini e corone pronti per il feretro si sono fatti rimborsare e adesso gettan rami di peperoncino (perché è Viagra naturale) al passaggio del rinato messia... che fiero e benedicente sfila in groppa al suo fedele somarello Angelino! 


mercoledì 5 dicembre 2012

L'ITALIA SEMPRE PIU' CORROTTA




“Guerra all’evasione e alla corruzione” ripete da un anno Mario Monti. E anche in questo mi toppa! Nel rapporto annuale dell’Istituto Transparency International l’Italia perde posizioni ed è ancora più corrotta rispetto ad un anno fa; in una scala da uno a cento – dove cento è il grado di corruzione massima – il nostro pese è a quota 72 - se la gioca insieme alla Tunisia! Mariuccio nazionale ha preso in mano una nazione corrotta ed è peggiorata: se facesse il medico sarebbe da radiare dall’albo, se fosse un manager verrebbe licenziato… un attimo! È un manager! Non è servito esautorare Berlusconi, non sono serviti i controlli fiscali e i sistemi anticorruzione… ed era prevedibile visto che tutti questi strumenti possono essere applicati solo a lavoratori dipendenti, piccole realtà artigianali e a piccole e medie imprese – chi in fondo le tasse le ha sempre pagate – e non sui movimenti dei grandi capitali. Quindi Rigor Montis ha preso il sangue a chi le giugulari le aveva già scoperte… ed ha ragione il pupo pallido… perché è difficile prendere una vena ai maiali che nel frattempo ingrassano sempre più.
Mario… non mi serve se quando inviti a cena Berlusconi e i politici dopo mi conti l’argenteria, né serve se facendo un salto alla regione Lazio controlli se Fiorito non ti ha fregato la macchina, e se ci riesce poi la Polverini ti fa una chiamata anonima per restituirtela tramite riscatto. Neanche serve se mentre cammini per il Transatlantico Brunetta ti si tuffa in una tasca e ti frega il portafogli passando sotto i tornelli messi da lui… e poi solo perché ha uno spago attaccato alla cintola viene tirato via da Cicchitto! Non mi servi, e non servi agli italiani se non si modifica “davvero” la legge sul finanziamento pubblico ai partiti, una delle prime fonti di reddito del paese. Lo stesso vale per i cosiddetti rimborsi alla stampa, con cifre a cinque e sei zeri. Non mi servi e non servi se ci sono 620.000 auto blu in Italia – in pratica un’automobile di stato a carico dei contribuenti per ogni 80 abitanti – ma si può sapere quanti cazzo siete? Ma vi moltiplicate per meiosi?
Ma questo solo per far due conti superficiali, altrimenti dovremmo parlare di governatori di regioni e ex ministri che guadagnano più del Presidente degli Stati Uniti, di manager pubblici dagli stipendi indecenti, dei parlamentari che non si sono ridotti lo stipendio, ma hanno solo rinunciato all’ultimo aumento, la cosa è ben diversa. E in tutto questo non è citato il sommerso, quell’enorme percentuale di reddito prodotto dalle mafie e che circola lindo e pinto nel paese, una cifra pari al 20% dell’intero Pil.  
A conti fatti si può parlare finalmente di fallimento? O solo perché grazie a un’ecatombe sociale e un annullamento dei diritti dei “tuoi” cittadini tramite una sudditanza fiscale, riesci a dare più soldi ai creditori dell’Italia per debiti che gli abitanti del succitato Stato pagano ma non hanno contratto dobbiamo credere che ci sai fare?